Affermare come fa Cacciari che in Giappone «hanno risolto il caso» della Covid-19 è un’esagerazione, che oltretutto non tiene conto dei possibili sviluppi futuri, al momento imprevedibili. È però vero che al momento la situazione sia molto buona: da settimane in Giappone i contagi
aumentano di poche centinaia di casi al giorno e i decessi sono pochissimi (15 decessi nella settimana tra il 17 e il 23 novembre, circa 2 al giorno). Come mai?
Una risposta certa al momento non c’è. Non si può attribuire il merito interamente ai vaccini, considerato che altri Paesi con percentuali di vaccinati analoghe – ad esempio l’Irlanda –
hanno un tasso di decessi nettamente superiore (per quanto comunque molto basso rispetto ai picchi della pandemia pre-vaccino e a quanto accade nei Paesi meno vaccinati).
Nell’articolo della
Bbc sopra citato, un esperto – il professor Testuo Fukawa, sociologo dell’
Institution for Future Welfare di Tokyo –
argomenta una possibile correlazione tra bassi tassi di obesità e bassi tassi di decessi da Covid-19 in Giappone.
Un’altra possibile spiegazione è che, semplicemente, l’ondata in corso in Europa non abbia ancora raggiunto (e, si spera, non raggiungerà mai) l’Estremo Oriente. O che le abitudini igieniche della popolazione giapponese – che, tra le altre cose, fa largo uso delle mascherine – abbiano giocato un ruolo importante.
Una ricerca condotta dal professor Ituro Inoue dell’Istituto nazionale di genetica giapponese, e da poco conclusa,
suggerisce addirittura che la buona situazione del Giappone dipenda dal fatto che qui la variante delta si sia auto-estinta. In parole semplici, il virus avrebbe accumulato troppe mutazioni in una sua proteina e non sarebbe più stato in grado di trasmettersi da un essere umano all’altro.
Come anticipato, una risposta sicura al momento non c’è ma è sicuramente sbagliato dire, come fa Cacciari, che in Giappone le cose vanno bene nonostante una percentuale bassissima di vaccinati.