I tre test in questione sono molto diversi tra loro in termini di affidabilità dei risultati.
I test del Veneto
I produttori del
primo test dichiarano che lo strumento ha una sensibilità pari al 96,5 per cento, quindi i falsi negativi sono meno di quattro ogni cento test; i produttori del
secondo dichiarano una sensibilità che va dal 56,1 per cento al 60 per cento (quindi non molto alta considerando che quasi metà dei risultati sono falsi negativi); e per il
terzo i produttori parlano solo di una generale «alta sensibilità».
In merito all’ultimo test, uno
studio recente (non ancora sottoposto a controllo da parte della comunità scientifica)
ha identificato però una bassa sensibilità, pari al 16,7 per cento, con un intervallo di confidenza che va dal 10 per cento al 26,5 per cento. I falsi positivi sono quindi la netta maggioranza.
Il SD Biosensor Q COVID-19 Ag – il primo dei test visti sopra –
è stato anche usato nella conferenza quotidiana tenuta da Zaia il 13 luglio, in una dimostrazione del suo funzionamento fatta da Rigoli.
Il 15 luglio, in un’intervista con il Corriere della Sera, lo stesso Rigoli
aveva però spiegato che «su un migliaio di campioni analizzati in doppio (cioè con la controprova della biologia molecolare) abbiamo avuto solo un falso positivo e nessun falso negativo», ma che si doveva proseguire con gli studi perché «finora abbiamo testato solo 40 positivi, per avere dati più consistenti dobbiamo arrivare almeno ad analizzare in doppio 100 soggetti positivi».
Abbiamo contattato l’Istituto Spallanzani e il laboratorio di Microbiologia di Treviso per avere informazioni più dettagliate sui test rapidi utilizzati, e sulle loro caratteristiche, ma siamo in attesa di risposta.
I test nel Lazio e in altre regioni
Nel Lazio invece, un video pubblicato da
Repubblica il 2 settembre, registrato nell’aeroporto di Fiumicino, nel drive-in del parcheggio Lunga Sosta,
mostra (min. 0:48) una scatola di un test rapido. Si tratta del SD Biosensor F COVID-19 Ag (da non confondere con la versione Q usata dal Veneto). A confermarne l’utilizzo è stata anche la società produttrice del test, la Biosensor, in un
comunicato stampa sul proprio sito del 28 agosto, dove spiega che sono stati approvati anche dalla Regione Liguria. Con una delibera del 26 agosto, l’Asl di Viterbo
ne ha proposto l’acquisto di 10.000 scatole, per una spesa di 140 mila euro.
La sensibilità di questo tampone rapido non viene direttamente comunicata sul sito del produttore. In una brochure di marzo
non c’era nessuna informazione a riguardo, mentre in una di maggio
viene indicata una sensibilità e una specificità del 100 per cento. Il test sarebbe quindi perfetto, ma è stato testato solo su 30 campioni (una quantità che, per esempio, secondo Rigoli come abbiamo visto sarebbe insufficiente), e non risultano studi indipendenti pubblicati che confermano questa caratteristica.
Ad agosto, la Regione Emilia-Romagna
ha invece deciso di fare prima uno studio su 1.500 persone per individuare quale fosse il miglior test rapido tra i quattro o cinque ora disponibili sul mercato. Per chi dovrà essere ricoverato, però, si procederà anche a cercare una conferma con il tampone molecolare. L’obiettivo dichiarato è quello di avere ai primi di ottobre i test rapidi utilizzabili in tutti gli ospedali della regione.
Anche in questo caso, abbiamo contattato le autorità competenti per conoscere maggiori dettagli sui test rapidi utilizzati ma siamo ancora in attesa di risposta.
E negli Stati Uniti?
Negli Stati Uniti, la
Food and Drug Administration – l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – con una procedura d’emergenza
ha autorizzato fino ad oggi quattro test rapidi antigenici con una sensibilità che varia dall’84 per cento al 97 per cento.
La
American Society for Microbiology – una delle più grandi organizzazioni scientifiche statunitensi –
ha commentato queste autorizzazioni, dicendo che i falsi negativi rappresentano un vero problema e che quindi «un test dell’antigene negativo dovrebbe sempre essere considerato come presuntivo e può comunque dare al paziente e all’operatore sanitario un falso senso di sicurezza», motivo per il quale si consiglia comunque di effettuare un controllo con tampone molecolare.