Toti rassicura, ma i dati sulla Covid-19 a La Spezia sono davvero allarmanti

Ansa
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Da circa due settimane la provincia di La Spezia, in Liguria, è quella con più contagiati in rapporto alla popolazione di tutta Italia. Negli ultimi 14 giorni ci sono stati 278 casi ogni 100 mila persone, un numero quasi 8 volte più grande del dato nazionale, ossia 32 casi ogni 100 mila abitanti.

Al momento non è chiaro che cosa abbia dato il via alla crescita dei contagi. Secondo fonti stampa, due sono le ipotesi più probabili: da un lato una festa organizzata a Ferragosto nei pressi di Carrara, una zona limitrofa a quella di La Spezia, e dall’altro la festa della promozione della squadra di calcio dello Spezia in Serie A.

In ogni caso, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, di fronte all’aumento dei casi nello spezzino, ha scelto di adottare un tono rassicurante.

L’8 settembre, durante una conferenza stampa, ha infatti dichiarato che a La Spezia «la situazione dei posti letto è tranquilla e non arrivano segnali di problemi di carattere clinico», mentre il 10 settembre aveva annunciato che in «Liguria apriremo le scuole il 14 settembre, in tutte le province, nessuna esclusa». Il 13 settembre Toti ha poi ribadito che nella zona colpita dall’aumento dei contagi la «situazione ospedaliera rimane sotto controllo».

Che cosa dicono davvero i numeri? Nonostante le rassicurazioni di Toti, a La Spezia i casi continuano a salire e anche la pressione sul sistema ospedaliero si sta intensificando.

L’aumento dei contagi e degli ospedalizzati

Nella provincia di La Spezia, che conta circa 220 mila abitanti, da fine agosto si è verificato un forte aumento dei casi. In due settimane, il periodo che va dal 1° settembre al 14 settembre, sono stati riscontrati 614 nuovi casi di contagio da Sars-CoV-2. Di questi 36 casi sono stati trovati perché si sono presentati in ospedale.

La crescita dei casi si è avuta in particolare nella seconda settimana: tra il 1° e il 7 settembre sono infatti stati riscontrati 241 casi, mentre tra l’8 e il 14 settembre 373.

In 14 giorni, nella zona di La Spezia (Asl5 della Liguria) i cosiddetti “attualmente positivi” – ossia coloro che sono positivi in questo momento al virus – sono passati da 228 a 773, una crescita del 240 per cento. Le persone poste in sorveglianza attiva – cioè quelle che sono state a contatto con individui poi rivelatisi essere positivi – sono passati da 541 a 871, un incremento del 60 per cento.

Tra persone positive e contatti con positivi, nella provincia di La Spezia una persona ogni 134 abitanti è al momento in quarantena. Al 1° settembre lo era una persona ogni 325 abitanti. Considerando solo le persone attualmente positive, a La Spezia una persona ogni 349 è soggetta alla quarantena (presso il proprio domicilio o in ospedale) rispetto a una persona ogni 1.537 a livello nazionale.
L’aumento dei casi ha portato anche a un aumento delle persone ospedalizzate. Al 1° settembre nello spezzino c’erano 21 persone ricoverate e quattro in terapia intensiva. Al 14 settembre ce n’erano invece 76 persone in reparto e sette in terapia intensiva. Complessivamente le persone ospedalizzate sono cresciute in due settimane del 230 per cento.

È inoltre possibile che a La Spezia le autorità sanitarie stiano rilevando sono una parte dei nuovi contagiati, concentrandosi su quelli con sintomi più gravi o comunque più evidenti. Le persone ospedalizzate rispetto a quelle attualmente positive sono infatti pari al 10,5 per cento: a livello nazionale questo indicatore è sotto il 6 per cento.

Quanti posti letto ci sono a La Spezia

I dati sul numero di posti letto a livello provinciale non sono disponibili sul sito del Ministero della Salute, ma sono visibili nella relazione sulla performance redatta annualmente dall’Azienda sanitaria locale (Asl) 5 della Liguria.

Dall’ultima relazione, relativa al 2019 e approvata quest’estate, emerge che la provincia di La Spezia dispone di due ospedali, l’Ospedale Sant’Andrea di La Spezia e il San Bartolomeo di Sarzana, e di tre strutture secondarie, di cui due private.

In totale, i due ospedali di La Spezia e Sarzana hanno 433 posti letto ordinari e 71 non ordinari. Le altre tre strutture (il San Nicolò di Levanto e l’Alma Mater e il Don Gnocchi di La Spezia) nel complesso hanno 124 posti ordinari e 44 non ordinari.

Alla luce dei numeri visti sopra, quanto è critica la situazione degli ospedali in provincia di La Spezia?

Come abbiamo spiegato di recente, lo scorso 30 aprile il Ministero della Salute ha pubblicato un decreto in cui ha elaborato una serie di criteri per valutare il rischio dell’epidemia. Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, sono stati scelti due criteri: il tasso di occupazione dei posti di terapia intensiva superiore al 30 per cento; e il tasso di occupazione dei posti letto totali delle «aree mediche rilevanti» superiore al 40 per cento (le «aree mediche rilevanti» sono quelle in malattie infettive e tropicali, medicina generale o interna e pneumologia).

