Vaccini: dati alla mano, dopo un mese siamo tra i primi Paesi dell’Ue

Ansa
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Il 30 gennaio l’Aifa ha autorizzato l’utilizzo in Italia del vaccino AstraZeneca-Università di Oxford, che da giorni è al centro del dibattito politico europeo per la riduzione del numero di dosi che saranno consegnate nei prossimi mesi. Ritardi simili sono stati comunicati anche da Pfizer-BioNTech e da Moderna, gli altri due vaccini autorizzati all’interno dell’Ue.

Al di là di questi problemi di fornitura, come è messa l’Italia nella campagna vaccinale in un confronto con gli altri Stati membri? A un mese dall’avvio della campagna vaccinale, è possibile tirare un primo bilancio sulla base dei numeri, che sembra essere soddisfacente soprattutto per chi ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino.

Vediamo i dettagli.

Come sta andando in Italia

Al 1° febbraio, in Italia sono state somministrate oltre 1,3 milioni di prime dosi e 621 mila seconde dosi, andando a utilizzare oltre l’80 per cento delle dosi disponibili.

L’andamento giornaliero delle vaccinazioni è abbastanza variabile. Negli ultimi giorni sono state fatte in media oltre 80 mila somministrazioni quotidiane, di cui circa il 95 per cento di seconde dosi.

I richiami, che devono essere fatti 21 giorni dopo la prima inoculazione, stanno seguendo abbastanza fedelmente la curva delle prime dosi. Oltre il 90 per cento ha infatti ricevuto la seconda dose dopo tre settimane (anche se può essere somministrata fino a 42 giorni dopo). Le Marche sono la regione migliore, mentre la Provincia autonoma di Trento la peggiore.
Come abbiamo spiegato in passato, nel piano vaccinale italiano è stata data la priorità al comparto sanità, motivo per il quale fino ad adesso la popolazione più giovane è stata vaccinata di più rispetto a quella anziana. Nonostante questo, comunque, il 7,2 per cento degli over 90 ha ricevuto la prima dose del vaccino, così come il 2 per cento di chi ha tra gli 80 e gli 89 anni.

La regione o provincia autonoma che ha vaccinato in modo più consistente le persone anziane con la prima dose è stata la Provincia autonoma di Bolzano, che ha inoculato la dose al 34 per cento degli over 90 e al 26 per cento di chi ha tra gli 80 e gli 89 anni. Le altre regioni che hanno superato il 10 per cento di over 90 vaccinati con la prima dose sono l’Emilia-Romagna, il Molise, il Piemonte, la Valle d’Aosta, il Veneto e la Provincia autonoma di Trento.

Ricordiamo che vaccinare le persone più anziane, in particolar modo gli over 90, con un vaccino molto efficace – come quello sviluppato da Pfizer-BioNTech o Moderna – è il miglior modo per ridurre il numero di decessi e alleggerire la pressione sui reparti degli ospedali.

Come va nell’Unione europea

Al 1° febbraio, secondo i dati di Our world in data – i più affidabili sul tema, anche se possono avere alcuni ritardi – nei 27 Stati membri dell’Ue sono state vaccinate oltre 12 milioni di persone e, di queste, oltre 2 milioni hanno ricevuto la seconda dose. Il Paese che in assoluto ha fatto più somministrazioni è la Germania con 2,3 milioni di dosi inoculate. L’Italia è al secondo posto, con 1,95 milioni.

Con la prima dose

Come cambia la classifica se si rapporta il numero di dosi con la popolazione? Al primo posto balza Malta, con quasi il 6 per cento della popolazione che ha ricevuto la prima dose, seguita dalla Danimarca e dalla Romania con il 4,5 e il 3,6 per cento. In questa classifica l’Italia è al sedicesimo posto, ma comunque seconda tra i quattro Paesi più popolosi (Germania, Francia, Italia e Spagna). Va tenuto conto che non tutti i paesi hanno dati aggiornati al 31 gennaio, ma in alcuni casi a due o tre giorni fa.
Con la seconda dose

Se si guardano i dati dei Paesi che invece hanno vaccinato il maggior numero di persone anche con la seconda dose – gli unici, per così dire, veramente immunizzati – la Danimarca è il primo Paese con l’1,3 cento della popolazione, seguita dall’1,1 per cento della Slovenia e dall’1 per cento dell’Italia.

