Il 3 febbraio 2020, alcuni governatori di regione hanno chiesto al Ministero della Salute che i bambini di qualsiasi nazionalità arrivati dalla Cina – anche se in età dell’obbligo – rimangano fuori dalle scuole per 14 giorni, un’ipotesi che è stata esclusa poche ore dopo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La proposta era arrivata dai presidenti delle regioni Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
Negli ultimi giorni, uno degli aspetti più dibattuti sul nuovo coronavirus 2019-nCoV (che secondo i dati Oms più aggiornati, al 3 febbraio ha contagiato quasi 17.400 persone, uccidendone oltre 360) riguarda infatti la possibilità che i soggetti asintomatici possano trasmettere, o meno, il virus ai soggetti sani.
Ricordiamo che, come altre malattie respiratorie, l’infezione da 2019-nCoV può causare sintomi leggeri come il naso che cola, gola secca, tosse e febbre, e sintomi più gravi per alcune persone, come polmoniti o altre difficoltà respiratorie.
Ma davvero chi non presenta ancora i sintomi della malattia non può contagiare altre persone? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Il caso dei contagiati in Germania
Il 30 gennaio scorso, alcuni ricercatori appartenenti a istituti di ricerca tedeschi hanno inviato una lettera (non uno studio scientifico) al The New England Journal of Medicine (Nejm) – una delle riviste scientifiche più prestigiose in ambito medico – in cui hanno ricostruito la catena di contagio che avrebbe portato all’infezione da nuovo coronavirus di quattro persone in Germania.
Nella lettera si spiega che tra il 24 e il 26 gennaio un uomo di 33 anni, in salute, ha iniziato a mostrare alcuni sintomi come tosse secca e febbre alta, per poi tornare al lavoro il 27 gennaio, una volta guarito (nel testo non sono fatti i nomi delle persone coinvolte).
Prima della comparsa dei sintomi, il 20 e il 21 gennaio l’uomo aveva avuto alcuni incontri di lavoro con una donna cinese (residente a Shanghai, in Cina), nei suoi uffici vicino a Monaco. Secondo i ricercatori tedeschi, durante la sua permanenza in Germania (dal 19 al 22 gennaio) la donna non avrebbe mai mostrato sintomi, per poi però sentirsi male sul suo volo di ritorno in Cina. Qui, sottoposta a controlli specifici, è risultata essere positiva al nuovo coronavirus 2019-nCov.
Successivamente, una volta avvisata l’azienda dove la donna aveva tenuto le riunioni di lavoro, il 29 gennaio si è scoperto che l’uomo di 33 anni, prima di guarire e senza aver fatto voli all’estero nei 14 giorni precedenti (durata massima di incubazione del virus), aveva contratto il nuovo coronavirus. Il giorno prima, altre tre persone erano risultati essere positivi al virus (senza mostrare però, al momento della pubblicazione della lettera, sintomi gravi da contagio).
La conclusione a cui erano arrivati i ricercatori nella loro lettera al Nejm è che questa ricostruzione dimostrasse la possibilità di contagio da parte delle persone asintomatiche, ma infette da coronavirus.
Questa lettera è stata molto citata negli ultimi giorni anche in Italia, in particolare da Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
«Nel New England Journal of Medicine di ieri è stato descritto un caso di trasmissione di coronavirus avvenuta da un paziente asintomatico», ha scritto il 31 gennaio su Twitter Burioni, in risposta a chi gli chiedeva un commento alle parole di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) “Lazzaro Spallanzani” di Roma, secondo cui gli asintomatici non hanno un ruolo rilevante nel contagio del nuovo coronavirus. «Io ho letto questo articolo e sostengo che i pazienti asintomatici trasmettono la malattia. Tutto qua», ha sottolineato Burioni.
