Aggiornamento 19 febbraio, ore 15:30 – Una precedente versione di questo fact-checking diceva che il tasso di occupazione maschile in Italia è del 66,8 per cento, con un divario del 17,9 per cento in più di quello femminile. Questi numeri erano imprecisi: i dati corretti sono rispettivamente 67,5 per cento e 18,9 per cento.

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Il 17 febbraio il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto un discorso al Senato con cui ha indicato le linee programmatiche del suo governo per chiedere la fiducia.

Dagli operatori sanitari morti per Covid-19 al peso del turismo sul Pil, passando per i dati su occupazione e divario di genere, abbiamo verificato dieci dichiarazioni dell’ex presidente della Banca centrale europea. Draghi non ha commesso errori particolarmente gravi, ma in alcune occasioni è stato impreciso o ha esagerato un po’ (come sul turismo, come vedremo).

L’epidemia tra gli operatori sanitari

«Ci sono 259 morti tra gli operatori sanitari e 118.856 sono quelli contagiati»

In questa dichiarazione Draghi sembra aver mischiato due dati sostanzialmente corretti, ma provenienti da fonti diverse.

Secondo i dati l’Istituto superiore di sanità (Iss), dall’inizio dell’epidemia al 17 febbraio i casi di Covid-19 tra gli operatori sanitari sono stati 118.856, la cifra indicata dal presidente del Consiglio.

L’infografica online dell’Iss non dice però quanti sono stati i decessi tra gli operatori sanitari, un numero comunque contenuto nel bollettino nazionale che l’istituto pubblica ogni settimana. In base ai dati più aggiornati, al 7 febbraio i decessi per Covid-19 tra gli operatori sanitari erano stati 244 su oltre 110 mila contagi (una cifra più bassa degli oltre 118 mila visti prima perché non aggiornata).

Il dato dell’Iss sui decessi è leggermente inferiore ai 259 morti indicati da Draghi, che molto probabilmente ha fatto riferimento a un dato diffuso a metà dicembre 2020 dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). Secondo quest’ultima, al 17 febbraio i medici morti per Covid-19 sono stati in totale 319, ma questa statistica conteggia dei decessi diversi: considera, per esempio, anche i medici in pensione, ma non gli infermieri.

Quanto è calata l’aspettativa di vita

«L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4-5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo-due in meno per tutta la popolazione italiana»

Qui Draghi sembra dare per certo quella che, al momento, è soltanto una stima del professore di demografia all’Università di Padova Stefano Mazzuco.

A dicembre 2020 Mazzuco ha utilizzato i dati sulla mortalità Istat (per tutte le cause, non solo per Covid-19), aggiornati a fine settembre 2020, per stimare il calo dell’aspettativa di vita in Italia nello scorso anno. Secondo i suoi conti, in alcune delle province più colpite dall’epidemia (come per esempio Bergamo e Cremona) la speranza di vita degli uomini sarebbe diminuita circa cinque anni, la cifra indicata da Draghi. Il calo a livello nazionale sarebbe invece di circa 6 mesi.

Va però sottolineato che il dato corretto sarà molto probabilmente più grave, dal momento che le stime di Mazzuco non tengono conto dei dati Istat sulla mortalità della seconda ondata, non ancora disponibili a dicembre scorso. Sempre secondo Mazzuco, il calo indicato da Draghi è plausibile.

I dati sulla povertà

«Si è anche aggravata la povertà. I dati dei centri di ascolto Caritas, che confrontano il periodo maggio-settembre del 2019 con lo stesso periodo del 2020, mostrano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31 per cento al 45 per cento»

La statistica riportata dal presidente del Consiglio è contenuta nel “Rapporto 2020 su povertà ed esclusione in Italia”, pubblicato da Caritas a ottobre scorso. Il termine “nuovi poveri” indica chi per la prima volta ha dovuto rivolgersi ai centri di ascolto Caritas, il cui obiettivo è quello di aiutare le persone con maggiore vulnerabilità.

