Dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’adeguamento all’inflazione delle pensioni superiori a 1.400 euro, alla notizia di oggi di una modifica della Legge Fornero, le pensioni sono tornate prepotentemente al centro del dibattito politico. Meloni è tra i tanti leader dell’opposizione ad attaccare il governo sulla gestione dei rimborsi ai pensionati, specificando come a pagare siano sempre i più deboli e come, al contrario, si potrebbero invece intaccare le maxi-pensioni. Vediamo subito se ha ragione.



L’Inps e il mondo delle pensioni – non solo agli anziani



La leader di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale fa probabilmente riferimento all’ultimo rapporto Inps sul mondo pensionistico, che riporta dati del 2013. Cominciamo innanzitutto con lo stabilire che le pensioni non sono destinate solamente a persone anziane.



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Benché infatti le pensioni per vecchiaia abbiano raggiunto un importo di 195 miliardi di euro nel 2013 (circa il 72% del totale); il resto, 77 miliardi di euro, è andato in pensioni di invalidità o di altre tipologie. Lo stesso rapporto Inps indica come ben il 24,9% dei beneficiari di pensioni abbia meno di 40 anni di età.



Ben più ricchi di quanto non si creda



Se suddividiamo tutte queste pensioni per classe di importo mensile, scopriamo che i beneficiari di pensioni superiori a 5.000 euro al mese (10 volte il minimo di 495,43 euro valido per il 2013 per lavoratori dipendenti e autonomi*) ammontano a 174 mila individui, ovvero lo 0,7% dei beneficiari (e il 5,1% della spesa, che ammonta a circa 13,9 miliardi di euro).



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Il verdetto



Meloni esaspera lievemente il numero dei beneficiari delle cosiddette “pensioni d’oro”: 174 mila individui piuttosto che 200 e 14 miliardi di euro di spesa nel 2013 invece che 16. Complessivamente, però, i numeri sono giusti. “C’eri quasi”.




*Il minimo per assegni vitalizi ammontava a 282,4 euro, 364,51 per le pensioni sociali, 442,3 per gli assegni sociali