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No, il governo Draghi-Lega non vuole più sbarchi per «aumentare il Pil»

| 23 aprile 2021
La dichiarazione
«Il governo Draghi, all’interno del Documento di Economia e Finanza, ha avuto l’ardore di scrivere [...] che l’Italia deve avere un terzo in più di immigrati per aumentare il Pil. Ecco spiegati gli 8.559 sbarchi dall’inizio del 2021 [...] , triplicati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (erano 3.263)»
Fonte: Facebook | 22 aprile 2021
Ansa
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Verdetto sintetico
Pinocchio andante
Il 22 aprile il deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha criticato su Facebook il governo Draghi – supportato dalla Lega – colpevole di aver scritto nel Documento di economia e finanza (Def) che «l’Italia deve avere un terzo in più di immigrati per aumentare il Pil».

Secondo Cirielli, questa affermazione spiegherebbe l’andamento degli sbarchi, «triplicati» a inizio 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il deputato ha anche pubblicato una grafica, con scritto: «Nuova follia del governo dei migliori», e un testo dove si legge la seguente frase evidenziata: «L’incremento del flusso netto migratorio di un terzo rispetto al previsto permetterebbe di diminuire il rapporto debito/Pil nel ventennio successivo» (vedremo meglio tra poco a che cosa si fa riferimento, ma il «permetterebbe» in questa frase è già meno forte del «deve» citato sopra).

La stessa accusa è stata fatta nelle ultime ore anche da altri esponenti di Fdi e dalla loro leader Giorgia Meloni, che su Facebook ha scritto: «Un altro smacco agli italiani. Nel Documento di economia e finanza, il governo ha scritto che, per aumentare il nostro Pil, abbiamo bisogno di più immigrati».

Che cosa c’è di vero in questa storia? Davvero il governo Draghi vuole fare aumentare i migranti sbarcati in Italia per far crescere l’economia del nostro Paese? Abbiamo verificato e le cose non stanno proprio come sono state descritte da Cirielli e da Fdi in generale. Vediamo perché.

Che cos’è il Def

Partiamo dall’oggetto del contendere. Il Documento di economia e finanza (Def) è il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio del nostro Paese. Qui il governo descrive quali sono i suoi obiettivi di medio-lungo termine per le finanze pubbliche e quali interventi vuole mettere in campo sul versante delle politiche pubbliche.

In base a una legge del 2009, ogni anno il governo deve trasmettere (art. 7) il Def al Parlamento entro il termine indicativo del 10 aprile. Quest’anno il governo Draghi ha approvato il Def il 16 aprile, che nei giorni successivi ha ricevuto il via libera di Camera e Senato.

Questo documento programmatico non è una peculiarità italiana. Come spiega un dossier del Parlamento, il Def si colloca al centro del cosiddetto “Semestre europeo”, ossia il processo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell’Ue. Le politiche descritte dal Def devono infatti rispettare i limiti imposti dal Patto di stabilità. Di norma, entro il 30 aprile il governo italiano – così come quello di tutti gli Stati Ue – deve poi inviare il “Programma di stabilità” e il “Programma nazionale di riforma” (che sono due sezioni del Def) all’Ue.

Quest’anno l’Italia ha deciso di non inviare il “Programma nazionale di riforma”, dal momento che entro il 30 aprile dovrà consegnare il “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, noto anche con il nome di Recovery plan, in cui le riforme giocano già un ruolo di primo piano.

Vediamo qual è il passaggio incriminato del Def del governo Draghi.

Che cosa c’è scritto nel Def

Come abbiamo visto, su Facebook il deputato Cirielli ha pubblicato una parte del Def, dove c’è scritto che «l’incremento del flusso netto migratorio di un terzo rispetto al previsto permetterebbe di diminuire il rapporto debito/Pil nel ventennio successivo». Questa frase è la prova che il governo vuole fare sbarcare più migranti per far scendere il debito pubblico e aumentare il Pil? Che cosa si intende per «ventennio successivo»?

La frase evidenziata da Cirielli proviene dalla sezione “Programma di stabilità” del Def, nella parte dedicata alle analisi sugli sviluppi futuri del rapporto debito/Pil italiano, in base anche alle dinamiche demografiche future. Qui rientrano l’invecchiamento della popolazione e i flussi migratori.

Il Def calcola uno scenario di riferimento (chiamato in gergo tecnico Epc-Awg) che deve rispettare una serie di indicazioni uniformi a livello europeo. Per quanto riguarda l’immigrazione, in questo scenario base si stima che il flusso netto di immigrati (ossia la differenza tra chi arriva in Italia e chi se ne va) sia di circa 213 mila unità in media ogni anno, fino al 2025, per poi decrescere a 190 mila. Si prospettano poi due scenari: che cosa succederebbe al rapporto debito/Pil con una diminuzione, o aumento, del flusso netto di immigrati del 33 per cento rispetto allo scenario base e a partire dal 2021.

Come si vede dal Grafico 1, un aumento di un terzo del flusso netto di immigrati permetterebbe di far diminuire il rapporto debito/Pil dopo il 2040. Un calo di questo flusso, invece, causerebbe una crescita del rapporto debito/Pil.
Grafico 1. Andamento del rapporto debito pubblico/Pil in base al variare del flusso netto di immigrati – Fonte: Def
Grafico 1. Andamento del rapporto debito pubblico/Pil in base al variare del flusso netto di immigrati – Fonte: Def
Ribadiamo che queste sono previsioni (un «esercizio di sensitività», com’è chiamato in gergo tecnico) sulla base di alcune variabili demografiche e di che cosa succederebbe in futuro, in base a diversi scenari. E rientra tra le modalità con cui deve essere stilato il “Programma di stabilità” da inviare all’Ue. Non significa che il governo intenda far arrivare più immigrati in Italia per risolvere il problema del debito. Eventualità neppure menzionata da un dossier del Parlamento sul tema.

