Il 5 settembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha partecipato alla festa del Fatto Quotidiano a Roma, dove ha parlato soprattutto della gestione dell’emergenza coronavirus da parte del governo.

Abbiamo sottoposto cinque affermazioni di Conte al nostro fact-checking. Ecco che cosa ne è emerso.

Conte sbaglia, due volte, il numero dei decessi da Covid-19

«So che ci sono persone (…) che pensano che la pandemia non esista. A loro rispondiamo con i numeri: oltre 274 mila contagiati e 135 mila circa decessi. Punto. Punto. [Padellaro: “35 mila”]. 135, 134 mila, 135 mila decessi. Punto» (min. 36:04)

Per prima cosa, Conte ha sbagliato per due volte – nonostante il suggerimento della cifra corretta da parte di Antonio Padellaro, ex direttore del Fatto Quotidiano presente con lui sul palco – a indicare il numero dei morti da Covid-19 in Italia, parlando di «135 mila» decessi, quando sono invece circa 35 mila (per la precisione 35.534 al 5 settembre).

Questo “scivolone” di Conte gli è costato le aspre critiche della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, secondo cui «in qualsiasi altro Stato del mondo la cosa avrebbe fatto (giustamente) scandalo. In Italia i media di regime tacciono (e anzi il TG1 manda in onda senza problemi la dichiarazione falsa del Premier)».

Il (non) record di tamponi

«Ieri [venerdì 4 settembre] è stata data notizia di un record storico del numero dei contagiati. Questo è successo, e delle volte lo si trascura, perché c’è stato anche un corrispondente record per quanto riguarda il numero dei tamponi […]. Credo 113 mila. Non mi risulta che altri Paesi abbiano raggiunto questa soglia» (min. 18:13)

Quando ha parlato del «record storico del numero dei contagiati» registrato il 4 settembre, ossia 1.743 nuovi casi da Covid-19 in Italia, molto probabilmente Conte voleva fare riferimento al numero più alto di nuovi casi registrato dalla fine del lockdown in poi. Il record di contagiati in un solo giorno – 6.557 – è stato infatti rilevato il 21 marzo scorso, non il 4 settembre.

Al di là questa imprecisione, il presidente del Consiglio ha commesso altri due errori nella sua dichiarazione sui tamponi.

In primo luogo, è vero che «113 mila» tamponi registrati in un solo giorno sono un «record» per il nostro Paese, ma non è corretto dire, come ha fatto Conte, che troviamo più contagiati semplicemente perché facciamo più test.

Come abbiamo spiegato di recente, infatti, il tasso di positività dei tamponi – ossia il rapporto tra tamponi effettuati e nuovi casi trovati – è aumentato nelle ultime settimane, segno che il virus sta circolando di più. Se avessimo più casi solo perché facciamo più tamponi, il rapporto tra tamponi effettuati e nuovi casi trovati dovrebbe infatti rimanere costante.

In secondo luogo, non è vero che altri Paesi non hanno superato la soglia dei 110 mila test, come ha lasciato intendere Conte.

Fare paragoni tra le statistiche dei test condotti nei vari Stati nel mondo non è semplice, ma secondo i dati più aggiornati di Our world in data – una delle fonti più autorevoli sui numeri della pandemia – nell’ultima settimana diversi Paesi più popolosi dell’Italia hanno fatto in rapporto alla popolazione più tamponi di noi (e quindi di più anche in numeri assoluti). Discorso analogo vale anche per le settimane precedenti.

Al 3 settembre, l’Italia aveva una media settimanale di 0,96 test ogni mille abitanti, mentre la Francia 1,82, la Germania 1,88, il Regno Unito 2,47, la Russia 2,02, gli Stati Uniti 2,03.

Un altro dato che si può analizzare, poi, è quello circa il numero di test effettuati per ogni persona trovata positiva al nuovo coronavirus.

Al 3 settembre, l’Italia aveva una media settimanale di 45,4 test fatti per ogni nuovo infetto diagnosticato. Questo dato è sì più alto di altri Paesi come Francia (27,9) e Spagna (11) – dove i nuovi contagi giornalieri sono più elevati che in Italia – ma è più basso di Paesi come Germania (123,6) e Regno Unito (156,5).

