Ad Antalya si sta svolgendo il G20 e, inevitabilmente – data la drammatica vicinanza all’attacco terroristico di Parigi – i protagonisti stanno toccando il tema caldo dell’immigrazione e delle conseguenze delle politiche europee legate al tema. Nella fattispecie si discute degli Accordi di Schengen, in relazione al quale Jean-Claude Juncker ha risposto ad alcune domande sul legame tra la libera circolazione, l’afflusso di rifugiati in Europa e la reazione del governo francese agli attacchi terroristici del 13 novembre. In particolare il Presidente della Commissione Europea ha dichiarato (minuto 02:05 circa):
“Le misure che sono state adottate in Europa fino ad oggi sono conformi con gli Accordi di Schengen. La decisione del Presidente francese di reintrodurre per un certo periodo di tempo i controlli alle frontiere è espressamente prevista dagli Accordi per formulare una risposta di fronte a eventi di questo genere”.
E’ davvero così? Schengen – assieme all’Erasmus e l’euro – è visto come uno dei più tangibili risultati dell’integrazione europea; di conseguenza, la decisione da parte di alcuni Paesi di limitarne gli effetti quest’estate per far fronte all’emergenza rifugiati, è stato vissuto come un suo fallimento.
Tale dichiarazione rientra nel progetto “#G20factchecked”, un’iniziativa congiunta con altri siti di fact-checking da tutto il mondo che ripete il “factcheckathon” dell’anno scorso. Il contributo di Pagella Politica è nella verifica di queste parole di Juncker, vediamo se ha ragione.
La Francia e Schengen
La Francia aveva reintrodotto i controlli alle frontiere, per la durata di un mese, proprio il 13 novembre (giorno dell’attentato), in preparazione della conferenza sul cambiamento climatico COP21, come annunciato una settimana prima dal ministro degli Interni Cazeneuve. La chiusura delle frontiere, di cui si parla nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri successivo agli attacchi, era quindi più una conferma che una novità. Secondo quanto dichiarato dal Ministero degli Affari Esteri francese, l’azione avrebbe dovuto prevedere “controlli sistematici ai punti d’ingresso sul territorio nazionale”.
C’è chi ricorderà che già a giugno la Francia aveva imposto alcuni controlli nei pressi della frontiera italo-francese, bloccando centinaia di migranti a Ventimiglia; una decisione considerata dal Conseil d’Etat francese in linea con gli Accordi di Schengen.
Cosa dicono le regole europee
La libera circolazione delle persone è un diritto fondamentale garantito dall’Ue. Schengen elabora ulteriormente questa libertà permettendo ai 400 milioni di cittadini dell’Area (vedi mappa a destra) di spostarsi senza venire controllati alle frontiere.
Ciò non toglie che i controlli possano essere reintrodotti in maniera temporanea, a seguito di eventi che richiedono un’azione immediata – come nel caso dell’imposizione decisa da Germania, Austria e Svezia a seguito dell’ondata migratoria di quest’estate – oppure in previsione di eventi straordinari: è il caso della decisione del governo francese in previsione del COP21. In passato anche l’Italia impose tali controlli in occasione del G8 a L’Aquila.
Come dice Juncker, tali restrizioni alle frontiere sono espressamente previsti dal codice delle frontiere di Schengen. per una durata di un mese. In seguito ad un regolamento del 2013 tuttavia, sono state riconosciute delle circostanze eccezionali per cui tale periodo può essere oggetto di proroga da sei ai ventiquattro mesi.