Cinque grafici per capire la quarta ondata di Covid-19

Ansa
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Da alcune settimane l’Europa è colpita da una nuova ondata di contagi da coronavirus. Anche in Italia i casi sono tornati a salire e tutti gli indicatori epidemici stanno peggiorando, sebbene in misura minore di quanto accada in altri Paesi europei.

Per capire che cosa stia succedendo nel nostro Paese, abbiamo elaborato cinque grafici per valutare con un colpo d’occhio l’andamento dell’epidemia e le sue conseguenze.

Quanto aumentano i casi

Per prima cosa analizziamo il fattore di aumento settimanale. In questo indicatore il numero dei nuovi contagi è rapportato a quello dei sette giorni precedenti. Se il suo valore è superiore a 1, i casi sono in crescita; se è inferiore a 1, sono in calo.

Al 15 novembre il fattore settimanale di crescita dei contagi in Italia è pari a 1,38. Dunque in media i casi stanno crescendo del 38 per cento rispetto a quelli di sette giorni. A fine ottobre questo indicatore era in calo, ma a novembre è tornato a crescere, mentre tra il 12 e il 14 novembre è nuovamente un po’ calato.

Ribadiamo che qui stiamo analizzando la velocità di crescita dei contagi: anche se l’indicatore è in calo, finché è sopra a 1 i casi continuano a crescere, sebbene più lentamente.

Il Nord-Ovest è l’area del Paese con il fattore settimanale di crescita più alto, seguito dal Nord-Est. Anche il Centro e il Sud sono comunque al di sopra del valore 1.

Aumentano i tamponi positivi

Come abbiamo spiegato più volte in passato, per valutare l’andamento dei contagi bisogna guardare anche al tasso di positività, ossia al numero di casi diagnosticati sul numero di tamponi effettuati. Se questo indicatore sale, vuol dire che a parità di tamponi fatti troviamo più positivi e che quindi, molto probabilmente, siamo di fronte a un aumento della circolazione del virus.

Il tasso di positività che ogni giorno viene pubblicato dai media non è però particolarmente utile perché mette insieme sia i risultati dei tamponi molecolari sia quelli dei test antigenici (i cosiddetti “test rapidi”). Ogni giorno diverse regioni segnano decine di migliaia di test rapidi effettuati, ma non i positivi individuati, un fenomeno che avevamo già segnalato in passato.

Al momento il tasso di positività dei soli tamponi molecolari è superiore al 5 per cento e si avvicina al 6 per cento, mentre a metà ottobre aveva raggiunto un minimo di poco sopra il 2 per cento. Detta altrimenti, se un mese fa su 100 tamponi si trovavano due positivi, oggi se ne trovano quasi 6: circa tre volte di più.

Da questo si capisce che il maggior numero di casi registrati non è dovuto solo al maggior numero di tamponi fatti (cresciuti con l’introduzione dell’obbligo del green pass sul luogo di lavoro), ma a un aumento della circolazione del virus. Inoltre, anche il tasso di positività dei test antigenici è in leggero aumento negli ultimi giorni.

I contagi aumentano in tutte le regioni

Tra l’8 e il 14 novembre tutte le regioni italiane hanno registrato un aumento dei contagi, ma le due con i numeri più preoccupanti sono il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano. Hanno un’alta incidenza del numero dei casi, ma anche aumenti percentuali maggiori di diverse altre regioni.

Le regioni con la maggiore crescita percentuale sono il Molise e la Valle d’Aosta, quelle con la crescita minore sono invece la provincia autonoma di Trento e la Basilicata. Quelle con la minore incidenza sono Basilicata, Sardegna e Puglia.

Aumentano i ricoveri in terapia intensiva

La crescita della circolazione del virus sta avendo effetti anche sugli ospedali. Da metà ottobre al 14 novembre gli ingressi in terapia intensiva sono passati da una media di 18 al giorno a quasi 40: più del doppio. Si tratta comunque di numeri piuttosto contenuti rispetto al passato, ma che ricordano ancora una volta come a un aumento dei contagi corrisponde un aumento dei casi gravi della malattia.

Anche i nuovi ricoveri in ospedale stanno salendo. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), la crescita ha avuto inizio il 14 ottobre. In base ai ritardi tra quando ci si contagia e quando si viene ricoverati, si può stimare che l’aumento della circolazione virale abbia avuto inizio nella prima settimana di ottobre.

Cresce l’occupazione ospedaliera

L’aumento del numero di ingressi in terapia intensiva e nei reparti sta facendo salire anche il numero complessivo dei pazienti ospedalizzati e di conseguenza il tasso di occupazione ospedaliera, ossia il rapporto tra ricoverati per la Covid-19 e posti letto disponibili.

Il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano sono le due regioni con il maggior numero di ospedalizzati in rapporto alla popolazione, con un rapido ritmo di crescita. Gli ospedalizzati stanno aumentando in quasi tutte le regioni, ma in particolar modo nel Lazio, in Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto. Un inizio di aumento si vede anche in Lombardia e Piemonte.

I dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) mostrano che a livello nazionale, al 15 novembre, è occupato da pazienti positivi al coronavirus il 5 per cento dei posti di terapia intensiva e il 6 per cento dei posti delle aree mediche rilevanti. Bisogna sempre tenere a mente che questo non vuol dire che il 95 per cento dei posti sia libero, perché in ospedale ci sono anche i pazienti ricoverati per altri motivi.

Il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano hanno più del 10 per cento dei posti di terapia intensiva e degli altri reparti occupati da pazienti Covid-10, mentre le Marche sono vicine al 10 per cento di quelli di terapia intensiva. Se si raggiunge il 15 per cento di entrambi tassi di occupazione e si ha un’incidenza superiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti, si entra in zona gialla.

In conclusione

L’Italia sta affrontando una nuova ondata di casi di coronavirus che si sta già riflettendo su un aumento del numero di pazienti gravi e quindi della pressione ospedaliera. L’aumento del tasso di positività molecolare conferma che la crescita dei casi non è dovuta solo al numero di test eseguiti.

Le regioni messe peggio al momento sono il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano. Oltre a un forte aumento dei casi e un’alta incidenza, queste due stanno avendo una crescita considerevole degli ospedalizzati e anche dei decessi.

Nonostante i vaccini siano altamente efficaci e proteggano molto contro le forme gravi della Covid-19, quando c’è un aumento della circolazione del virus si ha anche un aumento dei ricoveri ospedalieri e dei decessi, sebbene in misura diversa da quello che si avrebbe avuto senza vaccini.

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