Il deputato del Partito Democratico Ivan Scalfarotto, durante una intervista rilasciata all’Agenzia Giornalistica il Velino, ha dichiarato che nel 2017 le esportazioni italiane verso la Russia sono cresciute del 20 per cento. Un dato che, secondo l’esponente PD, dimostrerebbe come sia possibile «fare un buon lavoro» pur rispettando le decisioni della comunità internazionale.



Verifichiamo.



L’invasione della Crimea e le sanzioni occidentali



Dopo mesi di tensioni e proteste in Ucraina, che avevano portato alla caduta del governo del presidente filorusso Viktor Yanukovitch, il 27 febbraio 2014 uomini armati presero il controllo del Parlamento locale della Crimea, issando la bandiera russa e avviando una serie di eventi che avrebbe portato all’annessione unilaterale della regione alla Federazione Russa. A marzo il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea condannò la violazione della sovranità e dell’integrità dell’Ucraina da parte della Russia.



Tra il luglio e il settembre 2014, l’Unione europea introdusse una serie di misure restrittive che coinvolgevano i mercati dell’Unione e quello russo. Queste misure ancora oggi limitano la possibilità, per alcune banche e società russe, di accedere a capitali Ue, vietano l’importazione e l’esportazione di armi o di materiale militare, e limitano l’accesso russo ad alcuni servizi e tecnologie sensibili che possono essere usati in campo petrolifero.



Le contro-sanzioni russe



Queste sanzioni sono state regolarmente confermate dall’Ue con scadenza semestrale dal 2014 a oggi. Come riporta il Consiglio europeo, «le sanzioni economiche sono attualmente prorogate fino al 31 gennaio 2019».



In risposta alle misure occidentali, Mosca ha adottato – a partire dall’agosto 2014 – alcune contro-sanzioni che miravano a limitare le importazioni di prodotti agricoli, macchinari e alimenti provenienti dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da tutte quelle nazioni che avevano imposto sanzioni.



L’export italiano verso la Russia



L’Italia si piazza in seconda posizione tra i Paesi dell’Unione Europea per il valore assoluto delle esportazioni verso la Russia, preceduta solamente dalla Germania.



Il nostro export verso la Russia, come d’altra parte quello della Germania e di altri Paesi Ue, è calato in maniera considerevole dopo il 2013. Alla fine di quell’anno, infatti, il valore dei beni esportati verso Mosca ammontava a circa 11 miliardi (10,771) di euro. Come evidenzia la tabella sottostante, da quel periodo in poi il valore delle esportazioni è calato costantemente. Fino all’inversione di tendenza avvenuta nel 2017.



Nello specifico, nel 2016 il nostro export è arrivato a perdere fino a 4 miliardi di euro rispetto al 2013. Una diminuzione di quasi il 40 per cento (tabella sottostante).






Tabella 1: Export verso la Russia dei 5 principali esportatori europei dal 2013 al 2017 – Fonte: Eurostat, Eu trade since 1988 by SITC



Come anticipato, nel 2017 si è verificata una ripresa rispetto ai livelli dell’anno precedente, con una crescita delle esportazioni di 1,294 miliardi di euro dal 2016, ossia un incremento del 19,34 per cento sull’anno precedente. Circa il 20 per cento citato da Ivan Scalfarotto.



Una ripresa europea




Il trend di ripresa sembra caratterizzare tutti e cinque i principali esportatori europei verso la Russia, e su scala simile.



Questa ripresa è evidente anche se si guarda alle esportazioni dell’intera Unione europea: nel 2017 è stato registrato un balzo in avanti pari a circa 14 miliardi (13,723 miliardi, +18,94 per cento) rispetto al 2016. Una variazione in termini percentuali non dissimile da quella fatta registrare dal nostro Paese.






Tabella 2: Export verso la Russia dell’Ue (2013-2017) – Fonte: Eurostat, Eu trade since 1988 by SITC



Dobbiamo sottolineare come la crescita delle esportazioni sia avvenuta anche se il regime delle sanzioni è ancora in vigore ed è stato esteso alcuni mesi fa sia dall’Ue sia dalla Russia.



