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No, l’Italia non ha «98 milioni» di prestazioni sanitarie arretrate

| 23 marzo 2023
La dichiarazione
«Abbiamo 98 milioni di prestazioni sanitarie arretrate»
Fonte: DiMartedì – La7 | 21 marzo 2023
ANSA
ANSA
Verdetto sintetico
Calenda dà una lettura scorretta dei dati.
In breve
  • Secondo i dati di Agenas nel 2019, l’anno precedente alla pandemia di Covid-19, sono state erogate 228,2 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale, nel 2020 163,8 milioni e nel 2021 194,3 milioni. TWEET
  • Calenda e Azione hanno sommato la differenza tra le prestazioni del 2019 e del 202o e quella tra le prestazioni del 2019 e il 2021, ottenendo 98 milioni di prestazioni. TWEET
  • Agenas ha spiegato a Pagella Politica che è però scorretto interpretare queste 98 milioni di prestazioni come prestazioni arretrate. I dati di Agenas danno comunque un’idea dell’enorme impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul sistema sanitario. TWEET
Il 21 marzo, ospite a DiMartedì su La7, il segretario di Azione Carlo Calenda ha dichiarato (min. -1:53:27) che in Italia ci sono «98 milioni» di prestazioni sanitarie arretrate. Da giorni Calenda continua a ripetere questo numero, per esempio in interviste, sui social e nella sua newsletter personale.

Ma qual è la fonte di questo dato? E quanto è corretta la lettura data dal leader di Azione? Abbiamo verificato e c’è qualcosa che non torna.

Che cosa dice Agenas

I «98 milioni» di prestazioni sanitarie arretrate di cui parla Calenda sono citate (pag. 4) nel piano per ridurre le liste d’attesa nella sanità presentato da Azione il 9 marzo: qui si legge che in Italia «ci sono 98 milioni di prestazioni in arretrato rispetto al 2019». Come fonte viene indicata l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), un ente pubblico che svolge attività di ricerca sul servizio sanitario nazionale per il Ministero della Salute. 

Sul portale statistico di Agenas sono presenti i dati, divisi per trimestri, sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate negli ultimi quattro anni. Qui rientrano per esempio le cosiddette “prime visite”, dove un potenziale problema di salute (dalla ginecologia all’oculistica, passando per i vari settori sanitari) di un paziente viene esaminato per la prima volta, e le “visite di controllo”, in cui il problema viene rivalutato.

Nel 2019, l’anno precedente allo scoppio della pandemia di Covid-19, le prestazioni erogate sono state 228,2 milioni, nel 2020 163,8 milioni, nel 2021 194,3 milioni e nel 2022 205,7 milioni. Da dove vengono le «98 milioni» di prestazioni arretrate citate da Calenda e da Azione? Come spiega un grafico contenuto nel piano sulle liste di attesa, il partito ha sommato la differenza tra le prestazioni erogate nel 2019 e nel 2020 (oltre 64 milioni) e quella tra le prestazioni erogate nel 2019 e il 2021 (quasi 34 milioni), ottenendo così il dato delle 98 milioni di prestazioni considerate “in arretrato”. Nel grafico di Azione non sono stati invece considerati i dati di Agenas del 2022.

In ogni caso la lettura data da Calenda e dal suo partito alle statistiche di Agenas è scorretto. Come hanno confermato a Pagella Politica fonti dell’agenzia, è sbagliato dire che in Italia ci sono 98 milioni di prestazioni arretrate sulla base delle differenze tra le prestazioni erogate nel 2021 e 2020 e quelle nel 2019. I dati di Agenas servono per dare un ordine di grandezza dell’enorme impatto che la Covid-19 ha avuto sulle prestazioni del sistema sanitario. Ma da qui a quantificare in 98 milioni le prestazioni sanitarie arretrate si fa un passaggio che è sbagliato (tra l’altro, seguendo il ragionamento impreciso di Azione, le prestazioni arretrate sarebbero ancora di più se si aggiungesse la differenza tra quelle del 2022 e il 2019). Fonti dell’agenzia hanno spiegato a Pagella Politica che, per esempio, non necessariamente tutte le prestazioni non eseguite a causa della pandemia dovevano essere per forza recuperate. Per esempio un paziente con un problema a un occhio poteva essere guarito senza più la necessità di essere visitato. Inoltre, hanno aggiunto le fonti di Agenas, non necessariamente nel 2020, nel 2021 e nel 2022 si sarebbero dovute tenere le stesse prestazioni sanitarie del 2019: senza pandemia, magari sarebbero state di meno o di più. 

Come abbiamo visto, la differenza tra le prestazioni del 2022 e il 2019 si è ridotta ulteriormente rispetto ai due anni di pandemia. L’anno scorso sono state erogate oltre 22 milioni di prestazioni in meno rispetto al 2019, ma anche qui sarebbe scorretto dire che queste prestazioni oggi sono in arretrato. Ci sono poi ampie differenze (scheda 6) tra le regioni: nel 2022 la Regione Toscana (primo posto) ha erogato lo 0,8 per cento in più di prestazioni rispetto al 2019, mentre la provincia autonoma di Bolzano (ultimo posto) il 45,3 per cento in meno. La media nazionale è pari a -9,8 per cento.

Il verdetto

Carlo Calenda ripete che in Italia ci sono «98 milioni» di prestazioni sanitarie arretrate. Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e la lettura che ne dà il leader di Azione è scorretta. 

Secondo i dati di Agenas, nel 2019, l’anno precedente alla pandemia di Covid-19, sono state erogate 228,2 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale, nel 2020 163,8 milioni e nel 2021 194,3 milioni. Calenda e Azione hanno sommato la differenza tra le prestazioni del 2019 e del 202o e quella tra le prestazioni del 2019 e il 2021, ottenendo 98 milioni di prestazioni. Agenas ha spiegato a Pagella Politica che è però scorretto interpretare queste 98 milioni di prestazioni come prestazioni arretrate. I dati di Agenas danno comunque un’idea dell’enorme impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul sistema sanitario.

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