Il Pd ha annunciato le scadenze per trovare il sostituto di Letta

Il voto per eleggere il successore è previsto per il 12 marzo, ma prima ci sono altre date da tenere d’occhio. Alcuni esponenti del partito vorrebbero però accelerare il percorso
ANSA
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Venerdì 28 ottobre si è svolta a Roma la seconda riunione della Direzione nazionale del Partito democratico, una delle fasi preparatorie del Congresso nazionale che si concluderà con l’elezione del nuovo segretario del partito e di una nuova Assemblea nazionale, una sorta di parlamento interno al partito.

Anche in questo caso, come per la prima riunione dello scorso 7 ottobre, la discussione è stata aperta dall’attuale segretario Enrico Letta, che ha indicato le scadenze da rispettare nei prossimi mesi: le candidature al ruolo di segretario dovranno essere presentate entro il 28 gennaio 2023, mentre le votazioni per le primarie si svolgeranno il 12 marzo.

Il discorso di Letta

Letta ha aperto il proprio discorso ricordando il centesimo anniversario della marcia su Roma, che cade proprio il 28 ottobre e ha poi annunciato: «Oggi comincia il percorso costituente del nuovo Partito democratico». 

Nel suo discorso, Letta ha criticato le decisioni del governo Meloni su varie tematiche, tra cui l’allentamento delle norme sulla pandemia di Covid-19 e l’aumento del tetto al contante; ha contestato la priorità attribuita alla riforma dell’autonomia regionale, a scapito invece della scarsa attenzione dedicata al problema del cambiamento climatico, e ha messo in dubbio il collocamento internazionale dell’attuale governo: «Sorrido quando leggo di una Meloni europeista e atlantista, perché io l’europeismo non l’ho visto da nessuna parte nei suoi discorsi», ha detto Letta.

Per quanto riguarda il ruolo del Pd nel governo Meloni, il segretario ha chiarito che il partito si colloca nettamente all’opposizione ed è aperto a lavorare con gli altri gruppi di minoranza. «Non siamo però disponibili a farci prendere in giro dalle altre opposizioni, o a inseguire chi ha altre agende», ha precisato. Il riferimento è con tutta probabilità al gruppo di Azione e Italia viva e, in particolare, al discorso tenuto il 27 ottobre in Senato dal leader di Iv, Matteo Renzi, che non ha votato la fiducia al governo Meloni ma ha comunque criticato duramente il Partito democratico, di cui è stato segretario tra il 2013 e il 2017. «Chi fa un discorso di opposizione, e passa tre quarti del suo tempo a parlare male e a fare opposizione all’opposizione, credo sia semplicemente un stampella della maggioranza», ha detto Letta.

Letta ha anche ricordato le prossime elezioni regionali in Lombardia, Lazio, Friuli Venezia-Giulia e Molise, previste nella prima metà del 2023, affermando che queste saranno un’occasione per mostrare l’interesse e il rispetto del Partito democratico per i territori e per il lavoro fatto dalle amministrazioni locali. 

I prossimi passi

Per quanto riguarda la guida del partito, Letta – che non si ricandiderà alla segreteria – ha affermato che il prossimo segretario o la prossima segretaria dovrà uscire dal Congresso «con una legittimazione piena e forte», ricordando che la procedura che porterà alla sua elezione sarà «vincente» proprio perché oggi «non si sa ancora chi vincerà».  

Letta ha quindi fornito un primo calendario dei prossimi passi, confermata in seguito da un documento pubblicato sul sito del Partito democratico. In una prima fase, il Congresso lavorerà sui temi e sui programmi. Il 7 novembre, in particolare, sarà presentato un «appello per indicare con maggiore chiarezza quali sono gli obiettivi del percorso, le promesse e le modalità con le quali lavoreremo», con l’obiettivo di presentare entro il 22 gennaio un «nuovo manifesto dei valori e dei principi» del Partito democratico, che aggiornerà l’attuale manifesto, del 2007. Questa fase sarà coordinata da un Comitato costituente nazionale composto da «personalità, iscritte e non iscritte al Pd» rappresentative di vari settori, dal lavoro alla cultura, passando per l’impresa, l’innovazione sociale e ambientale e le amministrazioni locali.

A metà novembre, poi, l’Assemblea nazionale e la Direzione nazionale dovranno approvare gli aggiustamenti allo Statuto e il regolamento congressuale, per fare in modo che tutti i passaggi procedurali possano svolgersi correttamente. Le candidature per le primarie dovranno essere presentate entro il 28 gennaio 2023, mentre il voto è previsto per il 12 marzo. 

Potranno partecipare alle varie fasi del processo costituente gli iscritti al Pd, gli iscritti a partiti e movimenti che hanno aderito all’iniziativa, e i cittadini che sottoscriveranno, entro il 26 febbraio, l’appello alla partecipazione «con una adesione certificata, anche nella modalità on-line, che può prevedere la raccolta di un contributo volontario» a partire dall’importo simbolico di 1 euro.  

«L’obiettivo di tutto questo percorso è far sì che il Paese si appassioni a questo nostro processo di apertura e partecipazione, che dovrà avvenire attraverso il protagonismo di tutti», ha concluso Letta. 

Il suo discorso è stato seguito dagli interventi di vari esponenti noti del Pd, dal governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini all’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando. La proposta dell’attuale segretario è stata approvata dalla maggioranza dei 208 membri della Direzione nazionale, con un solo voto contrario e 16 astenuti.

Le reazioni

Non tutti si sono mostrati d’accordo con le tempistiche annunciate da Letta. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Public policy, l’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli, per esempio, ha detto che avrebbe preferito «celebrare il congresso in tempi più stretti, senza tatticismi e con primarie aperte a militanti ed elettori», e ha annunciato l’intenzione di presentare una mozione per adottare un «meccanismo di voto ponderato» alle primarie, con cui il voto degli iscritti avrebbe un peso del 60 per cento, e quello degli elettori del 40 per cento. De Micheli ha anche scritto su Twitter di essersi astenuta dal voto sulla relazione presentata da Letta. 

Anche secondo il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, i tempi dovrebbero essere più serrati: «Proverei ad anticipare e accelerare un po’ per evitare di dare l’idea che perdiamo mesi a discutere di noi, mentre c’è qualcun’altro che si occupa di risolvere i problemi dei cittadini», ha affermato

Al contrario, come riportato da Repubblica, hanno sostenuto la linea temporale indicata da Letta il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, e il responsabile delle Autonomie territoriali e degli enti locali, Francesco Boccia, secondo cui «scegliere un segretario in provetta non fa bene al Pd e alla politica».

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