Ricapitolando: se è vero che nelle ultime settimane il numero di tamponi fatto dall’Italia è aumentato, questo non esaurisce le spiegazioni sull’aumento dei contagi diagnosticati. Inoltre quello dell’Italia degli ultimi giorni non è un record internazionale, con diversi Paesi che fanno più test di noi sia in valore assoluto sia in rapporto alla popolazione.

L’Italia e la ricerca sul vaccino anti-Covid

«L’Italia è tra i primi Paesi al mondo, in particolare europei, che sta partecipando ai più significativi progetti di ricerca [sul vaccino anti-Covid, ndr]. Per esempio, quello che forse è in fase più avanzata, quello dell’Università di Oxford, che vede coinvolto anche lo stabilimento di Pomezia, […] è una delle ricerche più accreditate» (min. 22:10)

Qui Conte ha fatto riferimento al progetto di ricerca per trovare un vaccino contro la Covid-19, che, tra gli altri, vede coinvolti l’azienda farmaceutica AstraZeneca, l’Università di Oxford e l’azienda italiana Irbm di Pomezia.

Come spiega il Ministero della Salute, l’Italia sta partecipando al finanziamento del progetto insieme a Francia, Paesi Bassi e Germania, con l’obiettivo di sviluppare e produrre «400 milioni di dosi di vaccino Covid destinato a tutta la popolazione europea».

È vero che questo progetto è quello «forse in fase più avanzata» e «una delle ricerche più accreditate»? La risposta è sì.

Al momento, in giro per il mondo ci sono numerosi progetti in corso per cercare un vaccino efficace contro il nuovo coronavirus, in una vera e propria lotta contro il tempo. Il quotidiano statunitense The New York Times ha creato una sorta di “vaccinometro”, ossia una pagina interattiva, costantemente aggiornata, per tenere traccia degli sviluppi dei vari progetti di ricerca in tema vaccini e nuovo coronavirus.

Al 4 settembre, erano 37 i vaccini la cui sperimentazione è iniziata sugli esseri umani, mentre 91 erano ancora nella fase degli esperimenti sugli animali.

La creazione di un vaccino è un percorso molto lungo, diviso in diverse fasi. Al momento, nove potenziali vaccini contro la Covid-19 sono entrati nella cosiddetta “Fase 3”, quella in cui il vaccino viene testato su migliaia di persone per quantificarne la reale efficacia. Tra questi – che sono i principali candidati per trovare un valido potenziale vaccino – c’è anche il progetto di ricerca dell’Università di Oxford, supportato dall’Italia.

Ci sono poi tre vaccini che sono stati approvati per un uso limitato (e quindi sono in uno stadio più avanzato di quelli nella “Fase 3”): due in Cina, e uno in Russia, ma la comunità scientifica internazionale ha espresso dubbi sulla loro efficacia e sicurezza, dal momento che sono stati condotti in tempi estremamente ristretti e con poca trasparenza.

Ricordiamo che la massima cautela vale anche per gli altri progetti: solo nei prossimi mesi si saprà se effettivamente i progetti oggi considerati più accreditati saranno in grado di raggiungere il loro obiettivo.

In ogni caso Conte, per quanto usi toni leggermente esagerati circa il ruolo dell’Italia (sono diversi i Paesi europei nella stessa condizione, tra cui Francia e Germania), ha sostanzialmente ragione.

I nuovi banchi per la scuola

«Abbiamo fatto gare europee, credo che siano cinque, sei, sette ditte in tutta Europa che […] hanno stipulato contratto con penali, se non rispetteranno la consegna di 2 milioni e 400 mila [banchi]» (min. 27:54)

Qui Conte ha riportato un dato impreciso, ma soprattutto ha evitato di parlare di una questione che ha attirato molte critiche al suo governo, ossia la scarsa trasparenza sull’acquisto dei banchi nuovi. Ma procediamo con ordine.

Il 20 luglio il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri ha indetto un bando di gara per l’acquisto da parte dello Stato di un massimo di 3 milioni di nuovi banchi.

