In tutta Europa, tra le persone economicamente più colpite dal blocco delle attività economiche dovuto all’emergenza coronavirus ci sono anche moltissimi lavoratori autonomi.
Per rimediare a questo problema, alcuni governi hanno previsto versamenti diretti di liquidità nei conti correnti dei lavoratori più in difficoltà, con lo scopo di compensare almeno parzialmente le perdite causate dall’epidemia.
In Italia, l’Inps è stato largamente criticato, dai cittadini e dalla stampa, per i ritardi e i problemi riscontrati nell’erogare i sussidi promessi ai lavoratori autonomi. Alcuni politici, come per esempio il leader di Azione Carlo Calenda, hanno invece sottolineato come negli altri Paesi questi aiuti siano arrivati in tempi più rapidi.
Ma è davvero così? Dal giorno di apertura per richiedere gli aiuti economici, quali grandi Paesi Ue sono stati più veloci di noi?
Abbiamo verificato, anche grazie all’aiuto dei nostri colleghi fact-checker europei.
Che cosa ha fatto il governo
Al momento, la maggior parte delle misure economiche varate dal governo Conte II per far fronte all’emergenza coronavirus sono contenute nel decreto “Cura Italia” (n. 18 del 17 marzo 2020), con il quale sono stati stanziati circa 25 miliardi di euro per potenziare il sistema sanitario e non solo.
Per quanto riguarda i versamenti diretti nei confronti dei lavoratori, la misura principale è un indennizzo di 600 euro su base mensile, non tassabile, destinato a una platea, secondo il governo, di «quasi 5 milioni di persone».
Tra i beneficiari ci sono i professionisti non iscritti agli ordini, i lavoratori con contratto co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo e lavoratori agricoli.
La secondo misura messa in campo è il cosiddetto bonus baby sitting (art. 23-25 del decreto), un aiuto di 600 euro per i genitori lavoratori con figli di età non superiore ai 12 anni o con disabilità che, a causa della chiusura delle scuole, hanno difficoltà nella gestione degli orari. L’importo si alza a 1.000 euro per il personale del Servizio sanitario nazionale e per le Forze dell’ordine. In alternativa, è possibile usufruire di 15 giorni di congedo parentale straordinario pagato al 50 per cento.
Entrambe le misure sono gestite dall’Inps, presieduto da Pasquale Tridico. In linea teorica il procedimento pensato per usufruire dei bonus è piuttosto lineare: l’utente accede al sito Inps, compila la domanda per via telematica e riceve i soldi sul proprio conto corrente. Ma le cose non sono andate proprio come ci si aspettava.
L’inizio incerto dell’Inps
Per entrambe le misure le domande sono state aperte il 1° aprile 2020. Già allo scoccare della mezzanotte, il sito dell’Inps ha ricevuto un picco di visite ed è stato reso irraggiungibile dopo che, all’accesso, alcuni utenti erano stati indirizzati alle pagine personali di altre persone, in chiara violazione delle regole sulla privacy.
Il presidente Tridico ha dato la colpa a «violenti attacchi hacker» e, in ogni caso, l’Inps ha provveduto a informare il Garante per la protezione dei dati personali.
Ad ogni modo, il ministero del Lavoro ha comunicato il 14 aprile che il giorno successivo – ossia dopo due settimane dall’apertura delle procedure – sarebbero stati effettuati i primi pagamenti. Il 21 aprile l’Inps ha poi comunicato via Twitter di aver ricevuto 4.410.820 domande e di aver già pagato 3.452.050 indennità (pari al 78,2 per cento del totale).
Per quanto riguarda i bonus baby sitting, invece, l’Inps ha fatto sapere il 13 aprile che sono state ricevute circa 40.000 domande, e che il bonus sarebbe arrivato il 15 aprile: due settimane dopo l’apertura delle domande. Al momento, l’Inps non ha comunicato il numero di bonus erogati.
In Italia sono quindi state necessarie circa due settimane dall’inizio dell’apertura dell’invio delle domande per versare i primi indennizzi promessi.
I tempi degli altri Paesi Ue
Con l’aiuto di alcuni nostri colleghi fact-checker europei, abbiamo verificato quali sono stati i tempi di erogazione degli indennizzi a partire dalla presentazione della domanda negli altri quattro grandi Paesi europei.
Germania
In maniera simile a quanto fatto dal governo italiano, l’esecutivo tedesco ha previsto, tra le altre cose, la creazione di un fondo da 50 miliardi di euro per assistere i lavoratori autonomi e le piccole imprese.
In particolare, in Germania i lavoratori autonomi possono ricevere un indennizzo una tantum che può arrivare fino a 9.000 euro su un periodo di tre mesi.
Come hanno spiegato a Pagella Politica i colleghi fact-checker di Correctiv, il pagamento di questo bonus è gestito dai singoli Stati federali che compongono la Germania. I cittadini possono fare domanda online per questo sussidio dal 30 marzo al 31 maggio presso lo Stato in cui risiedono, il quale provvederà ad accreditare il sussidio tramite un bonifico su conto corrente.
La velocità con cui il sussidio viene erogato varia quindi da Stato a Stato.
Alcune amministrazioni sono state particolarmente rapide nel fornire i sussidi. Come ha riportato il 3 aprile dal quotidiano statunitense New York Times, alcuni i lavoratori autonomi berlinesi hanno ricevuto dopo tre giorni dalla domanda una somma forfettaria di 5.000 euro. Sempre secondo il New York Times, al 3 aprile erano già stati versati 1,3 miliardi di euro ai berlinesi, per un totale di 150 mila lavoratori autonomi aiutati.
Altre amministrazioni hanno però riscontrato problemi simili a quelli avuti in Italia dall’Inps. Il sito di notizie tedesco Deutsche Welle ha riportato che l’8 aprile lo Stato della Renania Settentrionale-Westfalia ha dovuto bloccare i pagamenti a causa di frodi informatiche che hanno compromesso i dati degli utenti. Alcuni hacker avevano infatti creato siti estremamente simili a quelli governativi, inducendo gli utenti a inserire i propri dati personali per poi appropriarsene.
Nello Stato della Renania-Palatinato, le domande erano invece ancora in attesa di revisione il 12 aprile, ossia dodici giorno dopo l’apertura della procedura per ricevere il sussidio.
Francia
Il governo francese ha istituito un fondo di solidarietà da 1,2 miliardi di euro per i lavoratori autonomi e le piccole imprese con un massimo di 10 dipendenti, un giro d’affari inferiore a 1 milione di euro e un utile imponibile annuale inferiore a 60.000 euro.
Per accedere al fondo bisogna dimostrare di essere stati obbligati a chiudere la propria attività come conseguenza delle restrizioni imposte dal governo con il decreto del 23 marzo, oppure di aver subìto perdite almeno del 50 per cento nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto a marzo e aprile 2019. Il sussidio erogato è pari alla differenza tra il fatturato di marzo 2019 e quello di marzo 2020, fino a un limite massimo di 1.500 euro.
La procedura per richiedere questa somma somiglia a quella italiana. Le imprese e i lavoratori in difficoltà che soddisfano i requisiti possono fare domanda telematica dal 31 marzo al 30 aprile sul sito dell’Amministrazione Fiscale francese (una sorta di Agenzia delle Entrate italiana), inserendo le coordinate bancarie (personali o aziendali) e la documentazione necessaria a dimostrare di avere i requisiti necessari per accedere al fondo. Secondo il quotidiano francese Le Figaro, il 6 aprile – quindi una settimana dopo l’apertura delle domande – erano state ricevute 450 mila richieste.
Il governo francese ha affermato che i versamenti sarebbero stati effettuati «qualche giorno dopo l’invio della domanda». I nostri colleghi fact-checker francesi di CheckNews.fr hanno spiegato a Pagella Politica che i versamenti sono stati effettivamente effettuati una settimana circa dall’apertura delle domande, il 31 marzo.
Il governo francese ha anche annunciato il versamento di 1.500 euro una tantum per tutti i lavoratori delle strutture mediche che si stanno occupando della Covid-19, e di 500 euro per tutti gli altri operatori sanitari. È inoltre in programma l’attivazione di incentivi per le famiglie in difficoltà e che già ricevevano aiuti prima dello scoppiare della pandemia, per la cifra di 150 euro più 100 euro per figlio. Entrambe queste misure, però, entreranno in funzione a maggio.
Spagna
In Spagna il governo di Pedro Sanchez ha adottato due misure volte ad aiutare i cittadini in difficoltà tramite un versamento diretto di denaro.
La prima è un sussidio richiedibile da tutti i lavoratori autonomi che hanno dovuto chiudere la propria attività o hanno avuto un calo del 75 per cento sui guadagni a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus. L’ammontare del sussidio sarà pari al 70 per cento della base reguladora, un parametro che viene utilizzato per calcolare gli importi della pensione o di altri forme di indennità pubblica.
Il ministro dell’Inclusione, della sicurezza sociale e delle migrazioni Josè Luis Escrivà ha affermato che l’importo minimo, cioè quello che percepiranno i lavoratori che versano i contributi più bassi, sarà pari a 661 euro. I lavoratori che ricevono il bonus sono anche esentati dal pagamento dei contributi previdenziali.
Il procedimento è simile a quello attivato dagli altri Paesi: gli aventi diritti sono stati tenuti a presentare una domanda online sul sito del proprio ente previdenziale dal 18 marzo al 14 aprile. La Seguridad Social – l’ente spagnolo che gestisce queste tematiche – ha affermato che il pagamento dovrebbe in teoria avvenire entro 30 giorni dall’invio della domanda, ma ha precisato anche che data la «gravità della situazione» gli istituti si stanno muovendo per accorciare i tempi.
Il governo ha fatto poi sapere di aver ricevuto più di un milione di domande, e di averne approvate il 97,3 per cento per un totale di 919.173 sussidi. Questi sono sono stati erogati il 17 aprile: un mese dopo l’apertura delle domande, un lasso di tempo superiore a quello degli altri Paesi fin qui analizzati.
La seconda misura è un sussidio destinato ai collaboratori domestici che, a causa del coronavirus, hanno perso il lavoro o hanno subìto un taglio delle ore lavorative. Il sussidio sarà pari al 70 per cento della base contributiva per coloro che sono ora disoccupati, mentre andrà a compensare le perdite in caso di riduzione delle ore, fino al raggiungimento del tetto massimo del salario minimo professionale di 950 euro.
Il Servizio pubblico statale per l’occupazione (Sepe) ha però precisato che ci vorrà almeno un mese prima che questa misura venga finalizzata e resa disponibile: se ne riparlerà a maggio, un mese e mezzo dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
Regno Unito
Il 26 marzo il governo britannico ha annunciato l’avvio del Self-employment Income support scheme, un programma di sussidi destinati ai lavoratori autonomi con un utile di esercizio inferiore a 50 mila sterline.
La formula per calcolare l’ammontare del sussidio è piuttosto complessa: corrisponde all’80 per cento dell’utile di servizio medio calcolato sulla base degli anni fiscali 2016-17, 2017-18 e 2018-19, fino a un massimo di 2.500 sterline erogabili. Il sussidio verrà inizialmente versato per tre mesi, ma la sua durata potrebbe essere estesa.
La procedura per fare domanda non è ancora attiva: l’Hmrc (Her Mayesty’s Revenue Custom, l’ente che si occupa della riscossione delle imposte) contatterà personalmente tutti gli aventi diritto verso «metà maggio» per invitarli a richiedere il sussidio, che verrà poi erogato «a inizio giugno» tramite un bonifico sul conto dei lavoratori.
Il governo di Boris Johnson risulta quindi essere il più lento nell’erogare gli aiuti economici ai lavoratori autonomi britannici, i quali non hanno ancora ricevuto nulla.
In conclusione
Con l’aggravarsi dell’emergenza economica causata dalla Covid-19 i governi di Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito hanno messo in atto ingenti programmi di aiuti e sussidi per i cittadini in difficoltà.
Tutti i piani includono forme di sostegno immediato sotto forma di versamenti diretti di liquidità nei conti correnti dei lavoratori autonomi più colpiti dalle conseguenze dell’epidemia.
In generale, i diversi Paesi hanno adottato la stessa modalità per il versamento dei sussidi: un bonifico bancario diretto sul conto corrente dei lavoratori aventi diritto. Le tempistiche di accredito a partire dal momento di apertura delle domande sono state invece diverse.
Il Paese più veloce nel versare gli aiuti promessi (almeno per alcune aree) è stata la Germania, con l’erogazione record in tre giorni per i lavoratori autonomi berlinesi.
In seconda posizione c’è poi la Francia, dove secondo fonti dirette i lavoratori hanno iniziato a ricevere i sussidi circa una settimana dopo l’apertura delle domande.
All’Italia ci sono invece volute due settimane: le domande sul sito dell’Inps sono state aperte il 1° aprile, e i soldi sono arrivati tra il 15 e il 17 dello stesso mese. Anche la Spagna ha distribuito i sussidi il 17 aprile, ma aveva aperto le domande quasi un mese prima, il 18 marzo.
Nel Regno Unito, infine, domande per i sussidi verranno aperte solo a metà maggio e il governo stima di iniziare i versamenti a inizio giugno.
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