No, la Commissione sulla Covid-19 non è ancora partita

La notizia è stata pubblicata sui social da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, ma la proposta di legge che punta a istituire l’organismo d’inchiesta non è ancora stata approvata dal Parlamento
Pagella Politica
Nelle ultime ore alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno pubblicato sui social una grafica secondo cui sarebbe «partita» la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19, per approfondire la gestione sanitaria ed economica della pandemia. Messa in questi termini la notizia non è vera o, a essere generosi, è parecchio fuorviante.
L’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19 è uno dei cavalli di battaglia di Fratelli d’Italia ed è stata una delle principali proposte del suo programma elettorale per le elezioni politiche dello scorso 25 settembre. «È ufficialmente partita la Commissione di inchiesta sulla pandemia. Gli italiani meritano di sapere finalmente la verità e noi siamo pronti a restituirgliela», hanno scritto sui social il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami e il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato il pomeriggio dello stesso giorno. 

In realtà, le cose non stanno così. I due esponenti di Fratelli d’Italia fanno riferimento a tre proposte di legge che puntano a istituire una commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19, di cui la Commissione Affari sociali della Camera ha iniziato l’esame il 15 febbraio. 

Le commissioni parlamentari d’inchiesta sono organi interni della Camera e del Senato, che si occupano di approfondire questioni di pubblico interesse e indagano con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Una commissione di inchiesta può quindi chiedere l’accesso a documenti, interrogare testimoni e disporre perquisizioni con lo scopo di fare luce su questioni di interesse nazionale. Questi organismi possono essere monocamerali o bicamerali, ossia possono essere composti dai membri di una sola delle due camere o di entrambe, e la loro composizione deve rispecchiare la proporzione dei gruppi in Parlamento. Per costituire una commissione d’inchiesta, il Parlamento deve approvare una proposta di legge, dove vengono precisati gli scopi, la composizione, i poteri, l’organizzazione interna e il tetto di spese per il funzionamento, che come tutti i progetti di legge deve ottenere il via libera sia della Camera che del Senato.

Le tre proposte di legge a cui hanno fatto riferimento Bignami e Gemmato sono state presentate alla fine di ottobre 2022 rispettivamente dal capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, dal deputato di Azione-Italia viva Davide Faraone e dallo stesso Bignami.

Il 15 febbraio la relatrice delle tre proposte, la deputata Alice Buonguerrieri (Fratelli d’Italia), ha illustrato in commissione Affari sociali alla Camera il contenuto dei testi. Questi sono simili tra loro e prevedono che la commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19 sia composta da 20 senatori e da 20 deputati, nominati rispettivamente dal presidente del Senato e dal presidente della Camera. Le principali differenze riguardano la durata dei lavori della commissione e i costi per il suo funzionamento. Per esempio la proposta di Bignami prevede una spesa massima per il Parlamento di 50 mila euro, quella di Molinari di al massimo 200 mila euro l’anno, mentre quella di Faraone di al massimo 300 mila l’anno. Dopo l’intervento della relatrice, il presidente della commissione Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha rinviato la discussione sulle tre proposte a un’altra seduta. 

La commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19 non è dunque «partita» ufficialmente, come invece hanno scritto nei loro post gli esponenti di Fratelli d’Italia. Anzi: la commissione deve essere ancora ufficialmente istituita. Fonti della Camera hanno spiegato a Pagella Politica che in presenza di tre proposte simili tra loro la commissione Affari sociali della Camera dovrà adottare un “testo base” su cui concentrare il proprio esame, scegliendo uno tra i tre testi. In alternativa, potrà adottare un “testo unificato”, ossia un nuovo testo che unisce e riassume i contenuti delle tre proposte. Solo a quel punto la commissione potrà iniziare l’esame vero e proprio del testo che, come detto in precedenza, dovrà essere approvato nella medesima versione da entrambe le Camere.

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