Nella tarda mattina del 6 novembre la Corte Costituzionale ha pubblicato una sentenza in cui ha stabilito che il divieto del terzo mandato consecutivo per i presidenti di regione vale anche per le regioni a statuto speciale. 

La sentenza, il cui contenuto è stato riassunto dalla corte in un comunicato stampa, nasce da un ricorso fatto a maggio dal governo Meloni. Il governo aveva impugnato la legge approvata ad aprile dal Consiglio provinciale della Provincia autonoma di Trento, che di fatto consente all’attuale presidente Maurizio Fugatti (Lega) di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. “Impugnare” significa che il governo Meloni ha scelto di contestare la legge davanti alla Corte Costituzionale. Come vedremo, la scelta del governo ha causato malumori con la Lega, partito di cui fa parte Fugatti. 

Oggi la corte ha emesso la sentenza, in cui ha stabilito che il divieto del terzo mandato consecutivo è «un principio generale dell’ordinamento giuridico della Repubblica, in quanto tale vincolante anche la potestà legislativa primaria delle autonomie speciali». In parole semplici, anche nelle regioni a statuto speciale, come nelle altre, i presidenti non possono fare più di due mandati consecutivi. Questo principio è stato fissato a livello nazionale da una legge del 2004, ma la sua applicazione concreta è stata poi demandata alle singole regioni. Ciò ha generato negli anni diverse ambiguità, tanto che alcune regioni hanno effettivamente applicato il limite in ritardo. Per esempio, l’attuale presidente del Veneto Luca Zaia (Lega) è stato eletto per la prima volta nel 2010 ed è stato rieletto per un terzo mandato consecutivo nel 2020. Questo è stato possibile perché il Veneto ha applicato il limite dei due mandati nel 2012, con l’approvazione della legge elettorale regionale: siccome la legge non può essere retroattiva il primo mandato di Zaia, quello tra il 2010 e il 2015, non è stato conteggiato nel computo totale. Negli scorsi mesi, la Lega ha provato più volte in Parlamento a modificare la legge sui mandati dei presidenti, per consentire a Zaia la ricandidatura, ma non ci è riuscita, complice la contrarietà degli altri alleati di governo, ossia Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati.

A maggio, la scelta del governo di impugnare la legge della provincia autonoma di Trento aveva generato nuovi dissidi tra la Lega e gli altri partiti di centrodestra. All’epoca, secondo varie fonti stampa, durante la riunione del Consiglio dei ministri gli esponenti della Lega che fanno parte del governo avevano criticato la decisione di impugnare la legge, sostenuta invece da Fratelli d’Italia e da Forza Italia. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli aveva definito la scelta del governo un «grave errore». Il leader della Lega Matteo Salvini ha cercato invece di ridimensionare le divisioni nel Consiglio dei ministri, dichiarando in conferenza stampa: «Nessun problema, sono questioni locali». 

Ad aprile, prima del ricorso del governo contro la provincia autonoma di Trento, la Corte Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale anche la legge approvata dalla Regione Campania per consentire all’attuale presidente Vincenzo De Luca (Partito Democratico) di candidarsi per un terzo mandato consecutivo.

La nuova sentenza della Corte Costituzionale è stata subito commentata da Zaia, che ha ribadito la necessità di modificare la legge sui mandati dei presidenti di regione. «Presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, ministri, deputati, senatori, consiglieri comunali, consiglieri regionali e tutto quello che vi viene in mente non hanno nessun limite dei mandati», ha fatto notare il presidente del Veneto. Fratelli d’Italia ha invece espresso soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale. Il coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni in Trentino Alto-Adige Alessandro Urzì ha detto che la sentenza «riafferma un principio di diritto che è di carattere universale a livello nazionale». Urzì ha poi chiesto al presidente trentino Fugatti di ridare alla consigliera provinciale di Fratelli d’Italia Francesca Gerosa il ruolo di vicepresidente, che Fugatti le aveva tolto pochi giorni dopo il ricorso fatto dal governo a maggio. Pagella Politica ha contattato il presidente Fugatti per commentare la sentenza della Corte Costituzionale, ma al momento della pubblicazione di questo articolo non abbiamo ricevuto risposta.