Ospite di Piazza Pulita su La7, Alessandro Di Battista ha citato due dati che sarebbero sintomo del fatto che – nelle sue parole – “l’industria della paura non è mai in crisi”: l’aumento nel consumo di droga e nella vendita di armi “per autodifesa” in Italia. Vediamo che cosa si può dire intorno a queste due informazioni.



Il consumo di droga



Secondo le indagini più ampie sul tema, il consumo di droga in Italia è sostanzialmente stabile.



Lo scorso gennaio è stata pubblicata la relazione annuale del Dipartimento per le Politiche Antidroga, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. È il documento periodico più completo sulla vendita e il consumo degli stupefacenti nel nostro paese.



La sezione della relazione annuale dedicata alla “Prevalenza e incidenza d’uso” riporta i dati della ricerca ESPAD, un’indagine a livello europeo condotta nel 2015 in circa 35 paesi su quasi centomila studenti delle scuole superiori. La ricerca internazionale si svolge ogni quattro anni dal 1995 e per l’Italia è curata dall’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR, che sullo stesso tema fa anche indagini a campione annuali.



Che cosa dicono i dati dell’indagine svolta nel 2015? L’IFC riassume la situazione scrivendo che “l’uso di droghe illecite rimane stabile ma ancora a livelli molto elevati”: più precisamente, il rapporto ESPAD 2016 scrive che “il 34% degli studenti italiani di 15-19 anni ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita”. Negli ultimi anni, “a seguito di una generale tendenza al rialzo tra il 1995 e il 2003, la diffusione del consumo di droghe illecite è sostanzialmente stabile”.



Si registra un aumento del consumo delle nuove droghe, mentre quelle “tradizionali” hanno andamenti diversi. Per quanto riguarda il consumo di cannabis, che è di gran lunga la più diffusa, c’è stato un calo decennale tra gli studenti di 14-19 anni fino al 2011, poi un aumento nel 2011-2014 e una stabilizzazione nella rilevazione dell’anno successivo.






Il consumo di cocaina, invece, è “sostanzialmente invariato nell’ultimo quinquennio”, quello di stimolanti e allucinogeni è stabile o in leggero calo, mentre l’uso di eroina è in netto calo rispetto ai primi anni Duemila. Altri dati utili si possono trovare nella scheda sull’Italia dell’EMCDDA, l’ente europeo per il monitoraggio del consumo di droga.



La vendita di armi



Per quanto riguarda la vendita di armi, la risposta è molto semplice: si sa quante vengono prodotte in Italia, ma non quante sono destinate all’esportazione e quante invece sono vendute nel nostro paese.



La situazione è stata ben riassunta in un articolo del Secolo XIX del novembre scorso: tutte le armi prodotte in Italia ricevono un numero di matricola dal Banco di Prova di Brescia, ma la loro destinazione finale non viene poi registrata. Abbiamo dati, inoltre, sul valore totale dell’export italiano di armamenti – contenuto nella relazione annuale del governo sul tema – che comprende però anche armi da guerra e sistemi di armamento, cioè armi non destinate alla difesa personale.



Secondo Giorgio Beretta dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL), da noi contattato via mail, un censimento delle armi sarebbe comunque possibile, perché tutte le armi acquistate devono essere registrate presso le questure. Restano quindi alcuni indicatori indiretti sulla diffusione delle armi. Il principale è il numero di licenze rilasciate dalle autorità: esistono tre diverse licenze per il porto d’armi e una quarta che ne permette la detenzione (senza quindi poterla portare fuori casa).



Le licenze per il porto d’armi sono concesse per motivi di difesa personale, per “uso venatorio” (la caccia) e per uso sportivo. Anche questi dati non sono di facile reperibilità, dice Beretta, ma vengono forniti ai giornalisti che ne fanno richiesta. Quelli a partire dal 2013 sono disponibili qui e riassunti nel grafico successivo.



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Le licenze per difesa personale sono assai poche e in calo, ma negli ultimi anni – e in particolare nel 2015 – sono molto cresciute quelle per uso sportivo e venatorio. Un’anomalia che, secondo alcune inchieste giornalistiche, dipende dalla molto maggior facilità con cui si possono acquistare armi da tenere in casa dichiarandosi cacciatori o sportivi. Dice Beretta dell’OPAL: «Basta essere incensurati, un certificato rilasciato dall’ASL di idoneità psico-fisica (fatto sulla base di parametri non sempre identici) e un certificato di capacità di maneggio dell’arma (che viene rilasciato da poligoni di tiro abilitati, dopo un corso di 3 ore). In altre parole, qualunque cittadino incensurato, privo di problematiche psichiatriche, non alcolista e non tossicomane, di fatto ha la possibilità di acquistare e possedere un’arma».



Tuttavia, all’aumento del 2015 è seguito un calo nel 2016, tanto che il totale delle licenze in essere nel corso dello scorso anno è stato persino minore rispetto al 2013-2014. Le licenze sono poi un indicatore impreciso della vendita di armi: insomma, un aumento non emerge con chiarezza dai numeri, anche se ci sono segnali (come il picco del 2015) che lo potrebbero suggerire.



Il verdetto



Alessandro Di Battista ha dichiarato che in Italia aumenta il consumo di droghe e la vendita di armi per difesa personale. Per quanto riguarda le droghe, il rapporto più ampio sul tema dice che esso è in sostanza stabile. Per quanto riguarda le armi, ci sono alcuni indicatori indiretti – le licenze per porto d’armi – che hanno visto un netto aumento nel 2015. È però seguito un calo l’anno successivo, mentre i dati sulle vendite di armi non sono noti e quindi non è possibile avere una conferma precisa di questo (né, ragionevolmente, la può avere Di Battista). L’esponente del Movimento 5 Stelle vede insomma un presente più fosco di quanto stia scritto nei numeri: “Nì” per lui.





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«Cresce il consumo di droga e cresce anche la vendita delle armi nel nostro Paese»







Alessandro Di Battista


Deputato del Movimento 5 Stelle





Piazza Pulita, La7



giovedì 23 marzo 2017



-23/-03/2017





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