L’antefatto



Il Movimento 5 Stelle è stato di recente duramente attaccato dal New York Times per le sue posizioni sui vaccini. Alla piccata risposta di Beppe Grillo, che ha accusato – ingiustamente – l’autorevole testata americana di diffondere “fake news”, sono seguite altre dichiarazioni infuocate. L’ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha accusato il M5S di aver fatto fare all’Italia “una figuraccia internazionale allucinante”.



È in questo contesto che si inserisce la dichiarazione della senatrice Taverna, che accusa Renzi di essere lui il responsabile del calo delle vaccinazioni e gli rinfaccia di aver “sempre scherzato con la salute degli italiani”, considerato il taglio alla sanità pubblica. Un’accusa questa poi ripresa anche da Roberto Fico, deputato del M5S, che afferma di “non prendere lezioni da chi ha tagliato 4 miliardi di euro alla sanità”.



Alla controffensiva dei pentastellati ha poi risposto Federico Gelli, deputato e responsabile sanità nazionale del Partito Democratico, che ha dichiarato: “Non so se Fico è in malafede, mal consigliato o semplicemente disinformato. Il Fondo sanitario nazionale, con il governo Renzi, dal 2014 ad oggi è passato dal 109 a 113 miliardi”.



Chi ha ragione?



Per stabilirlo bisognerebbe prima trovare una definizione di “taglio”. Se infatti con questo termine si considerano anche i mancati aumenti e le riduzioni degli aumenti previsti, hanno ragione i pentastellati. Se invece con “taglio” si intende solo una riduzione effettiva dei fondi destinati alla sanità, allora hanno ragione i democratici.



Nel 2014, anno in cui Renzi diventa presidente del Consiglio, il fondo sanitario nazionale ammontava infatti a 109,928 miliardi. A seguito di una leggera contrazione nel 2015, che ha portato il fondo a 109,715 miliardi, nel 2016 il finanziamento è cresciuto fino a 111 miliardi (vedremo in dettaglio nel prossimo paragrafo come si è arrivati a queste cifre). Dunque considerando i numeri in valore assoluto è falso che ci sia stato un “taglio”: l’ammontare del fondo sanitario nazionale è andato crescendo durante gli anni del governo Renzi.



Non è tuttavia vero che nel 2016 si raggiungano i 113 miliardi citati da Gelli. Tale cifra è stata prevista con la legge di stabilità per il 2017 (art.1 comma 392) solo a partire da quell’anno. Oltretutto un ricorso in Corte Costituzionale da parte delle Regioni a statuto speciale ha portato a una contrazione di 422 milioni di euro nel finanziamento del fondo sanitario nazionale, abbassando il totale per il 2017 a 112,5 miliardi circa.



I mancati aumenti



Guardando però alle riduzioni degli aumenti previsti la storia cambia.



Con il Patto della Salute del 10 luglio 2014 erano stati previsti 109,928 miliardi per il 2014, 112,062 miliardi per il 2015 e 115,444 miliardi per il 2016.



Queste cifre sono state ridotte dall’intesa Stato-Regioni del 26 febbraio 2015, dove si è previsto un contributo di solidarietà a carico delle Regioni pari a 2,352 miliardi all’anno.



In questo modo il totale è sceso a 109,7 miliardi per il 2015 e a 113,1 per il 2016.



Non solo. La legge di stabilità per il 2016 (art. 1 comma 568), datata 28 dicembre 2015, ha ulteriormente ridotto il finanziamento del fondo per il 2016, portandolo a 111 miliardi.



Dunque, dal 2014 al 2016, si può dire – intendendo con “taglio” le riduzioni degli aumenti previsti in precedenza – che siano stati tagliati 6,8 miliardi di euro rispetto alle previsioni.



La somma di quanto avrebbe dovuto spendere lo Stato per il fondo sanitario nel triennio in considerazione ammontava infatti, in base al Patto della Salute, a 337,434 miliardi di euro. A seguito delle riduzioni previste dall’intesa Stato-Regioni del 2015 e dalla legge di stabilità per il 2016, il totale erogato ammonta a 330,645. La differenza è dunque di 6,789 miliardi.



Il verdetto



La senatrice Taverna sbaglia a quantificare i mancati aumenti subiti dal fondo sanitario nazionale e adotta una definizione non univoca di cosa si debba intendere con “taglio”. Tuttavia con le sue parole evidenzia un fenomeno innegabile, cioè una corposa riduzione di quanto si era precedentemente deciso di stanziare per il fondo sanitario nazionale. Per lei un “C’eri quasi”.



* Il finanziamento per la Sanità va distinto in assegnazioni o finanziamento a cui lo Stato decide di concorrere (tema di questa dichiarazione) e ricavi propri del Servizio Sanitario Nazionale. Le Regioni, a seguito di un taglio di assegnazioni da parte dello Stato, possono decidere di compensare con entrate proprie e maggiorazioni fiscali. Di conseguenza può darsi che ad un taglio delle assegnazioni non corrisponda una diminuzione dei ricavi, ma uno spostamento da assegnazioni ad altre fonti (ad esempio un incremento dei ticket).





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2017-05-05 18:09:50 UTC









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C’eri quasi




«Quando era al governo [Matteo Renzi] in due anni ha tagliato 4,3 miliardi di euro alla sanità pubblica»







Paola Taverna


Senatrice del Movimento 5 Stelle





Blog di Beppe Grillo



mercoledì 3 maggio 2017



2017-05-03





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