La stretta sulla cittadinanza agli oriundi è stata ammorbidita

Il decreto del governo è stato convertito in legge dal Parlamento, accogliendo parte delle richieste dei discendenti di cittadini italiani
Il calciatore argentino Mateo Retegui, naturalizzato italiano nel 2023 – ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il calciatore argentino Mateo Retegui, naturalizzato italiano nel 2023 – ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Più limiti all’ottenimento della cittadinanza italiana per gli oriundi, ma allo stesso tempo nuove agevolazioni per l’ingresso in Italia di stranieri con avi italiani. È quanto prevede il decreto “Cittadinanza” che la Camera ha convertito in legge nella serata di martedì 20 maggio. 

Con questo decreto-legge, approvato lo scorso 28 marzo, il governo Meloni aveva introdotto limiti alla concessione della cittadinanza italiana ai discendenti di cittadini italiani, i cosiddetti “oriundi”. In base alla legge del 1992, l’ottenimento della cittadinanza italiana è regolato dal principio dello ius sanguinis (in italiano “diritto di sangue”) e la cittadinanza viene “ereditata” automaticamente alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede. Inoltre, per quanto riguarda gli stranieri discendenti di italiani, fino allo scorso 28 marzo – giorno in cui sono entrate in vigore le nuove regole – chiunque riusciva a dimostrare una discendenza diretta da un cittadino italiano poteva ottenere la cittadinanza italiana, indipendentemente dal suo legame con il nostro Paese.
In questo modo, negli anni la cittadinanza italiana è stata riconosciuta a molti stranieri (gli “oriundi” appunto) che conservavano solo una lontana discendenza da un avo italiano e nessun legame concreto con il nostro Paese. In più, questo sistema ha generato nel tempo parecchie difficoltà per i consolati italiani e i tribunali, spesso impegnati a sbrigare migliaia di pratiche per l’ottenimento della cittadinanza italiana avviate da stranieri con lontane origini italiane.

Con il nuovo decreto-legge il governo è intervenuto per limitare l’ottenimento della cittadinanza italiana da parte di queste persone. Prima di arrivare alla Camera, il testo del provvedimento è stato approvato dal Senato lo scorso 15 maggio con alcune modifiche rispetto alla versione iniziale. In generale, il testo è stato “alleggerito” rispetto alla formulazione originaria, venendo incontro in parte alle richieste di alcuni parlamentari rappresentanti degli italiani all’estero.

Dalla nascita alla cittadinanza esclusiva

In origine, il decreto stabiliva che, a partire dall’entrata in vigore del provvedimento, sarebbero stati automaticamente italiani solo i discendenti di cittadini italiani nati in Italia entro due generazioni. In pratica, dal 28 marzo solo chi aveva almeno un genitore o un nonno italiani nati in Italia sarebbe diventato cittadino italiano automaticamente. 

Al Senato questa norma è stata criticata, tra gli altri, da Mario Alejandro Borghese, senatore italo-argentino eletto alle scorse elezioni nella circoscrizione elettorale dell’America meridionale, che fa parte del gruppo parlamentare di Noi Moderati, uno dei quattro partiti che sostiene il governo Meloni. Secondo Borghese, limitare la trasmissione della cittadinanza italiana a chi è nato in Italia avrebbe comportato una restrizione significativa soprattutto per i discendenti di italiani provenienti da Paesi dell’America centro-meridionale. 

In questi Paesi, infatti, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non è nata in Italia, e ha quindi ricevuto la cittadinanza per discendenza. Secondo i dati più aggiornati dell’ISTAT, nel 2022 i nati in Italia residenti all’estero erano appena il 10,5 per cento degli italiani in Argentina, il 5,9 per cento in Perù, il 5,6 per cento in Brasile, il 4,7 per cento in Uruguay e il 3,8 per cento in Cile. 

Dunque, al Senato il requisito della nascita in Italia per i genitori è stato eliminato, ed è stato sostituito dal requisito dell’esclusiva cittadinanza italiana. In poche parole, secondo la nuova versione del decreto, riceve in automatico la cittadinanza italiana chi ha almeno un genitore o un nonno con cittadinanza esclusivamente italiana. Se per esempio i genitori o i nonni hanno una doppia cittadinanza, italiana e argentina, dovrebbero rinunciare alla cittadinanza argentina per poter trasmettere quella italiana ai figli o ai nipoti.

