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Calenda sbaglia sul gettito della patrimoniale in Francia

| 17 marzo 2023
La dichiarazione
«La patrimoniale sui grandi patrimoni ha dato in Francia 400 milioni di euro»
Fonte: Collettiva.it | 16 marzo 2023
ANSA
ANSA
Verdetto sintetico
Il leader di Azione sbaglia, facendo confusione con un’altra imposta.
In breve
  • Nei dieci anni prima del 2018, quando Macron ha deciso di eliminarla, l’Impôt de solidarité sur la fortune generava in media un gettito di circa 4,6 miliardi di euro l’anno. TWEET
  • I 400 milioni di euro di cui parla Calenda fanno riferimento al gettito raccolto in due anni da un’imposta, poi eliminata, introdotta da Hollande sui redditi oltre un milione di euro. TWEET
Il 16 marzo il segretario di Azione Carlo Calenda è stato ospite del Congresso nazionale della Cgil a Rimini insieme ai leader degli altri partiti dell’opposizione. In un botta e risposta con uno spettatore, Calenda ha criticato (min. 39:05) la proposta di introdurre una nuova imposta patrimoniale in Italia, dicendo che in Francia, quella sui «grandi patrimoni», ha portato nella casse dello Stato solo «400 milioni di euro». «Sono scappati tutti da un’altra parte», ha poi aggiunto il leader di Azione.

La dichiarazione di Calenda è supportata dai numeri oppure no? Abbiamo verificato e il leader di Azione sbaglia, facendo confusione con un’altra imposta.

Che cos’è la patrimoniale

La definizione di “imposta patrimoniale” è piuttosto vaga: qui rientrano infatti tutte quelle imposte pagate da un contribuente sul proprio patrimonio immobiliare o mobiliare, come le case, le auto o i soldi in banca, al netto dei debiti. In Italia un esempio di imposta patrimoniale è l’Imu sulle seconde case o il bollo dell’auto. 

Quanto si parla di “imposta patrimoniale” più genericamente si fa riferimento a un’imposta che colpisce tutta la ricchezza netta di un contribuente, ossia la sua ricchezza tolti i debiti. In Italia un’imposta di questo tipo non esiste. Alla fine del 2021 Sinistra italiana ha presentato un disegno di legge per eliminare le imposte patrimoniali oggi esistenti nel nostro Paese e sostituirle con un’unica imposta patrimoniale sulle ricchezze nette superiori ai 500 mila euro. 

All’inizio degli anni Novanta 12 Paesi tra quelli membri dell’Ocse avevano un’imposta patrimoniale che si applicava alla ricchezza netta dei suoi contribuenti, ma negli anni successivi questo numero si è ridotto a soli tre Paesi. 

Chiariamo che lo scopo di questo articolo non è quello di passare in rassegna i pro e i contro di un’eventuale patrimoniale, ma è quello di quantificare quanto gettito ha generato un’imposta di questo tipo in Francia.

La patrimoniale in Francia

Quando si parla di patrimoniali, la Francia è un caso emblematico. Nel 1982 l’allora presidente della Repubblica Francois Mitterand ha introdotto l’Impôt sur les grandes fortunes (in italiano “imposta sulle grandi ricchezze”), poi abolita dal presidente Jacques Chirac tra il 1987 e il 1989 e reintrodotta da Mitterand nel 1989 con un nome un po’ diverso, Impôt de solidarité sur la fortune (Isf, in italiano “imposta di solidarietà sulla ricchezza”). 

Nel 2018 l’attuale presidente francese Emmanuel Macron ha deciso di riformare questa imposta, tassando solo il patrimonio immobiliare. In precedenza la Isf riguardava tutta la ricchezza netta dei contribuenti, con alcune eccezioni. Entro una determinata soglia patrimoniale, cambiata varie volte nel corso del tempo, l’imposta non andava pagata, mentre superata questa soglia l’aliquota dell’imposta aumentava progressivamente.  

Fino a quando è rimasta in vigore, è vero che l’Isf ha portato un gettito nelle casse dello Stato pari a soli «400 milioni di euro», come ha detto Calenda durante il Congresso della Cgil? La risposta è no. Secondo i dati dell’istituto nazionale di statistica francese, nei dieci anni precedenti al 2018 l’Isf ha portato all’erario circa 4,6 miliardi di euro l’anno, poi scesi dopo l’intervento di Macron. Stiamo parlando di un valore pari a circa lo 0,2 per cento del Pil francese.

L’errore di Calenda

Da dove vengono dunque i «400 milioni di euro» citati da Calenda come gettito dell’imposta sui grandi patrimoni in Francia? Con tutta probabilità il leader di Azione ha fatto confusione, facendo riferimento a quanto incassato dall’erario francese per un’imposta introdotta dal presidente Francois Hollande nel 2012. L’imposta in questione non aveva colpito però la ricchezza netta dei contribuenti, ma il loro reddito: applicava infatti un’aliquota del 75 per cento per chi aveva ricavi superiori al milione di euro. Dunque non si trattava di un’imposta patrimoniale. 

Come spiega l’agenzia stampa Reuters, secondo i dati del Ministero dell’Economia francese, nel suo primo anno l’imposta voluta da Hollande aveva generato un gettito di 260 milioni di euro, nel secondo anno di 160 milioni di euro: nel complesso circa 420 milioni di euro, prima che l’imposta fosse eliminata.

Gli studi sui contribuenti in fuga

Nel 2018 l’Ocse ha pubblicato un rapporto dedicato alla letteratura scientifica sulle imposte patrimoniali nel mondo, analizzando uno dei loro possibili effetti negativi: la fuga dei contribuenti, o meglio dei loro capitali, in un altro Paese per evitare di pagare nuove tasse. «Gli studi empirici sugli effetti delle imposte patrimoniali sulle fughe di capitali e sugli espatri sono molto limitati», sottolineava il rapporto dell’Ocse. 

Un paio di studi, citati dal report dell’Ocse, si sono concentrati proprio sul caso francese. Secondo una ricerca del 2007, la Isf avrebbe avuto più conseguenze negative che positive, con una parte dei capitali spostati all’estero per evitare l’imposta. Un’altra ricerca del 2008, invece, è giunta a conclusioni opposte, stimando che l’evasione era limitata se paragonata al gettito generato dall’imposta. 

In generale «le evidenze raccolte dai governi su questo tema tendono a essere aneddotiche», ha sottolineato l’Ocse. Per esempio, spesso non è semplice stabilire se un contribuente ha spostato la propria residenza all’estero solo per evitare l’imposta patrimoniale o per altri motivi. La stessa Ocse ha suggerito una serie di accorgimenti per limitare l’evasione nel caso si volesse introdurre una patrimoniale sulla ricchezza netta.

Il verdetto

Secondo Carlo Calenda, in Francia l’imposta patrimoniale sui «grandi patrimoni» ha generato un gettito di soli 400 milioni di euro. Abbiamo verificato e il leader di Azione sbaglia, facendo confusione con un’altra imposta. 

Nei dieci anni prima del 2018, quando Macron ha deciso di eliminarla, l’Impôt de solidarité sur la fortune generava in media un gettito di circa 4.6 miliardi di euro l’anno. I 400 milioni di euro di cui parla Calenda fanno riferimento al gettito raccolto in due anni da un’imposta, poi eliminata, introdotta da Hollande sui redditi oltre un milione di euro.

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