Ma come spiega il rapporto, questi dati «fanno presagire una crescita della povertà», non danno per certo un aggravamento della povertà come suggerito da Draghi (fenomeno comunque molto probabile vista la grave crisi economica in atto da mesi). Ad oggi i dati ufficiali più aggiornati sulla povertà nel nostro Paese sono quelli dell’Istat, che fanno riferimento a fine 2019, quando la povertà era leggermente calata, dopo anni di aumento.

Il crollo degli occupati

«Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393 mila) e lavoratori autonomi (-209)»

Questi dati sono corretti e sono contenuti nel rapporto Istat sullo stato dell’occupazione a dicembre 2020.

L’aumento delle disuguaglianze

«In assenza di interventi pubblici il coefficiente di Gini, una misura della diseguaglianza nella distribuzione del reddito, sarebbe aumentato, nel primo semestre del 2020 (secondo una recente stima), di 4 punti percentuali, rispetto al 34,8 per cento del 2019»

Anche questa affermazione è corretta, sulla base di alcune simulazioni contenute in uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia il 15 febbraio 2021.

Il coefficiente di Gini misura la distribuzione del reddito, confrontando la posizione reddituale di ciascuna famiglia con quella di tutte le altre famiglie, e viene espresso per definizione come un valore percentuale compreso tra 0 (perfetta uguaglianza tra le famiglie) e 100 (massima disparità di reddito).

Secondo i ricercatori della Banca d’Italia, nei primi sei mesi del 2020 il coefficiente di Gini sarebbe aumentato di 4 punti percentuali, rispetto all’anno prima, senza gli interventi pubblici messi in campo dal governo.

Che cosa dicono le previsioni Ue

«Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse — e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia – in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022»

La stima indicata è contenuta nelle “Previsioni d’inverno” 2021della Commissione Ue, pubblicate l’11 febbraio scorso, ma va fatta una precisazione. «Stimiamo che il Pil reale dell’Italia non ritorni ai livelli del 2019 prima della fine del 2022», si legge nel profilo dedicato al nostro Paese dalla Commissione. «Gli impatti sulla crescita delle politiche legate al Next Generation Eu non sono però incluse in questa previsione e potranno contribuire a un rialzo delle nostre stime».

Il contributo del turismo all’economia italiana

«Il turismo prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche»

Qui l’ex presidente della Banca centrale europea riporta un dato esagerato. Secondo le stime dell’Istat, il valore aggiunto del turismo al Pil italiano si attesta intorno al 6 per cento (poco più di 90 miliardi di euro), mentre supera il 13 per cento se si considera anche l’indotto, ossia quelle attività economiche che producono beni e servizi non imputabili esclusivamente al turismo (si pensi, per esempio, alla ristorazione e ai trasporti).

Sempre secondo Istat, nel 2019 gli occupati del settore turistico inteso in senso ampio – considerando anche settori che solo in parte sono connessi al turismo – erano oltre 1,6 milioni, poco più del 7,1 per cento del totale degli occupati nel nostro Paese.

I dati sulla cassa integrazione

«Sono stati sette milioni i lavoratori che hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore»

Questi numeri sono corretti, come si può verificare sul sito dell’Inps.

Il divario occupazionale tra donne e uomini

«Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10»

Draghi cita una statistica corretta. Secondo i dati Istat più aggiornati, a dicembre 2020 il tasso di occupazione maschile (15-64 anni) in Italia era del 67,5 per cento, il 18,9 per cento in più di quello femminile, contro una media europea di circa il 10 per cento.

Quanto è ampio il gap salariale in Italia

«L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa»

Anche in questo caso il presidente del Consiglio ha ragione. Ne avevamo scritto nel dettaglio in un fact-checking di ottobre 2019.

In conclusione

Abbiamo verificato dieci dichiarazioni del presidente Draghi, nel suo discorso per ottenere la fiducia al Senato, e l’ex presidente della Banca centrale europea non ha commesso errori gravi.

Nel complesso ha citato dati corretti, per esempio, sull’occupazione, sulla cassa integrazione, sul divario di genere in Italia, ma in alcuni casi è stato impreciso, particolare quando ha parlato del contributo del turismo sul Pil.