Cacciari sbaglia, e di molto: il Giappone è tra i più vaccinati al mondo

Ansa
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Il 23 novembre il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, ospite di Cartabianca su Rai 3, si è chiesto retoricamente (min. -1:40:06) se «si potrà pure sapere che in Giappone, dove i vaccinati sono il 20 per cento» hanno risolto il problema della Covid-19. Cacciari ha poi ribadito una seconda volta che «i vaccinati sono il 20 per cento» nel Paese asiatico.

Il dato riportato è assolutamente scorretto. Il Giappone, che pure ha avuto una partenza al rallentatore nella sua campagna vaccinale, è uno dei Paesi con la percentuale di popolazione completamente vaccinata più elevata al mondo.

Il Giappone è uno dei Paesi più vaccinati al mondo

Secondo quanto riporta il governo giapponese, al 23 novembre nel Paese erano state fatte più di 196 milioni di inoculazioni di vaccino, di cui quasi 97 milioni di seconde dosi.

Questi numeri corrispondono, come si vede su Our World in Data, a circa il 77 per cento di completamente vaccinati sul totale della popolazione giapponese (inclusi quindi anche gli under-12 che al momento non sono vaccinabili, anche se il governo giapponese si sta preparando ad estendere la vaccinazione anche alla fascia 5-11 anni).

Questa percentuale è più elevata di quella dell’Italia che, guardando alla popolazione totale completamente immunizzata al 23 novembre, si ferma al 73 per cento circa.
Grafico 1. Percentuale della popolazione totale vaccinata completamente contro la Covid-19 in Giappone e Italia – Fonte: Our World in Data
Il Giappone è in generale anche il Paese più vaccinato tra gli Stati del G7. Dunque il dato riportato da Cacciari è errato.

Non è sempre stato così

Come si vede anche dal Grafico 1, il Giappone ha iniziato a vaccinare a ritmi sostenuti solo a partire dall’estate – in ritardo ad esempio rispetto all’Italia e agli altri Paesi Ue – ma ha rapidamente colmato il divario e da ultimo ci ha anche superato. Come è stato possibile?

Secondo un approfondimento della Bbc del 20 novembre, i fattori sono stati molteplici. Sul versante pubblico, secondo il professore Kenji Shibuya della Tokyo Foundation for Policy Research, ha pesato l’accelerazione impressa dal governo e dal mondo della politica in generale a ridosso delle Olimpiadi, per rimediare all’iniziale situazione di disorganizzazione e carenza di dosi. Su quello degli individui una spiegazione potrebbe venire dalla psicologia di massa, per cui i vaccini sono stati prima percepiti come un bene che scarseggiava e poi c’è stata una corsa ad accaparrarselo. Questa corsa è stata prima dei più anziani (vaccinati per primi) e poi – seguendone l’esempio e rassicurati dall’assenza di evidenti conseguenze negative – di tutte le altre fasce d’età. Ma soprattutto ha pesato il fatto che la vaccinazione non sia stata politicizzata in Giappone.

Come abbiamo visto anche nei nostri approfondimenti sulla situazione, pessima, di Bulgaria e Romania, e su quella – ottimale per quanto riguarda le coperture vaccinali – di Portogallo e Irlanda, la posizione che assume la classe politica (e i mass media) di un Paese è determinante. Se la vaccinazione diventa terreno di scontro politico, con partiti e movimenti che fanno da megafono alle narrazioni scettiche o contrarie ai vaccini, le percentuali di chi non si vuole immunizzare si gonfiano.

Tutto merito dei vaccini?

Affermare come fa Cacciari che in Giappone «hanno risolto il caso» della Covid-19 è un’esagerazione, che oltretutto non tiene conto dei possibili sviluppi futuri, al momento imprevedibili. È però vero che al momento la situazione sia molto buona: da settimane in Giappone i contagi aumentano di poche centinaia di casi al giorno e i decessi sono pochissimi (15 decessi nella settimana tra il 17 e il 23 novembre, circa 2 al giorno). Come mai?

Una risposta certa al momento non c’è. Non si può attribuire il merito interamente ai vaccini, considerato che altri Paesi con percentuali di vaccinati analoghe – ad esempio l’Irlanda – hanno un tasso di decessi nettamente superiore (per quanto comunque molto basso rispetto ai picchi della pandemia pre-vaccino e a quanto accade nei Paesi meno vaccinati).

Nell’articolo della Bbc sopra citato, un esperto – il professor Testuo Fukawa, sociologo dell’Institution for Future Welfare di Tokyo – argomenta una possibile correlazione tra bassi tassi di obesità e bassi tassi di decessi da Covid-19 in Giappone.

Un’altra possibile spiegazione è che, semplicemente, l’ondata in corso in Europa non abbia ancora raggiunto (e, si spera, non raggiungerà mai) l’Estremo Oriente. O che le abitudini igieniche della popolazione giapponese – che, tra le altre cose, fa largo uso delle mascherine – abbiano giocato un ruolo importante.

Una ricerca condotta dal professor Ituro Inoue dell’Istituto nazionale di genetica giapponese, e da poco conclusa, suggerisce addirittura che la buona situazione del Giappone dipenda dal fatto che qui la variante delta si sia auto-estinta. In parole semplici, il virus avrebbe accumulato troppe mutazioni in una sua proteina e non sarebbe più stato in grado di trasmettersi da un essere umano all’altro.

Come anticipato, una risposta sicura al momento non c’è ma è sicuramente sbagliato dire, come fa Cacciari, che in Giappone le cose vanno bene nonostante una percentuale bassissima di vaccinati.

In conclusione

Il 23 novembre il filosofo Massimo Cacciari ha sostenuto che il Giappone, dove avrebbero risolto il problema della Covid-19, abbia appena il 20 per cento dei vaccinati.

Il dato è falso: la percentuale di popolazione completamente immunizzata, sul totale, al 23 novembre è pari al 77 per cento. Con questo dato il Giappone risulta il Paese più vaccinato degli Stati del G7 (quindi anche più dell’Italia) e, in generale, tra i più vaccinati al mondo.

È poi un’esagerazione sostenere che il problema della Covid-19 sia stato risolto, anche se è vero che la situazione pandemica in Giappone sia molto buona. Non è chiaro da cosa questo possa dipendere: diversi esperti hanno avanzato varie teorie, che evidenziano il ruolo di diversi fattori. Di sicuro però questa buona situazione non prescinde da una percentuale di vaccinati tra le più alte al mondo.

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