Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, uno degli obiettivi principali di Pagella Politica è stato, come sempre, quello di informare i suoi lettori con analisi basate sui fatti e sui numeri.

Purtroppo, come abbiamo denunciato più volte in passato, molti dati sull’epidemia di coronavirus in Italia non sono pubblici, rendendo di fatto molto difficile il lavoro di chi cerca, ogni giorno, di controllare e giudicare le decisioni di chi è al governo, sia a livello nazionale che regionale.

Di recente, la decisione dell’esecutivo di dividere il territorio italiano in tre aree di criticità ha reso ancora più evidente la necessità di avere una maggiore trasparenza sui dati, al di là di quanto dichiarato da alcuni esponenti della maggioranza (come il ministro della Salute Roberto Speranza, secondo cui – a torto – i dati del monitoraggio ministeriale sarebbero «pubblici»).

Per questi motivi, Pagella Politica ha deciso di aderire alla campagna #datiBeneComune, promossa da diverse associazioni a partire dallo scorso 6 novembre, con una lettera aperta inviata al governo italiano.

«La cittadinanza, stremata, chiede risposte mirate, meno gravose di “tutti in lockdown”», si legge nel messaggio dei promotori. «Elaborarle richiede dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini. Il nuovo sistema di classificazione del territorio nazionale in tre aree di rischio rappresenta, in questo senso, un’opportunità, perché comporta un sofisticato sistema di monitoraggio nazionale e quindi genererà, si presume, molti dati di qualità».

In concreto, la richiesta principale di #datiBeneComune è quella di rendere disponibili, aperti, interoperabili e disaggregati i dati comunicati dalle Regioni al governo dall’inizio dell’epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico.

Tra i firmatari dell’iniziativa, oltre a Pagella Politica, ci sono organizzazioni leader in Italia per la promozione della trasparenza dei dati, come OnData, Transparency International Italia e OpenPolis; realtà editoriali come Wired, InfoData del Sole 24 Ore e Slow News; e organizzazioni indipendenti come la Fondazione Gimbe, Legambiente e Medici senza frontiere.

Sulla piattaforma change.org è possibile firmare la petizione a sostegno della campagna #datiBeneComune.