È vero che il governo vuole eliminare i limiti alla caccia?

Le accuse arrivano da ambientalisti e opposizione, ma al momento c’è solo una bozza non ufficiale
ANSA
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Negli scorsi giorni, diverse organizzazioni ambientaliste e alcuni partiti di opposizione, tra cui Alleanza Verdi-Sinistra, hanno accusato il governo di voler eliminare vari limiti alla pratica della caccia. «Questo disegno di legge sulla caccia è inaccettabile: normalizza il bracconaggio e, se approvato, cancellerà gli ultimi 60 anni di politiche e impegni italiani a tutela e conservazione degli animali selvatici», ha scritto, per esempio, Legambiente sul suo sito. 

Le stesse accuse sono state rilanciate su Instagram dall’attore comico Giovanni Storti, molto seguito sui social network. Tra le altre cose, Storti ha detto che con il provvedimento del governo «si estendono le aree cacciabili», che «viene consentita la caccia nelle aree demaniali», come le spiagge, e che «le gare di caccia sono consentite anche di notte». «Nelle aree private la caccia può essere consentita senza regole», ha aggiunto l’attore, chiedendo ai suoi follower: «Potete ancora dare fiducia a questo governo?». 

Ma di preciso, a che cosa fanno riferimento queste critiche? E quanto sono fondate? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

La bozze del disegno di legge

La notizia secondo cui il governo vuole riformare il settore della caccia è stata data lo scorso 17 maggio da Il Fatto quotidiano. “Fucili in spiaggia, spari di notte e controlli più difficili sul bracconaggio: Lollobrigida stravolge così la legge sulla caccia”, è il titolo dell’articolo con cui è stato diffuso il contenuto di un disegno di legge, su cui starebbe lavorando il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, guidato da Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia).  

Al momento, il testo ufficiale di questo disegno di legge non è ancora pubblicamente disponibile. Non è stato esaminato dal governo né approvato dal Consiglio dei ministri né presentato in Parlamento, dove dovrebbe essere esaminato e approvato, con eventuali modifiche, prima di diventare legge a tutti gli effetti.

L’articolo del Fatto Quotidiano si basa sul contenuto di una bozza del disegno di legge, che Pagella Politica ha potuto leggere. Questa bozza è composta da 18 articoli, che modificano la legge n. 157 del 1992, che stabilisce le norme per la tutela della fauna selvatica e i limiti per la caccia.

La bozza del disegno di legge riconosce la caccia come espressione della «tradizione culturale italiana», stabilendo che «l’attività venatoria, esercitata compatibilmente con le istanze di conservazione della fauna selvatica, concorre alla protezione dell’ambiente e all’equilibrio ecosistemico». Questo è uno dei punti più contestati dalle organizzazioni ambientaliste perché allude al fatto che la caccia possa contribuire a mantenere l’equilibrio nell’ambiente.

Tra gli altri aspetti più criticati del testo, c’è l’estensione della possibilità per i cacciatori di catturare uccelli per usarli come richiami vivi, cioè come esche per attirare gli animali da cacciare. In particolare, il testo prevede che le regioni possano autorizzare chiunque ne faccia richiesta a catturare volatili come richiami vivi, estendendo la possibilità di catturare qualsiasi tipo di uccello. Al momento, la legge sulla caccia prevede che possano essere usati come richiami vivi solo alcune specie di uccelli. 

La bozza prevede che i cacciatori possano catturare e usare come richiami vivi anche animali feriti durante la caccia, a patto che siano curati e che non siano ceduti ad altre persone. Il testo elimina il numero massimo di richiami vivi che possono essere detenuti da ciascun cacciatore e semplifica le pratiche affinché le regioni diano il via libera alla costruzione di appostamenti fissi, ossia punti riservati ai cacciatori per poter cacciare.

Un altro aspetto contestato dagli ambientalisti è l’estensione delle zone soggette ai piani faunistico-venatori, ossia i piani predisposti dalle regioni e dalle province con cui sono stabilite le zone e gli orari di caccia. La bozza stabilisce che «sono soggetti alla programmazione venatoria i territori e le foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere», dunque effettivamente pure le spiagge. 

Allo stesso tempo, però, lo stesso articolo prevede l’ampliamento delle zone «ricomprese nel territorio di protezione della fauna selvatica», dove non è possibile cacciare, includendo «parchi nazionali e regionali, oasi, zone di ripopolamento, centri pubblici e privati di produzione faunistica, fondi chiusi e rotte migratorie dell’avifauna». In più, è introdotto l’obbligo per le regioni di verificare, entro 12 mesi dalla data dell’eventuale entrata in vigore del disegno di legge, il rispetto della percentuale di territorio da destinare alla protezione faunistica, che deve essere tra il 20 per cento e il 30 per cento del territorio di una regione.

Secondo gli ambientalisti, però, l’ampliamento delle aree protette non compensa l’aumento di libertà in quelle cacciabili.

Tra le altre cose, il testo modifica gli orari in cui si può cacciare, un altro aspetto contestato del disegno di legge. Al momento è possibile cacciare da un’ora prima dell’alba fino al tramonto, tranne nella caccia degli ungulati, tra cui cervi, cinghiali e daini, per cui è già possibile cacciare fino a un’ora dopo il tramonto. La bozza del disegno di legge di Lollobrigida prevede un’estensione del tempo di caccia per tutte le altre specie di animali fino a mezz’ora dopo il tramonto.

La replica del ministro

Dopo la pubblicazione della bozza e le proteste delle organizzazioni ambientaliste, il 20 maggio Lollobrigida si è difeso dalle accuse. «La mattina uno si alza e racconta una bugia. Altri in modo complice la replicano. Altri ancora si lasciano abbindolare e cominciano a sproloquiare commentando la bugia come fosse la verità», si legge in un post pubblicato su Facebook dal ministro dell’Agricoltura. Il giorno seguente, il 21 maggio, Il Fatto Quotidiano ha risposto a Lollobrigida con un altro articolo, in cui ha pubblicato alcune parti della bozza del disegno di legge sulla caccia. 

Nel suo post su Facebook, Lollobrigida ha invitato le persone «in buona fede» ad attendere che il disegno di legge venga effettivamente presentato e discusso dal governo, e poi eventualmente esaminato dal Parlamento. 

Come detto, al momento il governo non ha discusso in Consiglio dei ministri un disegno di legge per la riforma del settore della caccia e non ha presentato un testo in Parlamento. Il disegno di legge per riformare il settore della caccia è stato previsto dal governo come uno dei provvedimenti collegati alla legge di Bilancio per il 2025, approvato alla fine di dicembre 2024. In altre parole, il governo ha in programma l’adozione di un testo per riformare le norme sulla caccia, ma non è chiaro quando sarà approvato dal Consiglio dei ministri. 

In ogni caso, tra i partiti al governo, solo la Lega ha proposto la riforma della caccia nel suo programma elettorale per le elezioni politiche 2022, mentre non c’è nessun riferimento nel programma della coalizione di centrodestra, né in quelli di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati.

Mesi fa il governo era già stato accusato dalle associazioni ambientaliste di voler favorire i cacciatori. A dicembre 2024 varie organizzazioni avevano inviato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per contestare un emendamento inserito da Fratelli d’Italia nella legge di Bilancio per il 2025, con cui sono stati introdotti limiti ai ricorsi contro i calendari venatori, ossia i periodi dell’anno in cui è consentita la caccia.

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