No, Conte e Speranza non sono stati condannati per la Covid-19

L’accusa è stata fatta alla Camera da una deputata di Fratelli d’Italia prima del voto per istituire la commissione d’inchiesta sulla pandemia
Pagella Politica
Il 14 febbraio la Camera ha approvato definitivamente la creazione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid-19. Durante la discussione in aula, la deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri ha detto che il suo partito «ha trascinato in tribunale» l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza «per ottenere trasparenza e verità» e che entrambi i politici «sono stati condannati». Dopo le proteste di alcuni deputati, Buonguerrieri ha aggiunto che Conte e Speranza «sono stati condannati» in tribunale «a dare i documenti che Fratelli d’Italia aveva chiesto».
Punto per punto, vediamo perché la ricostruzione fatta dalla deputata di Fratelli d’Italia è scorretta.

La discussione in aula

Dopo l’accenno alle «sentenze» contro Conte e Speranza, l’intervento di Buonguerrieri è stato subito criticato in aula da alcuni deputati dei partiti di opposizione. La seduta è stata sospesa per cinque minuti a causa delle proteste, come si legge nel resoconto stenografico della seduta.
Immagine 1. Estratto dell’intervento di Buonguerrieri dal resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio alla Camera – Fonte: Camera dei deputati
Immagine 1. Estratto dell’intervento di Buonguerrieri dal resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio alla Camera – Fonte: Camera dei deputati
Buonguerrieri ha poi ripreso il suo discorso, citando «due sentenze del Tar», ossia il tribunale amministrativo regionale, con cui Conte e Speranza sarebbero stati «condannati a dare i documenti che Fratelli d’Italia aveva chiesto, sia in relazione al piano pandemico sia in relazione ai verbali della task force». Anche in questo caso le parole della deputata sono state interrotte dai deputati del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.
Immagine 2. Estratto dell’intervento di Buonguerrieri dal resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio alla Camera – Fonte: Camera dei deputati
Immagine 2. Estratto dell’intervento di Buonguerrieri dal resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio alla Camera – Fonte: Camera dei deputati
Dopo l’intervento di Buonguerrieri, l’aula ha approvato il disegno di legge che istituisce la commissione d’inchiesta, con 132 voti a favore, 86 contrari e un astenuto. Successivamente sia Conte sia Speranza, che sono entrambi deputati, hanno commentato in aula le dichiarazioni della deputata di Fratelli d’Italia. Il presidente del Movimento 5 Stelle ha definito «accuse infamanti» le parole di Buonguerrieri, perché non terrebbero conto degli «accertamenti sul nostro operato» fatti dai tribunali di Roma e Brescia, ma solo la «condanna ad acquisire documenti» fatta da un Tar. 

L’ex ministro della Salute ha definito l’intervento di Buonguerrieri «grave e non accetabile», ricordando che i procedimenti giudiziari nei suoi confronti, e quelli nei confronti di Conte, si sono conclusi con «un’archiviazione con formula piena». 

Le sentenza del Tar

Dall’inizio della pandemia di Covid-19 diverse procure hanno avviato indagini per accertare eventuali responsabilità nell’aumento dei contagi e dei decessi a causa della diffusione della malattia respiratoria. L’inchiesta principale è stata portata avanti dalla procura di Bergamo, che ha indagato Conte e Speranza per il reato di epidemia colposa. L’indagine è stata presa in carico dal Tribunale dei ministri, una sezione del tribunale ordinario che si occupa dei reati di cui sono accusati il presidente del Consiglio o altri componenti del governo. A giugno 2023 il Tribunale dei ministri ha archiviato, prima a Brescia e poi a Roma, l’inchiesta su Conte e Speranza perché «il fatto non sussiste». Dunque è scorretto dire che i due politici siano stati condannati per questa inchiesta.

Passiamo ora alla precisazione fatta in aula dalla deputata di Fratelli d’Italia, che ha citato «due sentenze del Tar»: una sul piano pandemico, l’altra sulla cosiddetta task force.

La prima sentenza citata da Buonguerrieri è stata emessa dal Tar del Lazio a dicembre 2020 e riguarda un ricorso presentato dai deputati di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, attuale viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Marcello Gemmato, attuale sottosegretario al Ministero della Salute. Per questo motivo, nel suo intervento in aula, Buonguerrieri ha detto che il suo partito ha «trascinato in tribunale Conte e Speranza».

Bignami e Gemmato avevano fatto ricorso al Tar perché il Ministero della Salute, allora guidato da Speranza, non aveva consegnato loro una copia del «Piano nazionale emergenza», menzionato ad aprile 2020 in un’intervista con il Corriere della Sera dal dirigente del Ministero della Salute Andrea Urbani. Nell’intervista Urbani disse che il piano era pronto da gennaio 2020, ma che era rimasto secretato perché uno degli scenari previsti era «troppo drammatico per essere divulgato senza scatenare il panico tra i cittadini». La sentenza del Tar aveva ordinato al ministero «di consegnare ai ricorrenti il documento da essi chiesto», condannandolo al pagamento delle spese giudiziarie per un totale di 2.500 euro.

La seconda sentenza di cui ha parlato Buonguerrieri è un’altra sentenza emessa dal Tar del Lazio, questa volta a maggio 2021, anche in questo caso su ricorso di Bignami. In quell’occasione il tribunale ha ordinato al Ministero della Salute di consentire l’accesso ai verbali della task force sulla gestione della pandemia di Covid-19. Il termine “task force” era il nome con cui comunemente veniva chiamato il gruppo di esperti istituito a gennaio 2020 per coordinare le iniziative sull’emergenza, poi sostituito dal più famoso Comitato tecnico scientifico (Cts). 

Ricapitolando: è vero che «due sentenze» del Tar del Lazio, su richiesta di esponenti di Fratelli d’Italia, hanno obbligato il Ministero della Salute a rendere disponibili alcuni documenti richiesti dal partito di Giorgia Meloni. Ma al di là di questo, resta scorretto presentare queste due sentenze come «condanne» nei confronti di Conte e Speranza. 

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