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Calenda sbaglia: il 30 per cento del grano in Italia non viene da Russia e Ucraina

| 16 marzo 2022
La dichiarazione
«Noi dall’Ucraina e dalla Russia importiamo il 30 per cento del grano»
Fonte: Oggi è un altro giorno – Rai 1 | 14 marzo 2022
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Verdetto sintetico
Il leader di Azione esagera.
In breve
  • Nel 2021 circa il 4 per cento delle importazioni di grano del nostro Paese è arrivato da Russia e Ucraina. TWEET
  • Russia e Ucraina pesano per circa il 30 per cento su tutte le esportazioni globali di grano tenero. TWEET
Il 14 marzo, ospite a Oggi è un altro giorno su Rai 1, il leader di Azione Carlo Calenda ha commentato (min. 1:32) il recente aumento in Italia dei prezzi di alcuni beni di prima necessità, causato in parte dall’inizio della guerra in Ucraina. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, una possibile soluzione per evitare ulteriori rincari è quella di diversificare le forniture. 

Qui Calenda ha fatto l’esempio del grano, che secondo il leader di Azione «importiamo» per un «30 per cento» dall’Ucraina e dalla Russia. «Se riusciamo a muoverci sul Canada, per esempio, che è un altro grande fornitore, allora il prezzo può rimanere abbastanza stabile», ha aggiunto Calenda.

Al di là della proposta sulla necessità di diversificare le forniture, davvero il 30 per cento di grano importato dall’Italia viene da Russia e Ucraina? Abbiamo verificato e questa percentuale, riferita al nostro Paese, è parecchio esagerata. È vero però che a livello mondiale i due Paesi in guerra hanno un grosso peso sul mercato del grano.

Da dove importa il grano l’Italia

Per verificare la dichiarazione di Calenda, abbiamo utilizzato [1] le elaborazioni più aggiornate sui dati Istat fatte dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), un ente pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero delle Politiche agricole. 

Nel 2021 l’Italia ha importato oltre 2,2 milioni di tonnellate di grano duro, utilizzato per produrre pane e pasta. A queste si aggiungono le oltre 4,5 milioni di tonnellate importate di grano tenero, usato invece per i dolci e altri prodotti lievitanti. Nel complesso, stiamo parlando di circa 6,8 milioni di tonnellate di grano importato dall’Italia dal resto del mondo. Quanto di questo grano viene dalla Russia e dall’Ucraina? In breve, la risposta è molto meno di quanto detto da Calenda.

L’anno scorso il nostro Paese ha infatti importato poco più di 96 mila tonnellate di grano tenero dalla Russia e circa 122 mila dall’Ucraina: messi insieme, fanno il 3,2 per cento di tutto il grano tenero importato nel 2021 dall’Italia. La percentuale scende se si guarda al commercio del grano duro: l’anno scorso l’Italia ne ha importato zero tonnellate dall’Ucraina e oltre 57 mila tonnellate dalla Russia, il 2,5 per cento sul totale. Mettendo insieme grano duro e quello tenero, il peso dei due Paesi in guerra sulle importazioni italiane è di circa il 4 per cento, una percentuale molto più bassa del «30 per cento» indicato dal leader di Azione. 

Nel 2021 quasi il 46 per cento del grano duro importato dall’Italia è arrivato dal Canada, correttamente citato da Calenda come un «grande fornitore». Per quanto riguarda il grano tenero, il principale esportatore verso l’Italia è stata invece l’Ungheria, con il 23 per cento sul totale importato dal nostro Paese, seguita dalla Francia, con il 16 per cento.
Tabella 1. I principali fornitori di grano duro dell’Italia – Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat
Tabella 1. I principali fornitori di grano duro dell’Italia – Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat
Tabella 2. I principali fornitori di grano tenero dell’Italia – Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat
Tabella 2. I principali fornitori di grano tenero dell’Italia – Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat

Perché il grano russo e ucraino è così importante

Il ruolo marginale di Russia e Ucraina, per quanto riguarda il commercio di grano con il nostro Paese, è stato sottolineato anche da Ismea il 9 marzo, in un’analisi sugli attuali scambi commerciali sui cereali a livello internazionale. La stessa Ismea ha però evidenziato (pag. 3) come Russia e Ucraina abbiano un grande peso sul commercio internazionale di grano e come la guerra tra questi due Paesi possa influenzare al rialzo il prezzo di questa materia prima. 

Russia e Ucraina rappresentano infatti rispettivamente il 21 per cento e il 10 per cento di tutte le esportazioni globali di grano tenero, che tra il 2018 e il 2020 hanno avuto un valore complessivo di quasi 178 milioni di tonnellate (cifra 15 volte superiore all’export globale del grano duro).

I mercati principali del grano tenero russo e ucraino non sono quelli europei o americani, ma l’Egitto, la Tunisia, la Turchia e alcuni Paesi asiatici e africani. L’impatto sui mercati internazionali potrà comunque essere consistente. «La guerra in corso può verosimilmente impedire l’accesso ai mercati del 30 per cento delle forniture di entrambi i Paesi in causa», ha scritto Ismea, aggiungendo che «un’aggravante a tale situazione è, inoltre, l’adozione da parte di singoli Stati di misure di restrizione al proprio export per tutelare l’approvvigionamento interno e il mercato (azione intrapresa dall’Ungheria che è il primo fornitore italiano)».

Prima di concludere, ricordiamo che l’Italia dipende molto dall’estero per il suo consumo di grano: il nostro Paese (dati 2020) importa infatti oltre il 60 per cento del grano duro che consuma in un anno e oltre il 40 per cento di quello tenero.

Il verdetto

Secondo Carlo Calenda, «noi dall’Ucraina e dalla Russia importiamo il 30 per cento del grano». Abbiamo verificato e questa percentuale è parecchio esagerata.

Nel 2021 l’Italia ha importato dai due Paesi oggi in guerra circa il 4 per cento del grano in arrivo dall’estero, considerando sia il grano duro che quello tenero. Una percentuale, dunque, molto più bassa del «30 per cento» di cui parla Calenda.

Questo dato corrisponde però al peso di Russia e Ucraina su tutte le esportazioni globali di grano tenero nel mondo. Per questo motivo, il perdurare del conflitto potrà portare a gravi conseguenze su questo mercato, con riflessi a livello internazionale.

Note

[1] Nel menù a tendina “Settore”, selezionare “Cereali, riso e derivati”. Nel menù “Gruppo”, selezionare “Cereali”. Nel menù “Categoria”, selezionare “Frumento”. Nel menù “Segmento” selezionare prima “Frumento duro”, poi “Frumento tenero”. Nel menù “Prodotto”, selezionare “Frumento duro” o “tenero”, escludendo le sementi. Nel menù “Indicatore” selezionare “Quantità” e in “Flusso” selezionare “Import”.

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