Il 2 febbraio, sul suo sito MedicalFacts, il virologo ha ribadito che «gli asintomatici possono trasmettere la malattia […] In Germania è avvenuto ed è stato documentato in maniera indiscutibile». In realtà qualcosa non sembra tornare nella lettera appena analizzata. Vediamo perché.
Che cosa non torna
Il 3 febbraio, però, la rivista scientifica Science ha pubblicato un articolo che solleva alcuni dubbi sulla ricostruzione pubblicata sul The New England Journal of Medicine.
Innanzitutto, i ricercatori autori della lettera non hanno mai parlato con la donna cinese che avrebbe fatto partire il contagio in Germania, per chiederle conferma della sua asintomaticità quando si trovava fuori dalla Cina. Come ha spiegato a Science uno degli autori della lettera pubblicata sul Nejm, l’ipotesi dell’assenza di sintomi nella donna si basava sulle testimonianze delle quattro persone poi risultate essere infette dal virus.
L’Istituto Robert Koch di Berlino (l’organizzazione centrale del governo tedesco nel controllo delle malattie infettive) è riuscita successivamente a mettersi in contatto con la donna cinese (l’istituto in questione non aveva partecipato alla stesura della lettera inviata al Nejm): secondo Science, questa avrebbe in effetti dichiarato di avere avuto alcuni sintomi in Germania.
Questa testimonianza diretta della donna renderebbe meno solide le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori nella lettera al Nejm.
Che cosa dice l’Oms
Il 1 febbraio, nel suo rapporto quotidiano sulla diffusione del nuovo coronavirus, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha spiegato che «il principale veicolo per la trasmissione [del nuovo coronavirus, ndr], sulla base dei dati disponibili, sono i casi sintomatici», ossia le persone che presentano già i sintomi dell’infezione.
«L’Oms è consapevole della possibilità che il 2019-nCoV possa essere trasmesso dalle persone infette prima che mostrino i primi sintomi», ha aggiunto l’Oms, sottolineando però che questa forma di contagio da persone asintomatiche sembra essere ad oggi estremamente rara.
Secondo l’Oms, dunque, il contagio da nuovo coronavirus attraverso persone asintomatiche resta una possibilità da non scartare, sebbene non ancora verificata con certezza. Servono ancora tempo e studi più affidabili per arrivare a una posizione più solida in merito.
Che cosa dice l’Agenzia della sanità pubblica svedese
C’è invece chi esclude con maggiore decisione la possibilità che le persone asintomatiche siano contagiose.
Nella sezione del suo sito ufficiale dedicato ai chiarimenti sul nuovo coronavirus, l’Agenzia della sanità pubblica di Svezia mette fortemente in dubbio la possibilità che il virus possa trasmettersi durante il suo periodo di incubazione.
Oltre a citare le critiche alla lettera pubblica sul Nejm, l’agenzia svedese indica uno studio del 2009 sulla Sars (che ha diversi aspetti in comune con il nuovo coronavirus), in cui si mostra che questa “sindrome respiratoria acuta grave”, durante l’epidemia del 2003, non sarebbe stata diffusa anche dai soggetti asintomatici. Ma ad oggi, non è ancora del tutto chiaro quanto il 2019-nCoV e la Sars abbiano in comune, per esempio, a livello di modalità di contagio.
In conclusione
Negli ultimi giorni è stata molto citata una lettera inviata da alcuni ricercatori al The New England Journal of Medicine, in cui si sarebbero mostrati casi di contagio da nuovo coronavirus in Germania, avvenuti da una donna cinese asintomatica.
Il 3 febbraio, una ricostruzione pubblicata da Science ha messo però in dubbio quanto scritto sul Nejm, sostenendo che in realtà la donna mostrasse alcuni sintomi, prima del suo ritorno in Cina.
Ad oggi, l’Oms è ancora cauta nel prendere una posizione in merito, dicendo che, anche se è sono possibili, i casi da contagio da soggetti asintomatici sembrano essere molto rari e in generale improbabili.
Giustizia
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