Di Maio, senza volerlo, ci fa fare un lavoraccio e ci trascina assieme a voi nel vortice di scandali, denunce, sentenze, fallimenti miliardari che hanno contraddistinto la parabola della banca austriaca Hypo Alpe-Adria-Bank International Group AG. Sommersa sotto una montagna di debiti nei primi anni 2000, è stata nazionalizzata dallo Stato austriaco nel 2009 e coinvolta in una sequenza ininterrotta di litigi con una banca bavarese, la BayernLB. Ma andiamo con ordine.



La Grecia messa in mora per 1,6 miliardi non restituiti?



Partiamo innanzitutto dal paragone iniziale utilizzato dal vicepresidente della Camera, ovvero gli eventi che hanno sconvolto Atene nel mese di luglio. Come abbiamo spiegato all’interno di quest’altra analisi, la Grecia fu effettivamente messa in mora per un insieme di rate dovute al Fondo Monetario Internazionale (l’insieme dei pagamenti di giugno, che ammontavano a 1,3 miliardi di SDR, la valuta di riferimento del Fondo Monetario, convertibile secondo i nostri calcoli in circa 1,6 miliardi di euro). All’epoca fu questa una delle ragioni che spinsero la Repubblica ellenica sull’orlo del baratro – di acqua però ne è passata sotto i ponti, ed è successo di tutto. Dal referendum greco sul piano di salvataggio, alla “capitolazione” finale di Tsipras e l’approvazione delle misure richieste dai creditori a tempo di record. In tutto cio’, l’Unione Europea ha approvato un prestito ponte ad Atene di 7 miliardi di euro, che è servito alla Grecia a ripagare le rate del debito in arretrato con il Fondo Monetario.



Come commenta infatti lo stesso Gerry Rice, direttore della Comunicazione al Fondo Monetario, in data 20 luglio:



“I can confirm that Greece today repaid the totality of its arrears to the IMF, equivalent to SDR 1.6 billion (about EUR 2.0 billion). Greece is therefore no longer in arrears to the IMF”*.



La Grecia quindi non è più in mora con il Fondo Monetario da circa due settimane, anche se è vero che lo sia stata. Poichè la dichiarazione di Di Maio risale a prima ancora dell’approvazione del prestito ponte, questa prima parte della dichiarazione è vera.



Il caso austriaco – gli inizi



Qui la situazione è ben più complicata. Per chi volesse leggersi l’intera storia della Hypo Alpe-Adria-Bank, può fare riferimento a questo articolo del Wall Street Journal, che descrive le vicende truffaldine della banca e dei suoi prestiti sconsiderati durante l’ascesa politica di Joerg Haider, il politico di riferimento dell’estrema destra austriaca morto in un incidente stradale nel 2008. La banca, cresciuta da istituto di importanza secondaria della provincia austriaca della Carinzia ad attore importante nell’Europa sud-orientale, è stata acquistata nel 2007 da BayernLB, banca bavarese controllata per il 75% dal Land della Baviera. La stessa natura dell’acquisto fu oggetto pochi anni dopo di indagini da parte della procura di Monaco (circostanza che fu comunicata diligentemente dalla banca bavarese quell’anno).



I problemi finanziari della banca austriaca, intanto, iniziavano proprio in concomitanza dell’acquisto di questa da parte dell’istituto bavarese, tanto da dover costringere il governo austriaco a nazionalizzarla (dicembre 2009), acquistando per un prezzo simbolico tutto il capitale in mano alla BayernLB (nella comprensione che lo Stato austriaco avrebbe successivamente ripagato tutti i debiti della banca austriaca).



Il caso austriaco – la caduta



La supposizione di cui sopra è cambiata radicalmente nell’agosto del 2014. Il governo austriaco varava infatti una legge speciale che, oltre a raggruppare tutti i debiti della Hypo Alpe-Adria all’interno di un nuovo ente destinato alla loro ristrutturazione (la Heta Asset Resolution), imponeva il contributo definitivo da parte dei precedenti azionisti, de facto cancellando una parte del debito ammontante a 1,6 miliardi di euro, 800 milioni dei quali dovuti alla banca bavarese BayernLB.



