Il governo non è ancora al sicuro. Dopo i voti di lunedì 18 gennaio alla Camera e martedì 19 al Senato, l’esecutivo di Giuseppe Conte ha la fiducia del Parlamento, sulla carta, ma con numeri troppo risicati per tirare davvero un sospiro di sollievo. Soprattutto al Senato, dove i sì a favore del governo si sono fermati a quota 156: sufficienti a ottenere la maggioranza relativa, ma poco rassicuranti per la gestione quotidiana dei lavori parlamentari.
Che cosa significa, in concreto? La maggioranza ha perso il controllo di molte commissioni fra Camera e Senato, alcune fondamentali.
Non è solo un aspetto tecnico, è sostanziale: nelle commissioni si concentra tutto il lavoro preparatorio sui disegni e le proposte di legge. I testi rischiano di essere bloccati prima ancora di arrivare in aula. E nell’agenda del Parlamento nei prossimi mesi ci sono documenti fondamentali, a partire dal Recovery Plan.
Sulla base dei voti di fiducia, abbiamo ricostruito gli schieramenti all’interno delle commissioni alla Camera e al Senato. Si tratta di una simulazione di quali sarebbero le situazioni più problematiche se i parlamentari continuassero a votare come hanno fatto per la fiducia.
Vediamo i dettagli, un passo per volta.
Che cosa significa, in concreto? La maggioranza ha perso il controllo di molte commissioni fra Camera e Senato, alcune fondamentali.
Non è solo un aspetto tecnico, è sostanziale: nelle commissioni si concentra tutto il lavoro preparatorio sui disegni e le proposte di legge. I testi rischiano di essere bloccati prima ancora di arrivare in aula. E nell’agenda del Parlamento nei prossimi mesi ci sono documenti fondamentali, a partire dal Recovery Plan.
Sulla base dei voti di fiducia, abbiamo ricostruito gli schieramenti all’interno delle commissioni alla Camera e al Senato. Si tratta di una simulazione di quali sarebbero le situazioni più problematiche se i parlamentari continuassero a votare come hanno fatto per la fiducia.
Vediamo i dettagli, un passo per volta.