Tra febbraio e marzo 2020, quasi tutti i Paesi del mondo – tra cui l’Italia – hanno adottato la strategia del lockdown per contenere la prima ondata della pandemia di coronavirus. Si è chiusa la maggior parte delle attività economiche per ridurre il più possibile il numero di casi e abbassare la pressione sul sistema sanitario. Nonostante diversi limiti e costi altissimi, la strategia ha avuto successo, consentendo una successiva ripartenza progressiva.
Durante la seconda ondata, iniziata tra agosto e settembre 2020, i governi europei hanno agito diversamente. Al posto di adottare di nuovo un duro lockdown, la maggior parte dei Paesi – tra cui l’Italia – ha scelto tendenzialmente di convivere con il coronavirus, imponendo restrizioni territoriali solo quando l’incidenza dei era molto alta. Negli ultimi mesi, alcuni governi, come quello britannico e tedesco, hanno comunque imposto nuovamente lockdown generalizzati.
L’idea alla base dello “zero Covid” è che
non si possa convivere con il coronavirus e che si debba puntare a debellarlo, azzerando i contagi. Solo così, secondo i proponenti, si potranno evitare future restrizioni e nuove pericolose mutazioni del virus, per procedere speditamente con la campagna vaccinale.
Per realizzare il traguardo “zero Covid”, è evidente che un Paese debba porre forti restrizioni ai movimenti e alle interazioni sociali, abbattendo velocemente il numero di casi di coronavirus. In contemporanea, il Paese deve isolarsi dal resto del mondo, imponendo la quarantena per chiunque entri dall’estero, per evitare l’ingresso del virus. Inoltre, dopo aver portato i nuovi contagi a un numero molto basso, si deve procedere con un diffuso tracciamento dei contatti e con lockdown localizzati quando vengono individuati nuovi focolai.
In sostanza, adottando la strategia “zero Covid”, si creerebbero delle sorte di “aree verdi” in cui il virus non circola e che hanno contatti limitati con l’estero. All’interno di queste aree la vita può ritornare alla normalità. Nella zona verde può arrivare solo chi arriva da un’altra di queste aree, mentre tutti gli altri devono fare la quarantena.
In altre parole, i proponenti dell’obiettivo “zero Covid” chiedono di seguire quello che hanno fatto Paesi come Nuova Zelanda, Cina, Australia e Taiwan, che hanno saputo contenere meglio di tutti gli impatti della pandemia.