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Vero: il Pd ha introdotto una tassa fissa per i redditi milionari stranieri

| 26 ottobre 2022
La dichiarazione
«L’imposta fissa di 100 mila euro che sostituisce per 15 anni l’Irpef sui redditi prodotti all’estero per gli ipermilionari stranieri che trasferiscono la residenza in Italia è stata introdotta proprio dal Partito democratico»
Fonte: Camera dei deputati | 25 ottobre 2022
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Verdetto sintetico
La presidente del Consiglio ha ragione.
In breve
  • La legge di Bilancio per il 2017, approvata quando al governo c’era il Pd, ha introdotto un’imposta fissa da 100 mila euro, che chi trasferisce la residenza in Italia può pagare al posto delle normali imposte sui redditi prodotti all’estero. TWEET
  • Secondo la Corte dei Conti, ci sono dubbi che questa misura stia servendo davvero a favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti. TWEET
Nel pomeriggio di martedì 25 ottobre, dopo il suo primo discorso alla Camera da presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha replicato agli interventi di alcuni parlamentari. Tra le altre cose, la leader di Fratelli d’Italia ha difeso dalle critiche del centrosinistra la proposta del suo governo di aumentare il numero dei cittadini i cui redditi sono tassati con un’unica aliquota, pari al 15 per cento.

Secondo Meloni, in passato il Partito democratico ha attuato misure simili, per esempio introducendo un’«imposta fissa di 100 mila euro che sostituisce per 15 anni l’Irpef sui redditi prodotti all’estero per gli ipermilionari stranieri che trasferiscono la residenza in Italia». 

Abbiamo verificato e la leader di Fratelli d’Italia ha ragione.

Perché ai ricchi conviene venire in Italia

Alla fine del 2016, quando alla guida del governo si sono succeduti Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, entrambi del Partito democratico, il Parlamento ha approvato la legge di Bilancio per l’anno successivo, che, tra le altre cose, conteneva una misura pensata per convincere a trasferirsi in Italia i cittadini con redditi molto elevati. 

In base al provvedimento, dal 2017 le persone che non sono stati residenti in Italia per almeno nove degli anni precedenti possono spostare la residenza nel nostro Paese e pagare, al massimo per 15 anni, un’imposta fissa di 100 mila euro l’anno sui loro redditi prodotti all’estero. Quest’ultimi, dunque, non sono soggetti alla normale Irpef, ossia all’imposta sui redditi delle persone fisiche, che prevede una serie di aliquote a seconda della fascia di reddito. Inoltre, anche ai parenti dei beneficiari è esteso un regime favorevole, potendo pagare solo 25 mila euro di imposta fissa.

Negli ultimi anni vari quotidiani hanno presentato questa misura come la tassa “attira Super Paperoni”, dal momento che, per come è disegnata, è vantaggiosa soprattutto per chi ha redditi milionari. «L’obiettivo della tassa fissa non è mai stato quello di fare cassa, quanto piuttosto quello di far arrivare in Italia “super-consumatori” ad alta capacità di spesa, con effetti positivi sull’Iva e sull’indotto, in particolare del lusso», ha sottolineato Il Sole 24 Ore in un articolo del 2020. 

Secondo i dati più aggiornati della Corte dei Conti, per il periodo di imposta 2020 lo Stato ha incassato circa 64,2 milioni di euro grazie all’imposta fissa introdotta con la legge di Bilancio per il 2017. In quell’anno ne hanno beneficiato 790 contribuenti: 592 contribuenti principali e 198 familiari.

I dubbi sull’efficacia

Ci sono però dubbi sull’efficacia della misura, in base alle intenzioni con cui è stata introdotta. 

«Le scarne informazioni disponibili non consentono di conoscere l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né sulle imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo», ha scritto la Corte dei Corti in una relazione del 2021. Secondo la Corte, è «arduo valutare» se effettivamente la misura abbia raggiunto l’obiettivo di «di favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti». Il problema principale è che a beneficiare della misura sono soprattutto persone che «trasferiscono la propria residenza in Italia per finalità lavorative (come nel caso, probabilmente frequente, degli sportivi professionisti), residenziali o per altre ragioni, senza tuttavia esigere come pure ci si sarebbe dovuto attendere, un tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel Paese».

Prima di concludere, sottolineiamo che, come ha correttamente detto Meloni, la legge di Bilancio per il 2017 ha introdotto un’«imposta fissa» e non una vera e propria “tassa piatta”, o “flat tax”, come è solita chiamarla la Lega. La prima è una cifra fissa (in questo caso 100 mila euro), da pagare al posto delle normali imposte, la seconda è un’aliquota unica, ossia una percentuale che applicata al reddito da tassare determina il valore dell’imposta da pagare.

Il verdetto

Secondo Giorgia Meloni, «l’imposta fissa di 100 mila euro che sostituisce per 15 anni l’Irpef sui redditi prodotti all’estero per gli ipermilionari stranieri che trasferiscono la residenza in Italia è stata introdotta proprio dal Partito democratico». Abbiamo verificato e la presidente del Consiglio ha ragione.

La legge di Bilancio per il 2017, approvata quando al governo c’era il Pd, ha introdotto un’imposta fissa da 100 mila euro, che chi trasferisce la residenza in Italia può pagare al posto delle normali imposte sui redditi prodotti all’estero.

Secondo la Corte dei Conti, ci sono dubbi che questa misura stia servendo davvero a favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti.

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