Il numero di persone completamente vaccinate dipende molto da quando sono iniziate effettivamente le campagne vaccinali nei vari Paesi. Nonostante il Vaccine day simbolico del 27 dicembre e l’avvio della consegna delle dosi nell’ultima settimana del 2020, diversi Stati non hanno iniziato a vaccinare sin da subito.

In Austria, per esempio, la campagna vaccinale è partita solo nella prima settimana di gennaio e a rilento: al 6 gennaio solo il 10 per cento delle dosi consegnate era stato utilizzato. In Francia la campagna vaccinale è partita solo il 4 gennaio e nei primi dieci giorni non erano state vaccinate neppure mille persone.

Guardando solo ai quattro Paesi più popolosi, la Spagna è la migliore, con le prime dosi avendole somministrate al 2,6 per cento della popolazione. Dopo troviamo con il 2,2 per cento l’Italia, la Germania e la Francia. Dal punto di vista delle seconde dosi, come abbiamo detto, l’Italia fa meglio con l’1 per cento della popolazione completamente immunizzata, contro lo 0,55 per cento di Germania e Spagna e lo 0,07 per cento della Francia.

Il problema delle forniture e dei diversi piani vaccinali

L’ostacolo principale nella maggior parte dei Paesi rimane comunque la mancanza di dosi da somministrare. In Spagna, il 27 gennaio la regione di Madrid ha addirittura annunciato che avrebbe dovuto fermare le vaccinazioni per dieci giorni a causa dei problemi di fornitura.

Confrontare i Paesi è comunque complesso per le differenti strategie messe in campo. In Italia circa il 10 per cento delle dosi sono state destinate alle case di riposo, mentre la stragrande maggioranza, come abbiamo visto, al comparto sanità. In Germania invece il 46 delle dosi è andato al personale sanitario e infermieristico, il 32 per cento ai residenti nella case di riposo, il 31 per cento agli anziani individuati in base all’età e il 3 per cento a persone con delle malattie che le mettono maggiormente a rischio.

La Francia non rilascia dati suddivisi per categoria, ma per la prima fase della campagna vaccinale ha adottato un approccio simile a quello italiano. Il governo ha scelto di iniziare con i residenti e il personale over 50 delle case di riposo e di cura, tutti gli operatori sanitari (anche i vigili del fuoco) con più di 50 anni e chi ha patologie pregresse. In totale stiamo parlando di circa un milione di persone. Successivamente saranno vaccinati gli over 75 e chi è sotto questa soglia ma ad alto rischio.

In conclusione

Nonostante i problemi nelle forniture, la campagna vaccinale in Italia sta andando complessivamente come previsto. Dopo aver somministrato un alto numero di prime dosi all’inizio, ora le regioni si stanno concentrando sulle seconde dosi. Non sono emersi per ora particolari problemi logistici, anche per via della maggiore facilità di vaccinare il personale sanitario e i residenti nelle case di riposo.

Nell’Unione europea c’è molta variabilità tra i Paesi. Alcuni si stanno concentrando principalmente sulle prime dosi e altri stanno già somministrando le secondi. L’Italia è in media per quanto riguarda le prime dosi e tra i Primi paesi per quanto riguarda le seconde.

Confrontare i paesi è comunque sempre difficile per via delle diverse strategie adottate. Partire da alcuni gruppi socio-demografici o lavorativi rispetto ad altri permette di andare più veloci in un primo momento, ma c’è la possibilità che poi si debba rallentare quando si passerà agli altri.

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