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Vero: l’Italia è l’unica del G7 senza il salario minimo

| 03 luglio 2023
La dichiarazione
«Siamo l’unico Paese del G7 che non ha il salario minimo»
Fonte: la Repubblica | 02 Luglio 2023
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Il segretario di Azione ha ragione.
In breve
  • Tra i Paesi del G7 l’Italia è l’unico a non aver adottato un salario minimo per i lavoratori, presente invece da anni negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, in Germania, nel Regno Unito e in Giappone. TWEET
  • In base ai dati a disposizione, il nostro Paese è comunque tra i Paesi con la più alta copertura dei contratti collettivi nazionali. TWEET
Il 2 luglio, in un’intervista con la Repubblica, il segretario di Azione Carlo Calenda ha affermato che l’Italia è «l’unico Paese del G7» a non avere un salario minimo fissato per legge. «Se non ora quando?», si è chiesto il leader di Azione commentando la proposta di legge sul salario minimo annunciata nei giorni scorsi da tutti i partiti di opposizione, esclusa Italia Viva.

Al di là dell’opinione politica sulla proposta, abbiamo verificato ed è vero che l’Italia è l’unico tra i Paesi del G7 a non avere ancora introdotto un salario minimo.

Il salario minimo nel G7

Il G7 è un gruppo intergovernativo composto dai sette Paesi più industrializzati nel mondo. Oltre all’Italia fanno parte del G7 anche gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone, la Francia, la Germania e il Regno Unito. 

Come mostra un rapporto pubblicato a dicembre 2022 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), da tempo il salario minimo per i lavoratori dipendenti è presente in tutti gli Stati del G7, fatta eccezione per l’Italia. Un salario minimo è in vigore negli Stati Uniti, in Giappone, in Francia e in Canada da prima del 1990, quindi da oltre 30 anni. In Germania e nel Regno Unito è stato introdotto più di recente. 

Secondo i dati Ocse più aggiornati, tenendo conto della parità di potere d’acquisto, il Paese membro del G7 con il salario minimo reale più alto è la Francia, con 12,6 dollari l’ora, seguita dalla Germania (12,2), dal Regno Unito (11,3), dal Canada (10,6), dal Giappone (8) e dagli Stati Uniti (7,3).

Non tutti i Paesi membri dell’Ocse hanno un salario minimo fissato per legge: oltre all’Italia ci sono anche l’Austria, la Danimarca, la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia, la Svezia e la Svizzera. 

La copertura dei contratti nazionali

Nonostante l’assenza di un salario minimo, in Italia esistono comunque i contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) che stabiliscono i minimi salariali per diversi settori economici. 

Al momento non è facile stabilire con certezza quanti siano effettivamente i lavoratori dipendenti in Italia coperti da un contratto nazionale. In ogni caso la percentuale di lavoratori che hanno un contratto collettivo nazionale «è più alta rispetto alla media degli altri Paesi, sicuramente superiore all’80 per cento individuato dall’Unione Europea come limite sotto il quale va ampliata la contrattazione collettiva», ha detto a Pagella Politica Francesco Seghezzi, presidente di Fondazione Adapt, un’associazione che si occupa di studi e ricerche sul tema del lavoro. «Non è comunque possibile dire se sia pari all’85, al 90 o al 100 per cento perché non abbiamo gli strumenti per dirlo».

Secondo i dati Ocse più aggiornati relativi al collective bargaining coverage, ossia «alla quota di lavoratori coperti da contratti collettivi validi in vigore», la percentuale italiana è in realtà pari al 100 per cento. Questo dato però va preso con cautela, perché questi dati si limitano a rilevare la situazione normativa. «In Italia potenzialmente tutti i lavoratori sono tutelati da un contratto collettivo perché nel momento in cui vanno da un giudice a denunciare una situazione lavorativa non conforme questi è tenuto in automatico a inquadrare il lavoratore nel Ccnl di riferimento», ha spiegato Seghezzi.

In termini di confronto, nel 2020 i lavoratori coperti da contratto collettivo erano il 12 per cento negli Stati Uniti e il 17 per cento in Giappone. 

Il verdetto

Secondo Calenda l’Italia è l’unico Paese membro del G7 a non aver adottato un salario minimo per i lavoratori. L’affermazione del leader di Azione è corretta: Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Giappone hanno tutti adottato un salario minimo legale almeno dagli anni Novanta. 

Allo stesso tempo l’Italia ha una percentuale molto alta di lavoratori tutelati dalla contrattazione collettiva, superiore all’80 per cento e alla media degli altri Paesi Ocse.

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