Perché c’è stata una ripresa?



A questo punto è facile ipotizzare che, dato che questa ripresa non è una peculiarità italiana e le sanzioni sono ancora in vigore, i meriti dell’inversione di tendenza stiano altrove rispetto a un nostro particolare “buon lavoro”.



Infatti, la ragione della ripresa sembra risiedere soprattutto nella crescita dell’economia russa, legata – come avevamo verificato in passato – soprattutto all’andamento del prezzo del petrolio.



L’economia russa nel 2017



La stessa Ice, l’ente pubblico che si occupa di commercio estero, conferma questa ipotesi, affermando che la «ragione del notevole incremento dell’interscambio sono il ritorno della dinamica positiva del Pil russo, il rafforzamento del rublo dopo un periodo di forte volatilità e il proseguimento dell’adattamento dell’economia russa in un contesto di prezzi del petrolio relativamente bassi».



Per quanto riguarda la ripresa del rublo nei confronti dell’euro, i dati della Bce danno le dimensioni del fenomeno. Un euro valeva 80 rubli all’inizio del 2016 (arrivando fino a toccare quota 92 rubli per euro nel gennaio di quell’anno) ma era poi calato sino a 60 rubli nell’aprile dell’anno successivo, senza mai superare quota 70 nel corso del 2017.



Allo stesso tempo, i dati del Fondo Monetario Internazionale mostrano come tra il 2016 e il 2017 il Pil reale russo sia tornato a crescere (-0,2 per cento nel 2016 contro +1,5 per cento del 2017), mentre l’inflazione è diminuita del 3,4 per cento (dal 7,1 per cento nel 2016 al 3,4 per cento del 2017).



Questi dati sono probabilmente essenziali per spiegare l’aumento del totale delle importazioni della Federazione Russa, cresciute di 46,631 miliardi* di dollari tra il 2016 e il 2017.



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Grafico 1: Importazioni russe in milioni di dollari dal 2008 al 2017 – Fonte: OCSE, Trade in goods*



In definitiva, sembra che l’incremento delle esportazioni del nostro Paese verso Mosca – e allo stesso tempo di tutta l’Ue – siano collegati ad un aumento del potere di acquisto del rublo (quindi a un calo del costo dei beni denominati in euro) e della domanda interna russa dovuta alla ripresa economica del 2017.



Il verdetto



Ivan Scalfarotto ha dichiarato che le esportazioni del nostro Paese verso la Russia sarebbero aumentate del 20 per cento nel 2017, trend che dimostrerebbe come sia possibile mantenere vivo il commercio con Mosca pur applicando le sanzioni approvate dalla comunità internazionale.



I dati confermano che nel 2017 le esportazioni verso la Russia sono aumentate di circa 20 punti percentuali (+19,34 per cento) nonostante il permanere delle sanzioni. Allo stesso tempo, l’aumento delle importazioni in Russia va spiegato soprattutto con l’apprezzamento del rublo e la crescita del Pil russo, legata a doppio filo all’andamento del prezzo del greggio. Dunque non sarebbe tanto un eventuale “buon lavoro” da parte delle imprese o del governo a determinare questa ripresa dell’export italiano verso Mosca, quanto altre variabili macroeconomiche. I numeri sono giusti, mentre sulle cause Scalfarotto sembra un po’ troppo ottimista: per lui un “C’eri quasi”.



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* Per vedere il grafico selezionare Perspectives – Imports > Countries – Russia > Time – 2008-2017.



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2018-10-23 15:21:40 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
C’eri quasi
«Vorrei ricordare nel 2017 abbiamo fatto +20% di esportazioni in Russia. Questa è la prova che, nonostante le sanzioni, si può fare un buon lavoro anche stando con la comunità internazionale»
Ivan Scalfarotto
Deputato Partito democratico
https://agvilvelino.it/article/2018/10/17/russia-scalfarotto-pd-salvini-sta-meglio-in-russia-ci-rimanga/
Agenzia Giornalistica il Velino
mercoledì 17 ottobre 2018
2018-10-17