Nel Def si evidenzia semplicemente quella che è una previsione, dati alcuni numeri di partenza. Da anni è risaputo che uno dei maggiori problemi del nostro Paese è la bassa natalità (una delle più basse in Europa) e l’invecchiamento della popolazione, con potenziali gravi ricadute sulla spesa pubblica e il debito. Come abbiamo spiegato in passato, gli immigrati hanno un’età media più bassa e hanno un minore impatto sulla spesa pubblica, per esempio sanitaria; tendenzialmente fanno più figli degli italiani; e in più, contribuiscono alla crescita del Pil.

Il precedente del 2011

Esercizi di previsione su debito/Pil, invecchiamento della popolazione e immigrati sono comuni ai vari Def. Curiosità: un calcolo simile è presente anche in quello approvato nel 2011, quando Giorgia Meloni era ministra del governo Berlusconi. Erano ovviamente altri tempi: stava arrivando la crisi economica, ma l’emergenza migranti era lontana. In quel Def si leggeva che «le conseguenze sulla sostenibilità della finanza pubblica di un maggior o minor flusso migratorio appaiono trascurabili». Come si vede dal Grafico 2, un maggiore immigrazione netta avrebbe fatto scendere più velocemente il rapporto debito/Pil, ma questo non significa che il governo di allora volesse far arrivare più immigrati.
Grafico 2. Andamento del rapporto debito/Pil, rispetto all’immigrazione, previsto nel Def 2011 – Fonte: Def 2011
Grafico 2. Andamento del rapporto debito/Pil, rispetto all’immigrazione, previsto nel Def 2011 – Fonte: Def 2011

Gli immigrati non sono tutti “sbarcati”

Un altro errore di Cirielli, e di altri esponenti di Fdi, è quello di appiattire il fenomeno dell’immigrazione con quello degli arrivi via mare. Nel suo post su Facebook, il deputato di Fdi ha scritto che l’aumento degli sbarchi – secondo lui in qualche modo promosso o comunque permesso dall’attuale governo Draghi, sostenuto dalla Lega – spiegherebbe e giustificherebbe le previsioni del Def, ma questo messaggio è fuorviante.

Partiamo dai numeri. Secondo Cirielli, dall’inizio del 2021 gli sbarchi sono stati 8.559, «triplicati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (erano 3.263)». Questi numeri sono corretti, ma sono aggiornati al 19 aprile, tre giorni prima del post di Cirielli su Facebook (al 22 aprile i dati erano di poco superiori e rimangono comunque distanti dal periodo emergenziale 2014-2017).

Come abbiamo anticipato, non tutti gli immigrati regolarmente residenti in Italia sono migranti sbarcati sulle nostre coste, anzi. Secondo i dati Istat più aggiornati, nel 2019 i permessi di soggiorno rilasciati a migranti per richieste di asilo sono stati circa 27 mila, il 15 per cento su oltre 177 mila permessi rilasciati. Come spiega Istat, i permessi rilasciati per richieste di asilo nel 2019 sono quelli che hanno tra l’altro registrato il «calo maggiore». Nel 2018 il rapporto tra permessi per asilo e quelli totali era stata superiore, intorno al 21,5 per cento.

In generale, i permessi di soggiorno rilasciati più diffusi sono quelli per motivi di ricongiungimento famigliare, 56,9 per cento sul totale nel 2019. Quelli per motivi di studio erano l’11,5 per cento e quelli per motivi di lavoro il 6,4 per cento.

Dunque se è vero che una parte dell’immigrazione italiana dipende da chi arriva via mare, è sbagliato far passare il messaggio che tutti gli immigrati in Italia siano migranti sbarcati.

Il verdetto

Secondo Edmondo Cirielli, nel Def il governo Draghi – supportato dalla Lega – ha scritto che «l’Italia deve avereun terzo in più di immigrati per aumentare il Pil». Questo, secondo il deputato di Fdi, spiegherebbe perché nel 2021 gli sbarchi sono «triplicati» rispetto all’inizio dello scorso anno.

In effetti, i dati di quest’anno dicono che gli sbarchi sono tre volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma questo c’entra poco o nulla con il Def.

Il Documento di economia e finanza, approvato dal governo e dal Parlamento, contiene alcune previsioni sul rapporto debito pubblico/Pil dei prossimi decenni, ma si tratta di un’esercizio senza implicazioni politiche. Si tratta di alcuni calcoli, su che cosa succederà sulla base di alcune assunzioni sull’immigrazione. Queste previsioni non sono una novità: sono presenti nei vari Def e si uniformano alle finalità di questo documento, che è quella di dire all’Ue quali sono i programmi economici e di bilancio del nostro Paese nei prossimi anni.

È vero che il Def prevede un miglior andamento del rapporto debito/Pil nei prossimi decenni se l’immigrazione dovesse crescere invece che diminuire. Ribadiamo che si tratta di una previsione, non di un obiettivo economico stabilito dal governo. Inoltre è sbagliato far passare il messaggio che tutti gli immigrati regolarmente residenti siano arrivati via mare. I permessi di soggiorno concessi per motivi asilo sono una minoranza sul totale.

Cirielli, in conclusione, si merita un “Pinocchio andante”.

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