La Commissione di Garanzia del Senato il 18 maggio sera ha confermato la restituzione del vitalizio – una sorta di pensione per gli onorevoli – a Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia ed ex senatore di Forza Italia, condannato per corruzione.
Secondo quanto riporta Ansa, tra i cinque membri della Commissione di Garanzia hanno votato contro Alberto Balboni di Fratelli d’Italia e Valeria Valente del Partito democratico. A favore gli altri tre membri, Ugo Grassi (ex Movimento 5 stelle) e Pasquale Pepe, entrambi della Lega, e il presidente Luigi Vitali, di Forza Italia.
In un recente articolo avevamo spiegato come la restituzione del vitalizio fosse stata decisa, in primo grado, il 13 aprile dalla Commissione Contenziosa del Senato, annullando così la delibera del 2015 della Presidenza del Senato – all’epoca occupata da Pietro Grasso, eletto nel Pd e passato nel 2017 a Liberi e uguali – che toglieva il vitalizio ai condannati per determinati reati considerati gravi (il M5s aveva votato contro, ritenendola troppo blanda).
La Commissione Contenziosa aveva ripristinato il vitalizio anche per i condannati sulla scorta del ragionamento che – in base alla legge, in particolare quella che istituì il reddito di cittadinanza (art. 18 bis della l. 26/2019) – si può togliere il trattamento previdenziale ai colpevoli anche di reati gravissimi, solo se questi si sono in qualche modo sottratti alla giustizia. Si vuole così tutelare l’esigenza di garantire il sostentamento anche dei condannati. Se in età da pensione, e se privato della pensione stessa, un ex detenuto non avrebbe infatti di che mantenersi. Formigoni, lo ricordiamo, non si è mai sottratto alla giustizia, ha scontato cinque mesi di carcere e poi gli è stato concesso di scontare il resto della pena ai domiciliari.
La Commissione di Garanzia, che fa da organo di secondo e ultimo grado rispetto alla decisioni della Commissione Contenziosa, sembra aver accolto questa impostazione anche dopo il ricorso presentato dalla segreteria generale del Senato.
Dunque Formigoni, e con lui gli altri titolari di un vitalizio che era stato soppresso dalla direttiva del 2015, potranno ora tornare a percepire il trattamento previdenziale che gli spetta. Il M5s tuttavia ha promesso battaglia e ha preannunciato la presentazione di nuove delibere al Senato, anche più restrittive, e nuove proposte di legge per sovvertire questa decisione.
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