I problemi non sono finiti qui: il primo marzo del 2015 La Fma (Finanzmarktaufsicht, l’Agenzia Austriaca per i Mercati Finanziari) annunciava infatti la sospensione di ben 11 miliardi di euro di debiti garantiti dalla provincia della Carinzia, impossibilitata a pagare simili somme, per non pesare ulteriormente sulle tasse dei cittadini austriaci (in applicazione tra l’altro della nuova direttiva europea 2014/49, che intende spostare la responsabilità del fallimento di una banca sui creditori e sugli azionisti). La mossa ha suscitato la contrarietà di tutti i creditori tra cui la vecchia banca proprietaria, la BayernLB (che nel suo ultimo rapporto consolidato, pubblicato nell’aprile di quest’anno, annunciava un ammontare di crediti nei confronti della vecchia Hypo di 2,4 miliardi di euro, 800 milioni dei quali già precedentemente cancellati dalla decisione del governo austriaco, e la restante parte (circa 1,5 miliardi) colpiti dalla moratoria sui pagamenti imposta dalla Fma un mese prima).



Insomma, la contesa tra il Land della Baviera (proprietario di maggioranza della banca creditrice, la BayernLB) e l’Austria (intervenuta nazionalizzando la vecchia Hypo), sembrava avviata verso uno scontro campale, esacerbandosi particolarmente negli ultimi mesi. La soluzione (o almeno l’apparenza di una soluzione) sembra però essere arrivata il 7 luglio di quest’anno, in seguito all’annuncio di un accordo politico tra le due entità (salutato con piacere da Heta Asset Resolution), che porterebbe lo Stato austriaco a ripagare al Land bavarese 1,2 dei circa 2,4 miliardi di euro dovuti dalla vecchia Hypo alla BayernLB (ottenendo quindi un apparente sconto di 1,2 miliardi di euro).



Attenzione però, perché la Baviera e l’Austria hanno al momento firmato solamente un memorandum di intesa e, come dice un rapporto dedicato dell’agenzia di Rating Fitch, l’accordo deve ancora essere approvato dal parlamento austriaco, da Heta Asset Resolution, da BayernLB, e dalla Fma austriaca, l’agenzia austriaca per i mercati finanziari. Nessuna delle due parti coinvolte, -BayernLB e Heta Asset Resolution – si è ancora infatti espressa sulla questione. In ultimo, la Corte Costituzionale austriaca ha annullato proprio lo scorso 28 luglio la parte della legge che cancellava 1,6 miliardi di euro dovuti ai precedenti azionisti, rimettendo in gioco tutto. La decisione non concerne la restante parte del debito soggetta alla moratoria, la quale scadrà nel mese di maggio del 2016.



La Grecia e il caso austriaco sono comparabili?



Non molto. Per rispondere a questa domanda abbiamo cercato il parere di Nicolas Véron, senior fellow presso il centro studi Bruegel ed esperto di sistemi finanziari comparati e in iniziative di riforma nel campo finanziario. Riassumiamo i principali punti della sua risposta qui sotto:



  • Il caso attorno a Heta Asset Resolution ha a che fare con il fallimento di un istituto bancario e non di uno Stato sovrano.

  • La Grecia non è stata sanzionata nel breve periodo in cui è stata messa in mora dal Fondo Monetario Internazionale. Il caso di Hypo Alpe-Adria Bank e Heta Asset Resolution, invece, ha suscitato denunce e azioni giudiziarie.

  • Il caso austriaco, come specificato sopra, non è ancora risolto.

  • Le garanzie date in contropartita ai prestiti di Hypo Alpe-Adria provenivano dalla provincia della Carinzia, e non dallo Stato austriaco.






Il verdetto



Di Maio esaspera un po’ i toni sullo “sconto” che sarebbe stato garantito all’Austria, ma non è tanto sulla cifra che ci sentiamo di giudicarlo. Innanzitutto un accordo definitivo non è stato ancora raggiunto: anche se Monaco di Baviera e Vienna si aggrappano per il momento all’intenzione di risolvere la contesa, siamo ancora lungi dal poter porre la parola “fine” a questa vicenda. In questo senso la decisione della Corte Costituzionale austriaca, benchè indebolisca la posizione di Di Maio, non conterà nel nostro giudizio finale perchè sopraggiunta in una data successiva alla dichiarazione del vicepresidente della Camera. Il problema principale della dichiarazione di Di Maio è il paragone azzardato tra il caso greco e il pasticcio austriaco, che suggerisce una comparabilità tra i due che non ci sentiamo di sottoscrivere. L’affermazione è imprecisa sui numeri, pone come dato di fatto un accordo ancora da completare ed effettua una forzatura nel confronto con la Grecia. Complessivamente ci sembra un “Ni”.





* 1,6 miliardi di SDR che includono le rate di giugno e la rata del 13 luglio, ovvero 270,3 milioni di SDR.**



** nella precedente versione di questa analisi avevamo denominato la rata di luglio del prestito del FMI alla Grecia in miliardi di SDR, piuttosto che milioni. Ci scusiamo per l’errore.