LEGGI LA GUIDA AI REFERENDUM DI GIUGNO

Ti spiega in modo chiaro e semplice:
• che cosa chiedono i cinque referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro;
• le ragioni di chi è a favore e di chi è contrario;
• le posizioni dei partiti;
• e come funziona il voto, anche per chi vive fuorisede.
Scopri come riceverla gratis

Le deroghe

In alternativa, per trasmettere la cittadinanza italiana al figlio è necessario che almeno uno dei genitori che possiede la cittadinanza italiana abbia vissuto almeno due anni continuativi in Italia prima della nascita del figlio. In questo modo, si vuole evitare che genitori che hanno acquisito la cittadinanza italiana per discendenza trasmettano la cittadinanza ai figli senza essere mai stati in Italia. 

Durante l’esame al Senato è stata inserita una deroga temporanea al principio della cittadinanza esclusiva italiana per i genitori. In base a questa deroga, possono acquistare la cittadinanza italiana anche i minori stranieri figli di persone con doppia cittadinanza, italiana e straniera, se i genitori ne fanno richiesta entro la mezzanotte del 31 maggio 2026. Il minore, una volta diventato maggiorenne, avrà il diritto di rinunciare alla cittadinanza italiana se possiede anche la cittadinanza di un altro Paese. 

È bene precisare che tutte queste nuove regole valgono dal 28 marzo. Per chi ha fatto domanda di riconoscimento della cittadinanza prima di questa data, valgono ancora le regole precedenti, e chi è già stato riconosciuto cittadino italiano non si vedrà tolta la cittadinanza.

Le agevolazioni per i discendenti di italiani 

Durante l’esame al Senato sono state introdotte altre norme per favorire le persone straniere discendenti di italiani. Per esempio, un emendamento ha ammesso l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri di origine italiana al di fuori delle quote previste dai cosiddetti “decreti Flussi”. I decreti “Flussi” sono approvati ogni anno dal governo e stabiliscono il numero massimo di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro, oltre alle modalità con cui questi lavoratori possono fare richiesta di permesso per lavorare e risiedere in Italia. 

In base alla nuova regola contenuta nel decreto “Cittadinanza”, potrà essere accettato l’ingresso in Italia per lavoro di stranieri che dimostrano di essere discendenti di italiani, qualsiasi sia il loro grado di discendenza, ma a patto che abbiano la cittadinanza «di uno Stato di destinazione di rilevanti flussi di emigrazione italiana». 

La lista dei Paesi da cui accettare lavoratori stranieri discendenti di italiani dovrà essere stabilita dal Ministero degli Esteri con un proprio decreto, ma non è previsto entro quando. Facciamo un esempio: se il Ministero degli Esteri stabilisce che il Brasile è uno dei Paesi con rilevanti flussi di emigrazione italiana, un brasiliano che dimostrerà di avere un avo italiano potrà entrare in Italia per lavoro al di fuori dei limiti previsti dai decreti “Flussi”.

Il riacquisto della cittadinanza

Infine, sempre al Senato è stato approvato un emendamento per favorire il riacquisto della cittadinanza italiana per chi l’ha persa sulla base della legge del 1912, ossia la legge che fino al 1992 ha regolato la concessione della cittadinanza italiana. Per esempio, fino al 1992 perdeva la cittadinanza italiana chi acquistava una cittadinanza straniera e stabiliva all’estero la propria residenza. L’emendamento inserito al Senato nel decreto-legge consente il riacquisto della cittadinanza italiana per queste persone, a patto che facciano richiesta tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027 e paghino un contributo allo Stato italiano di 250 euro, da versare agli uffici dei consolati italiani del Paese dove sono residenti. 

La possibilità di riacquistare la cittadinanza italiana per chi l’ha persa in passato è una delle principali richieste dei parlamentari italiani eletti all’estero. Dall’inizio dell’attuale legislatura, ossia dal 13 ottobre 2022, sono stati presentati 11 progetti di legge tra Camera e Senato proprio con l’obiettivo di favorire il riacquisto della cittadinanza. 

Ricapitolando: in Parlamento il decreto “Cittadinanza” è stato modificato in più parti, e sono state inserite alcune deroghe alle nuove regole e agevolazioni per gli oriundi. La nuova versione del decreto-legge non ha soddisfatto comunque del tutto i rappresentanti degli italiani all’estero. Quest’ultimi, tra cui il senatore Borghese, hanno criticato la scelta del governo di intervenire sulle regole per la cittadinanza agli oriundi con un decreto-legge, ossia un provvedimento da adottare in casi di straordinaria urgenza e necessità. Anche per questo Borghese ha votato contro il provvedimento in aula al Senato, in dissenso rispetto ai senatore della maggioranza che sostiene il governo Meloni, che hanno votato a favore
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli