Il 26 aprile, durante una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato alcune delle misure previste dal nuovo Dpcm (qui il testo ufficiale) per la gestione della “Fase 2” dell’emergenza coronavirus, in programma per il prossimo 4 maggio.

Abbiamo verificato sei dichiarazioni di Conte per controllare se corrispondono al vero o meno.

Dove avvengono i contagi

«Teniamo conto che gli scienziati e gli esperti ci dicono che almeno un contagiato su quattro, la causa di questo contagio, è nelle relazioni familiari»

Il 24 aprile l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato un’indagine epidemiologica che, tra le altre cose, ha provato a fornire una stima sui luoghi di maggiore esposizione al contagio da Covid-19.

Questi dati dell’Iss vanno presi con cautela – come sottolineato dallo stesso istituto – dal momento che sono basati su un campione di 4.508 casi su 58.804 certificati dal 1° al 23 aprile 2020.

Il 24,7 per cento di questi 4.508 contagiati (uno su quattro, come detto da Conte, in totale 1.113 persone) sarebbe stato esposto al nuovo coronavirus in «ambito familiare». Il 44,1 per cento nelle residenze assistenziali sanitarie e nelle case di riposo; il 10,8 per cento in ospedale; il 4,2 per cento sul luogo di lavoro; e il restante 16,2 per cento in altri luoghi.

«I dati, benché disponibili per un numero limitato di casi (8 per cento del totale) sono in linea con quanto atteso a seguito delle misure di distanziamento sociale messe in atto a partire dal 9 marzo 2020», ha chiarito l’Iss. «Una raccolta sistematica dell’informazione sul luogo di esposizione permetterebbe una valutazione più accurata dei contesti in cui sta avvenendo la trasmissione della malattia in questa fase della pandemia».

Conte dunque cita un dato corretto, che però va preso con le dovute cautele.

I numeri sul reddito di cittadinanza

«Fra gennaio e marzo l’Inps ha accolto 109 mila domande in più di reddito e pensione di cittadinanza»

In base ai dati più aggiornati dell’Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza dell’Inps, il presidente del Consiglio riporta una statistica corretta.

Tra aprile 2019 e marzo 2020 (qui i dati scaricabili, Tavola 1) in totale dall’Inps sono state accolte 1.228.517 domande per reddito e pensione di cittadinanza, circa il 68 per cento su un totale di 1.819.362 ricevute. Tra quest’ultime, 472.976 sono state respinte o cancellate, una cifra pari al 26 per cento. Il restante 6 per cento circa di domande è ancora in fase di lavorazione.

Tra aprile 2019 e gennaio 2020 (qui i dati scaricabili, Tavola 1) le domande accolte di reddito e pensione di cittadinanza erano state 1.119.309, 109.208 in meno rispetto al periodo più aggiornato.

Il dato citato da Conte corrisponde dunque con quello rilevato dall’Inps.

Quanti hanno chiesto il bonus baby sitting e il congedo

«Sono arrivate solo per il bonus baby sitting 78 mila domande. Per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie 237 mila congedi richieste»

Il decreto “Cura Italia” ha introdotto il cosiddetto “Bonus baby sitting”, un aiuto economico per un valore massimo di 600 euro di cui possono usufruire dipendenti del settore privato «per prestazioni di assistenza e sorveglianza» dei figli con meno di 12 anni di età.

Secondo i dati più aggiornati dell’Inps consultabili pubblicamente online – e provenienti da un’audizione alla Camera del 20 aprile del presidente dell’Istituto Pasquale Tridico – al 20 aprile erano pervenute 66.571 domande per il “Bonus baby sitting” e 208.515 domande di congedo straordinario, anch’esso previsto dal “Cura Italia” (per la durata massimo di 15 giorni).

I numeri sono leggermente inferiori a quelli citati da Conte, che molto probabilmente prendono in considerazione le domande arrivate anche negli ultimi giorni. Abbiamo contattato l’Inps per avere i dati più aggiornati, ma al momento siamo ancora attesa di una risposta.

I dati sul bonus agli autonomi e Cassa integrazione

«Abbiamo già liquidato quasi 3 milioni e mezzo di bonus da 600 euro per autonomi, professionisti, co.co.co., agricoli e lavoratori dello spettacolo. […] Stiamo parlando di 11 mila domande, compresa la cassa integrazione»

Partiamo dal cosiddetto “Bonus 600 euro”, un aiuto economico introdotto con il decreto “Cura Italia” per i professionisti non iscritti agli ordini, i lavoratori con contratto co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo e lavoratori agricoli.

In base ai dati Inps più aggiornati, al 21 aprile l’Inps aveva ricevuto più di 4.410.820 domande di indennità da 600 euro. Di queste, a quella data 3.452.050 erano già state pagate (un dato correttamente citato da Conte); circa 958.000 domande erano in fase di lavorazione, mentre per 32.919 domande era necessario modificare l’Iban per ricevere il bonus.