Come abbiamo spiegato di recente, alla fine le scuole hanno fatto richiesta di 2,4 milioni di banchi, dunque circa 600 mila in meno rispetto al massimo previsto dal bando di gara.

Il 12 agosto – ha spiegato in un comunicato Invitalia, l’agenzia nazionale che si è occupata dell’acquisto dei banchi – si sono concluse le procedure di gara, con la definizione dei contratti di produzione e acquisto da 11 imprese, un numero più alto di quello indicato da Conte («cinque, sei, sette ditte in tutta Europa»).

Nelle ultime settimane si è però parlato molto della scarsa trasparenza su chi fossero i vincitori del bando, non comunicati dal governo, mentre è vera la presenza di penali (che secondo fonti stampa avrebbero fatto desistere alcune aziende dalla partecipazione al bando) in caso del mancato rispetto delle condizioni di gara.

Nell’Allegato 5 del bando, si legge infatti che «in caso di ritardato adempimento delle prestazioni contrattuali, e, in particolare, di ritardo nella consegna» saranno comminate delle penali giornaliere per una settimana. Oltre questo termine, si attiverà l’inadempimento contrattuale. «La penale non potrà comunque essere superiore ad un quinto del valore dei beni da consegnare», sottolinea l’allegato.

Come ha spiegato Invitalia, la consegna dei nuovi banchi è prevista in un intervallo di tempo tra i «primi giorni di settembre» – previsione confermata dalle recenti notizie di cronaca – e «fino al mese di ottobre».

Le responsabilità del governo nella riapertura delle discoteche

«Il governo non ha mai aperto alle discoteche, contrariamente a quanto si è detto. Il governo aveva disposto: “No discoteche”. Poi le regioni, nell’ambito dei loro poteri, hanno alcune preferito consentire l’apertura delle discoteche» (min. 37:00)

Come abbiamo spiegato nel dettaglio di recente, sempre per quanto riguarda una dichiarazione di Conte, è fuorviante dire che «il governo non ha mai aperto alle discoteche».

La polemica sul tema è scoppiata il 16 agosto, quando il Ministero della Salute ha disposto con un’ordinanza la sospensione delle attività da ballo, sia all’aperto che al chiuso, nelle discoteche e nei locali simili.

Da un lato, è vero che da maggio in poi, i vari Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) hanno sempre ribadito la sospensione delle attività nelle discoteche.

Dall’altro lato, il governo – con il Dpcm dell’11 giugno e quelli successivi – ha però concesso alle regioni di procedere con la riapertura delle discoteche, facendo rispettare una serie di regole, come la riorganizzazione degli spazi, il mantenimento della distanza personale e lo svolgimento all’esterno delle attività da ballo.

Dunque, Conte semplifica eccessivamente nel dire che le regioni, «nell’ambito dei loro poteri», hanno optato per la riapertura delle discoteche: questa era stata esplicitamente autorizzata dal governo.

In conclusione

Abbiamo verificato cinque dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 5 settembre, durante la festa del Fatto Quotidiano. Due sono decisamente sbagliate: i decessi in Italia da Covid-19 non sono circa 135 mila, ma circa 35 mila, e il numero di tamponi fatti in Italia negli ultimi giorni non è un record internazionale, né giustifica interamente l’aumento dei casi registrati.

Altre due affermazioni sono poi imprecise, o comunque criticabili: non sono «cinque, sei, sette ditte in tutta Europa» che stanno fornendo i 2,4 milioni di banchi richiesti alle scuole italiane, ma 11 imprese. E quali siano queste imprese è al momento ancora un mistero. Inoltre il governo ha qualche responsabilità sulla riapertura delle discoteche, considerato che mentre da un lato ne ordinava la chiusura, dall’altro dava la facoltà alle regioni di disapplicare questo ordine a determinate condizioni.

Infine è corretta l’affermazione di Conte sulla partecipazione dell’Italia alla corsa ai vaccini, anche se il presidente del Consiglio esagera leggermente i meriti del nostro Paese, la cui posizione non è sostanzialmente diversa, a questo proposito, da quella di Francia e Germania.