Il 12 gennaio 2020 il deputato del Partito democratico Andrea Orlando ha scritto su Twitter che, secondo i dati Eurostat, «tra i grandi Paesi europei l’Italia è quello con il divario più alto tra ricchi e poveri».
Ma è davvero così? Abbiamo verificato.
Le disuguaglianze
Come ha spiegato Eurostat in un approfondimento del 2017, «le disuguaglianze rappresentano una sfida multidimensionale», ossia possono essere considerate in molte dimensioni diverse. Per questo motivo, secondo Eurostat, è fondamentale chiarire due concetti chiave in questo ambito: la disparità dei risultati (reddito e ricchezza) e la disparità di opportunità.
Partiamo dal primo, che è poi quello a cui fa riferimento Orlando.
La disparità dei risultati
Per quantificare la disparità di risultati sono due gli indicatori comunemente usati dai ricercatori: da un lato c’è il cosiddetto “rapporto S80/S20”, dall’altro il coefficiente di Gini.
Vediamo che cosa dicono e se confermano la dichiarazione dell’ex ministro della Giustizia.
Il rapporto S80/S20
Il rapporto S80/S20, spiega Eurostat, «misura il reddito annuo del 20 per cento delle famiglie più ricche, rispetto al 20 per cento delle famiglie più povere».
Se un Paese avesse un rapporto S80/S20 pari a 1,0, ciò implicherebbe una perfetta parità di reddito: in poche parole, tutte le famiglie di quel Paese avrebbero lo stesso reddito annuo.
Tanto più un numero supera questo livello, maggiore è la disparità di reddito. Per esempio, un rapporto S80/S20 con un valore pari a 4,0 significa che il 20 per cento delle famiglie più ricche percepisce in un anno un reddito quattro volte maggiore rispetto a quello del 20 per cento delle famiglie più povere.
Come è messa l’Italia in questa speciale classifica europea? Se si guardano i dati Eurostat più aggiornati e relativi al 2018 (a cui tra l’altro fanno riferimento diversi articoli di giornali, usciti il 12 gennaio 2020 e che Orlando ha molto probabilmente usato come fonte), la risposta è “male”. Tra gli Stati membri Ue, il nostro Paese ha il quinto rapporto S80/S20 più alto su 28 (pari a 6,09) superato da Lettonia (6,78), Lituania (7,09), Romania (7,21) e Bulgaria (7,66).
In sostanza il 20 per cento delle famiglie più ricche in Italia ha un reddito annuale oltre sei volte superiore rispetto a quello del 20 per cento delle famiglie più povere. Questa statistica, come correttamente dice Orlando, è la più alta – seppur di poco – tra i «grandi Paesi europei»: nelle due posizioni subito sotto l’Italia ci sono infatti la Spagna (6,03) e il Regno Unito (5,95). La Germania ha poi un rapporto S80/S20 di 5,07 e la Francia di 4,23. La media Ue a 28 Stati è di 5,17.
La disparità di reddito in Italia, così come rilevata dall’indicatore S80/S20, nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017, quando aveva raggiunto un valore di 5,92. Nel 2008, ossia nell’anno di inizio della grande crisi economica, questa statistica era pari a 5,21. Dunque negli ultimi 10 anni la disuguaglianza di reddito nel nostro Paese è aumentata e, come ha spiegato l’economista Massimo Baldini in un’analisi del 2018 su lavoce.info, uno dei motivi principali è stato il calo più marcato dei redditi più bassi, che crescono anche più lentamente di quelli più alti.
Il coefficiente di Gini
Come abbiamo anticipato esiste poi un altro indicatore per quantificare le disuguaglianze di reddito, il coefficiente di Gini, che è quello usato più comunemente a livello internazionale.
Questo specifico indicatore, spiega Eurostat, «misura la distribuzione del reddito confrontando la posizione reddituale di ciascuna famiglia con quella di tutte le altre famiglie» e viene espresso per definizione come un valore percentuale compreso tra 0 e 100. Un indicatore pari a 0 identifica una perfetta uguaglianza di reddito tra le famiglie di un Paese, mentre un coefficiente di Gini pari a 100 significa che tutto il reddito generato dall’economia di un Paese va a una sola famiglia, generando una massima disparità di reddito.
Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2018 l’Italia aveva il sesto coefficiente di Gini (pari a 33,4) più alto tra gli Stati membri Ue, superata solo da Regno Unito (34,2 – con dati provvisori), Romania (35,1), Lettonia (35,6), Lituania (36,9) e Bulgaria (39,6). In questo caso la media Ue a 28 era di 30,9.
In Italia, nel 2008 il coefficiente di Gini era pari a 31,2: come nel caso del rapporto S80/S20, anche in questo caso è dunque aumenta la disuguaglianza nel tempo (anche nel 2017 era più bassa del 2018, con un Gini pari a 32,7).
Ricapitolando: per quanto riguarda il rapporto S80/S20 è vero che l’Italia è il Paese Ue, tra quelli più grandi, con la maggiore disparità di reddito tra le famiglie, mentre per quanto riguarda il coefficiente di Gini nel 2018 – dati più aggiornati –, tra i grandi Paesi Ue il Regno Unito ha fatto peggio di noi.
Le disparità di opportunità
Le disparità di opportunità possono contribuire alle disparità di reddito, e viceversa, e come spiega Eurostat fanno riferimento a «una combinazione di i) opportunità offerte a un individuo alla nascita, ii) scelte che ha fatto nella vita e iii) fortuna».
A differenza delle disparità di reddito però, le disparità di opportunità non sono misurate direttamente con indicatori standard, ma con statistiche indirette, come ad esempio quella sul rischio di povertà o di esclusione sociale per bambini e adolescenti.
Questo indicatore, in poche parole, stima quanti adolescenti con meno di 16 anni vivano, tra le altre cose, in famiglie con un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà o in condizioni di grave deprivazione materiale.
Anche in questo caso, l’Italia nel 2018 – dati più aggiornati – aveva le statistiche peggiori tra i grandi Paesi Ue. In quell’anno, il 30,6 per cento della popolazione under 16 era a rischio povertà o esclusione sociale. Una percentuale più alta di quelle di Regno Unito (29,6 per cento), Spagna (28,8 per cento), Francia (22,6 per cento) e Germania (17,3 per cento). La media Ue a 28 Stati è pari al 24 per cento.
Il verdetto
Secondo l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd), «Eurostat ci dice che tra i grandi Paesi europei l’Italia è quello con il divario più alto tra ricchi e poveri».
Quest’affermazione è vera se si prende in considerazione il rapporto S80/S20 del 2018 (dati più aggiornati a cui molto probabilmente far riferimento Orlando), anno in cui il 20 per cento delle famiglie più ricche in Italia aveva un reddito annuale oltre sei volte superiore rispetto a quello delle famiglie più povere.
Se si guarda al coefficiente di Gini, però, nello stesso anno il Regno Unito (seppure in base a dati provvisori) superava l’Italia.
In conclusione, Orlando si merita un “C’eri quasi”.
«Le agenzie di rating per la prima volta, due agenzie di rating, per la prima volta hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia. Dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia»
30 ottobre 2024
Fonte:
Porta a Porta – Rai 1