Guardando a queste specifiche aree mediche, emerge che La Spezia dispone di 130 posti letto rilevanti (56 a La Spezia, 62 a Sarzana e 12 all’Alma Mater). Per quanto riguarda la terapia intensiva, in totale al 31 dicembre 2019 vi erano 13 posti letto, di cui 10 al Sant’Andrea di La Spezia e tre al San Bartolomeo di Sarzana.

Tra marzo e aprile però la Regione Liguria ha incrementato i posti. Secondo quanto riportato da Ansa il 19 aprile, la dotazione di posti letto in terapia intensiva nella provincia è salita a 27, di cui 14 a La Spezia e 13 a Sarzana. Inoltre, nell’Ospedale Sant’Andrea erano disponibili anche «sei posti di terapia semi intensiva che, in caso di necessità, possono essere trasformati con tempestività in intensiva».

In vista dell’autunno, come riportano fonti stampa, la Regione ha programmato di aggiungere 16 posti letto a La Spezia e 10 a Sarzana. Inoltre, ci sarebbero 12 posti della terapia semi-intensiva che possono essere riconvertiti in caso di necessità.

La pressione sul sistema ospedaliero

Usando i criteri stabiliti dal Ministero e guardando solo alle strutture pubbliche, a La Spezia è occupato da pazienti positivi al virus circa il 59 per cento dei posti letto rilevanti per il monitoraggio (contro il 40 per cento del livello soglia) e il 54 per cento dei posti letto in terapia intensiva ordinari (contro il 30 per cento del livello soglia). Se invece si guarda a quelli straordinari, il secondo indicatore scende al 26 per cento.

Complessivamente, nella provincia di La Spezia i pazienti Covid-19 occupano da soli quasi un quinto di tutti i posti disponibili nelle strutture pubbliche. Aggiungendo anche le private si scende al 15 per cento.

Non è chiaro quanti dei posti rimanenti siano occupati da pazienti affetti da altre patologie. Abbiamo contattato la Asl5 della Liguria per avere dati a riguardo, ma siamo in attesa di risposta.

Il 12 settembre, secondo quanto riporta La Repubblica, il coordinatore della task force della Regione Liguria sulla Covid-19 Filippo Ansaldi ha dichiarato che «la pressione sugli ospedali spezzini è contenuta rispetto al numero di casi che stiamo rintracciando e anche rispetto a quello che, sullo stesso territorio, abbiamo visto a marzo e aprile». Della stessa idea è anche Angelo Gratarola, responsabile dell’area urgenza dell’Azienda sanitaria della Liguria, secondo il quale «gli ospedali sul territorio della Asl5 sono in piena autonomia, non hanno avuto bisogno né di far scattare il piano per implementare i posti né la necessità di chiedere il supporto da altre Asl».

Ma quali sono state le misure messe in campo per arginare il forte aumento dei contagi?

Che cosa si sta facendo per fermare i contagi

La Regione Liguria, con un’ordinanza firmata il 12 settembre dal presidente Toti, ha imposto nella provincia di La Spezia l’obbligo di usare la mascherina in tutti gli spazi dove c’è il rischio di assembramenti; ha vietato tutte le manifestazioni pubbliche, a eccezione di quelle elettorali; ha vietato la partecipazione agli eventi sportivi; ha disposto la chiusura dalle ore 24 alle ore 5 di tutti i locali aperti al pubblico; e ha sospeso ogni attività didattica in presenza a scuola.

L’11 settembre il sindaco di La Spezia Pierluigi Peracchini (centrodestra) aveva già disposto il rinvio dell’apertura delle scuole al 24 settembre. Toti, commentando la decisione, aveva detto che era «una scelta prudenziale».

Ma il giorno prima, il 10 settembre, sulle scuole il presidente della Regione Liguria aveva preso una posizione molto diversa, dicendo che «il rinvio delle scuole non cambierebbe la situazione» e che «le scuole sono il luogo più sicuro dove poter tenere i nostri bambini».

Inoltre la Regione ha creato una sorta di zona rossa nel quartiere Umbertino di La Spezia. L’ordinanza regionale del 12 settembre dice che in questa area della città, essendo «impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro», vige «il divieto assoluto di assembramento anche con protezione delle vie respiratorie».

Il sindaco di La Spezia, commentando la zona rossa dell’Umbertino, ha dichiarato che «le decisioni sono state assunte nell’esclusivo interesse di tutta la cittadinanza, suffragate dagli esperti in materia di prevenzione sanitaria che ci hanno dato indicazioni su come gestire i cluster».

Le misure adottate non sembrano essere particolarmente severe se confrontate con quelle imposte dal governo nazionale a marzo. Sarà però possibile giudicarle solo tra alcune settimane, il tempo per capire se abbiano avuto qualche effetto o meno.

In conclusione

Da due settimane la provincia di La Spezia sta registrando un forte aumento dei contagi da nuovo coronavirus. Questa repentina crescita si è poi tradotta in un marcato aumento delle persone ospedalizzate e di quelle poste in isolamento domiciliare.

Nonostante le rassicurazioni delle autorità sanitarie, gli ospedali spezzini risultano essere sottoposti a una considerevole pressione. In base ai criteri del Ministero della Salute, infatti, la situazione nella provincia di La Spezia sarebbe già da allerta.

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