Al 23 aprile, poi, i beneficiari tra la Cassa integrazione ordinaria e l’Assegno ordinario d’integrazione al redditoerano 7.139.048. Se a questi sommiamo i quasi 3,5 milioni di bonus erogati agli autonomi, otteniamo circa 11 milioni di beneficiari, e non gli «11 mila» di Conte, frutto molto probabilmente di una svista.

Il presidente poi parla di «domande», ma sarebbe più corretto parlare di «beneficiari», dal momento che le due statistiche non sono sovrapponibili.

– Leggi anche – Bonus agli autonomi: no, l’Italia non è la più lenta in Europa

Quanto Pil produce il turismo

«Il turismo è un settore che produce dal 13 anche al 15 per cento del Pil, se parliamo di tutto l’indotto»

Come abbiamo sottolineato in passato, non è semplice quantificare con precisione quale sia il contributo del turismo alla ricchezza prodotta in Italia.

Non esiste infatti un settore “turismo” definibile in senso stretto, spiega un rapporto della Banca d’Italia del dicembre 2018, perché «i servizi turistici fanno capo a un complesso di attività eterogenee, difficilmente circoscrivibili per mezzo delle tradizionali classificazioni settoriali».

Lo stesso rapporto della Banca d’Italia ha quantificato comunque, per l’anno 2015, un valore aggiunto del turismo al Pil italiano pari a circa 88 miliardi di euro, una cifra che equivale a circa il 5,9 per cento della ricchezza prodotto ogni anno dal nostro Paese.

Secondo una ricerca pubblicata invece a marzo 2018 dal World Travel and Tourism Council (Wttc) – un’organizzazione internazionale che rappresenta il settore privato nelle attività turistiche – nel 2017 l’impatto economico diretto, dato dalla spesa dei turisti in Italia, è stata invece pari al 5,5 per cento del Pil e al 6,5 per cento dell’occupazione.

Ai contributi diretti si aggiungono poi quelli indiretti, dati principalmente dagli investimenti dell’industria turistica, e quelli indotti del turismo, relativi alle spese delle persone occupate nel settore turistico.

Se teniamo conto anche di queste due componenti, nel 2017 il Wttc stima che il contributo totale del turismo in Italia era pari al 13 per cento del Pil e al 14,7 per cento dell’occupazione totale.

Sebbene da prendere con la dovuta cautela, Conte riporta dunque una stima plausibile sul contributo del turismo al Pil italiano.

Gli insegnanti italiani sono tra i più anziani d’Europa

«L’età media del nostro personale docente nelle scuole è forse la più elevata in Europa»

Eurostat non fornisce le statistiche sull’età media degli insegnanti nei singoli Stati membri, ma per quantificare quanto è “anziano” il corpo docente in un Paese calcola quale percentuale sul numero totale degli insegnanti ha oltre 50 anni di età.

Secondo i dati più aggiornati di Eurostat, relativi al 2017, è vero come dice Conte che gli insegnanti in Italia siano tra i più anziani di tutta Europa.

Se in media nell’Ue circa il 36 per cento degli insegnanti, tra la scuola primaria e quella secondaria di secondo grado, ha 50 anni o di più, questa percentuale arriva al 53 per cento in Italia, il dato più alto a livello comunitario.

Più nel dettaglio, siamo poi secondi come Paese con la più alta percentuale di insegnanti over 60, il 17 per cento, superato solo dal 19 per cento dell’Estonia.

Secondo i dati Ocse, poi, il nostro Paese è a livello internazionale (qui i dati scaricabili) quello con la minor percentuale di insegnanti under 30, che si aggira intorno al 4 per cento sull’intero corpo docenti, sommando scuola primaria e quella secondaria.

In conclusione

In una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato una serie di misure che entreranno in vigore dal prossimo 4 maggio, con l’avvio della Fase 2 per la gestione dell’emergenza coronavirus.

Abbiamo controllato sei dichiarazioni verificabili dette da Conte, che per quanto riguarda i fatti non ha commesso errori significativi.

A parte una probabile svista, il presidente del Consiglio ha citato dati sostanzialmente corretti sulle domande del reddito di cittadinanza, del bonus autonomi e di quello baby sitting, e della cassa integrazione.

Conte ha poi riportato due stime plausibili, da prendere comunque con cautela, sul contributo del turismo al Pil italiano (che può arrivare secondo alcuni calcoli fino a circa il 15 per cento) e sui luoghi dove avvengono i contagi da coronavirus. Secondo una stima preliminare dell’Iss, è infatti vero che ad aprile quasi un contagiato su quattro è stato esposto al virus in ambito familiare. Ma questa stima si basa su un campione ristretto di casi, relativo poi al mese di aprile.

Infine, è vero che l’Italia non solo è tra i Paesi con i docenti più anziani di Europa, ma pure tra quelli con meno docenti giovani al mondo.