76 “fatti” a 30: Bonaccini vs Borgonzoni, al Resto del Carlino

Ansa
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Il 21 gennaio 2020, i due candidati principali alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, il presidente uscente Stefano Bonaccini (Partito democratico) e la candidata del centro-destra Lucia Borgonzoni (Lega), sono stati ospiti della redazione del Resto del Carlino, dove si sono confrontati su una serie di materie.

Le affermazione verificabili sono state numerosissime: 106 per la precisione, 76 di Bonaccini e 30 di Borgonzoni. In questo articolo non ne abbiamo verificato la veridicità, come facciamo normalmente, ma abbiamo fatto un’analisi quantitativa, dalla quale, come vedremo, emergono alcune informazioni sui due stili comunicativi dei candidati.

Chiariamo subito che con questa analisi non è nostra intenzione dare un giudizio di valore sull’utilizzo di più o meno dati da parte dei due contendenti.

Bonaccini vs Borgonzoni

Bonaccini e Borgonzoni sono stati chiamati a esprimersi su dieci argomenti (con due minuti a disposizione per argomento): “Sanità”, “Punti nascita”, “Lavoro”, “Tasse”, “Sicurezza”, “Autonomia regionale”, “Rapporti con il governo”, “Infrastrutture”, “Ambiente” e la “Campagna elettorale per il voto regionale”. I due candidati, alla fine del confronto, hanno poi avuto modo di fare un “Appello conclusivo al voto”.

Nei dieci argomenti trattati (più l’appello finale), secondo i nostri calcoli (qui consultabili) il candidato del centrosinistra Stefano Bonaccini ha rilasciato 76 dichiarazioni verificabili. Lucia Borgonzoni, candidata della Lega per il centrodestra, ne ha invece fatte 30.
Bonaccini ha fatto più dichiarazioni verificabili di Borgonzoni in otto categorie su dieci, e anche nell’appello al voto conclusivo. Borgonzoni ha invece fatto più dichiarazioni verificabili solo in materia di “Sicurezza” (quattro contro tre). In tema di “Lavoro” c’è stata parità, con sei dichiarazioni verificabili a testa.

La distanza maggiore tra i due candidati, quanto a dichiarazioni verificabili sullo stesso argomento, si è registrata su “Sanità”, “Rapporti con il governo”, “Infrastrutture” e “Ambiente”: in ognuna di queste categorie Bonaccini ha fatto otto dichiarazioni verificabili in più rispetto alla propria avversaria.

Le tematiche su cui il candidato del centro-sinistra ha fatto più dichiarazioni verificabili sono stati la “Sanità” (11), le “Infrastrutture” (10) e l’“Ambiente” (10). Borgonzoni ha invece fatto più dichiarazioni verificabili su “Lavoro” (6) e “Tasse” (5).

Mentre Bonaccini ha fatto dichiarazioni verificabili in tutti i dieci gli argomenti trattati, Borgonzoni non ha invece detto niente di verificabile in materia di “Rapporti con il governo” e di “Campagna elettorale”.

Gli argomenti su cui il presidente uscente ha fatto meno dichiarazioni verificabili sono state la “Sicurezza” (3) e la “Campagna elettorale” (2). Borgonzoni, tolti i due argomenti già citati sui quali non ha detto nulla di verificabile, ha fatto meno dichiarazioni verificabili in tema di “Infrastrutture” (2) e “Ambiente” (2).

Una considerazione da fact-checker

In quanto fact-checker non possiamo che essere felici che i politici portino a sostegno delle proprie tesi numeri, dati e fatti verificabili. Il nostro impegno quotidiano è infatti quello di analizzare le loro dichiarazioni e vedere quali sono corrette e quali no, e perché.

L’eccesso, però, anche nel ricorso ai numeri, rischia di essere dannoso per la qualità del dibattito pubblico. Lo sostiene ad esempio un articolo sul tema dei nostri colleghi britannici di Full Fact, la più prestigiosa realtà di fact-checking nel Regno Unito, in cui viene anche coniato un termine per questo fenomeno: il factbombing (letteralmente, “bombardamento di fatti”).

Nell’articolo di Full Fact si prende di mira la (cattiva) abitudine di Theresa May, all’epoca ancora prima ministra, e del leader dell’opposizione Jeremy Corbyn, di snocciolare lunghe serie di numeri e statistiche senza un particolare obiettivo (a parte sostenere genericamente che le cose vadano, rispettivamente, “bene” o “male”). Questo factbombing finisce con il rendere impossibile da seguire il dibattito, disorientare i cittadini e trasformare i confronti più in una gara a chi sa citare più (e meglio) determinati dati, che non in un utile confronto sulle materie oggetto di discussione.

Questo, a nostro giudizio, non è successo in modo particolarmente marcato nel confronto tra Bonaccini e Bergonzoni, dove il pur abbondante ricorso a numeri e fatti non ha oscurato la sostanza dello scontro sui temi.

È però comunque bene tenere a mente, per il prossimo futuro, questo campanello d’allarme che arriva dai colleghi del Regno Unito: attenzione a quando i politici in una loro dichiarazione elencano molti numeri e statistiche sconnessi tra loro perché questo può essere un modo per confondere le acque più che per fare chiarezza.

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