In un messaggio sul suo profilo Facebook, il leader della Lega Nord ha risposto a suo modo a una critica di Matteo Renzi, che lo accusava di perdere tempo facendo viaggi in Russia. Salvini ha ricordato a Renzi – l’“imbecille” della dichiarazione – il presunto costo altissimo delle sanzioni sulla nostra economia e citando il Paese orientale come esempio di “buongoverno” per il suo sistema di tassazione. Vediamo se la tassazione della Federazione russa è così favorevole come dice il leader della Lega.



Che cos’è la “tassa unica”



La “tassa unica” di cui parla Salvini è la traduzione di flat tax, ovvero un’imposta sul reddito proporzionale, con un’aliquota fissa. Questo principio di base significa in concreto che all’aumentare del reddito il contributo dovuto aumenta in modo direttamente proporzionale. Notiamo subito che, in linea di principio, la Costituzione italiana indica (all’art. 53) un diverso principio fondamentale di tassazione per il nostro Paese, cioè quello progressivo: all’aumentare del reddito, la tassazione aumenta invece in modo più che proporzionale.



La Lega Nord ha indicato da tempo proprio la flat tax come sua proposta principale in campo fiscale e ha presentato un disegno di legge in tal senso alla Camera, lo scorso 12 giugno. L’aliquota proposta di solito dalla Lega è del 15%, anche se i documenti politici sul sito parlano della possibilità di declinarla in diversi modi e con diverse aliquote. Altre volte in passato Salvini ha parlato di un’aliquota al 20%.



Chi usa la flat tax



Anche se l’idea di un’aliquota fissa sui redditi non è certo nuova, fino all’inizio degli anni Novanta solo pochi Stati e territori autonomi usavano questo tipo di sistema fiscale, in particolare Hong Kong (dove era opzionale), la Bolivia (con aliquota al 13%) e la Giamaica (aliquota al 25%).



Negli ultimi vent’anni, invece, è rinato un certo interesse per la flat tax, nella fattispecie tra i Paesi dell’ex Unione Sovietica. L’Estonia ha aperto la strada introducendola nel 1994, ma è stata soprattutto la riforma fiscale russa all’inizio del 2001 a ispirare diversi altri Paesi come la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Romania.



La tassazione sui redditi personali in Russia si basa, infatti, su un’aliquota del 13% per tutti i residenti nel Paese (per gli stranieri sale al 30%). Per quanto riguarda i professionisti, la tassazione è in effetti assimilata a quella dei profitti delle imprese, come spiega questa scheda della società di consulenza Deloitte. L’aliquota standard sui guadagni delle imprese è però del 20% (ridotta dal 24% nel 2009) e non del 7, come sostiene Salvini. Oltre alle imposte sul reddito, anche per i contribuenti russi esistono naturalmente i contributi per la previdenza sociale (principalmente per le pensioni e la sanità).



Come spiega questo studio del Fondo Monetario Internazionale, la riforma fiscale russa del 2001 è stata particolarmente influente sulle politiche fiscali di altri Paesi perché sembra aver avuto un grande successo: l’anno successivo alla sua introduzione, infatti, ha visto un marcato aumento delle entrate dalle imposte sul reddito, di circa il 26% in termini reali.



Lo studio del Fondo Monetario Internazionale sottolinea come il tasso di evasione fiscale è diminuito dopo la riforma, ma conclude ammettendo che non si può sostenere in modo certo che gli ottimi risultati della riforma vengano dalle sue caratteristiche – in altre parole, che siano dovute proprio all’introduzione di una flat tax – e non derivino da altri fattori, come ad esempio i maggiori controlli.



Il verdetto



Matteo Salvini cita correttamente la peculiarità principale della tassazione russa sui redditi: un’aliquota fissa al 13%. Il dato che dichiara per le imprese è però impreciso. “C’eri quasi” per il leader della Lega Nord.