Uno dei temi del momento nella politica italiana è il rinnovato interesse per i referendum abrogativi, spinti dalla nuova opportunità di raccogliere le firme online. Tra i vari referendum promossi, ce n’è uno che chiede di abolire la caccia.
Vediamo che cosa propongono i suoi promotori e come sta andando la raccolta firme.
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Che cosa chiede il referendum sulla caccia
Lo scorso 21 maggio la Corte di Cassazione ha ricevuto la richiesta di indire un referendum per l’abolizione della caccia in Italia. Per la precisione si tratta di un referendum abrogativo per cancellare una trentina tra articoli e commi della legge n. 157 dell’11 febbraio 1992 che disciplina la protezione degli animali in Italia e la caccia, mantenendo una serie di limitazioni.
L’articolo 1 di questa legge sancisce che gli animali selvatici devono essere tutelati «nell’interesse della comunità nazionale e internazionale». Come spiegano i promotori del referendum abrogativo, questo principio – e più in generale tutta la legge del 1992 – sono inquadrati nella direttiva europea n. 319 del 2 aprile 1979, che disciplina la tutela degli uccelli selvatici. Questa direttiva è stata rinnovata nel 2009, ma l’impianto della norma è rimasto lo stesso.
Innanzitutto il comitato promotore del referendum propone di eliminare il comma 2 dell’articolo 1. Tale comma recita: «L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole». L’origine di questo principio è nella direttiva europea del 1979, che agli articoli 7 e 9 consente la caccia degli animali selvatici «in funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del tasso di riproduzione», stabilendo negli allegati le specie di animali che possono essere cacciati.
Tra le parti della legge del 1992 che i promotori puntano ad abrogare attraverso il referendum, oltre al comma 2 dell’articolo 1, c’è anche l’articolo 5, che ad oggi consente di catturare animali vivi da ingabbiare e utilizzare come richiamo per le prede della caccia. I promotori del referendum hanno chiesto la cancellazione, tra gli altri, pure dell’articolo 18 e dell’articolo 22 della legge del 1992. Il primo elenca tutte le specie di animali cacciabili (dalle tortore ai germani reali) e stabilisce i periodi dell’anno in cui poter praticare la caccia. Il secondo stabilisce invece i requisiti che un cacciatore deve rispettare per ottenere il porto d’armi.
A che punto è la raccolta firme?
La scadenza del 20 ottobre
La richiesta di indire il referendum è stata avanzata dal comitato “Sì, aboliamo la caccia” e al 23 settembre sono state raggiunte 305 mila firme sulle 500 mila necessarie per indire la consultazione. Le restanti dovranno essere raccolte entro il 31 di ottobre e non più entro il 30 settembre. Il decreto “Semplificazioni” – approvato a maggio – ha infatti prorogato i termini per la raccolta firme dei referendum abrogativi. Per tutti i quesiti referendari proposti entro il 15 giugno, il decreto ha posticipato di un mese la presentazione delle sottoscrizioni. Dal canto suo, il 12 agosto il comitato promotore del referendum ha comunque annunciato che sarà in grado di consegnare le firme alla Corte di Cassazione già il 20 di ottobre.
Terminato il periodo di raccolta firme, sarà dunque la volta della Cassazione, che verificherà la legittimità delle sottoscrizioni e, se tutto sarà in regola, toccherà alla Corte costituzionale esprimersi sull’ammissibilità del quesito referendario. Solo a quel punto il presidente della Repubblica potrà indire il referendum, che dovrà tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022. Per essere valido, al referendum dovrà essere raggiunto il quorum della metà degli elettori.
Per la raccolta firme, oltre alla possibilità di recarsi negli uffici comunali per firmare i moduli, il comitato promotore ha messo a disposizione dei cittadini la possibilità di sottoscrivere il quesito attraverso firma digitale oppure ai banchetti organizzati dal comitato stesso. Per quanto riguarda la firma digitale, come per il referendum per la legalizzazione della cannabis, è necessario possedere una propria identità digitale Spid per poter autenticarsi.
In conclusione
Il 21 maggio il comitato “Sì, aboliamo la caccia” ha depositato alla Corte di Cassazione la richiesta per indire un referendum abrogativo di una trentina tra articoli e commi della legge n. 157 del 1992 che, oltre alla protezione degli animali selvatici, disciplina la caccia. Attraverso il referendum, il comitato promotore ha l’obiettivo di fatto di abolire ogni forma di attività venatoria in Italia, compresa la possibilità di catturare animali da richiamo.
Al momento i promotori del referendum hanno raggiunto quota 305 mila firme. Come ogni referendum abrogativo il numero minimo di sottoscrizioni richiesto è 500 mila e dovrà essere raggiunto entro il 20 di ottobre. In caso di parere favorevole della Corte di Cassazione e della Corte costituzionale, un eventuale referendum si potrà tenere tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022.
Ambiente
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