«A fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, alla fine dello scorso anno erano stati spesi poco più di 3 miliardi, il 6,7 per cento»
Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione –
si legge sul sito istituzionale – «è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali».
Per quanto riguarda le sue risorse per il periodo 2014-2020, in un approfondimento di febbraio 2021 del servizio studi della Camera
si legge che queste ammontavano inizialmente a 54,8 miliardi, poi aumentati a 59,8 miliardi e da ultimo – con la legge di Bilancio per il 2020-2022 – a 68,8 miliardi di euro.
«Rispetto all’importo complessivamente stanziato –
riporta l’approfondimento della Camera – permangono ancora nel bilancio 2021 circa 36,8 miliardi da spendere». In particolare, circa 7,1 miliardi nel 2021, circa 7,7 miliardi nel 2022, circa 7,1 miliardi nel 2023 e 14,4 miliardi nel 2024 e anni successivi (pur essendo stanziamenti per il periodo 2014-2020 possono essere spesi anche negli anni successivi).
Dunque risulta che in realtà siano stati spesi 32 miliardi, non 3 miliardi, cioè il 46,5 per cento delle risorse del Fondo, non il 6,7 per cento.
Draghi però forse si è confuso e come suggerisce anche la sua frase precedente – «ci sono due problemi: uno nell’utilizzo dei fondi europei, l’altro nella capacità di completamento delle opere pubbliche» – voleva in realtà parlare di fondi europei. Non esiste un fondo dell’Ue che si chiami “Fondo per lo sviluppo e la coesione” ma
esiste un “Fondo per lo sviluppo regionale” (Erdf), che è il più consistente tra quelli che riceve l’Italia.
Come
si vede nel sito della Commissione europea dedicato ai fondi strutturali, di circa 31 miliardi stanziati dall’Erdf per l’Italia ne erano stati spesi 15 miliardi abbondanti, il 49 per cento. Anche se guardiamo agli altri fondi, i dati citati da Draghi non tornano. Abbiamo contattato il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica per avere un chiarimento e siamo in attesa di risposta. Al momento risulta che Draghi abbia fatto un’affermazione del tutto errata.
Aggiornamento: Il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica ci ha comunicato che i dati citati dal presidente Draghi provengono dal Bollettino statistico – Monitoraggio Politiche di coesione programmazione 2014-2020 (situazione al 31 dicembre 2020) Ministero dell’Economia e delle finanze Mef). Qui in effetti ritroviamo i dati e le percentuali citate da Draghi. Due osservazioni sono però necessarie: in primo luogo, i dati contenuti nel Bollettino sono parziali, in quanto fanno riferimento solo alle risorse conteggiate dal Sistema nazionale di sorveglianza (Snm), che sono un sottoinsieme del totale. In secondo luogo, anche al netto di questa precisazione rimane poco chiaro il motivo della discrepanza. È possibile – ma siamo in attesa di conferma da parte del governo – che il servizio studi della Camera abbia conteggiato come spesi i soldi programmati e impegnati, mentre il Mef solo quelli programmati, impegnati e materialmente pagati. Alla luce di questi sviluppi, possiamo dire che l’affermazione di Draghi faccia perno su fonti parziali ma che, al netto di questa debolezza, sia corretta.