Il 17 aprile il leader di Azione ed europarlamentare Carlo Calenda si è chiesto su Twitter come può «credibilmente» il governo di Giuseppe Conte «fare una battaglia per gli eurobond in Ue, se il M5S vota contro nel Parlamento europeo».

Da settimane, in sede europea, si sta infatti dibattendo sulla possibilità di creare o meno obbligazioni a livello europeo – i cosiddetti “eurobond” – per fare fronte all’emergenza coronavirus. Al momento Paesi come Germania e Paesi Bassi si sono dichiarati contrari, mentre a favore si è espresso il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte in una lettera di fine marzo 2020, inviata al Consiglio europeo e firmata anche da Francia e Spagna.

Al tweet di Calenda ha subito risposto Ignazio Corrao, eurodeputato del Movimento 5 stelle, che ha scritto: «Il M5s ha votato a favore dell’emendamento dei Verdi che li inserivano [gli eurobond, ndr] nel paragrafo 17 che prevede di tutto».

Lo scambio è andato avanti con altre battute di Calenda e di Corrao, secondo cui «Conte negozierà e spero che porti a casa qualcosa di meglio di quel che è uscito dall’Eurogruppo».

La questione ruota attorno a un voto del 16 aprile del Parlamento Ue a proposito di una proposta di risoluzione, da presentare poi al Consiglio europeo e alla Commissione Ue, sugli strumenti da mettere in campo per contrastare l’emergenza coronavirus.

Ma chi ha ragione tra i due eurodeputati Calenda e Corrao? Il M5s ha votato sì o no contro gli eurobond in Europa?

La questione è resa più intricata dal fatto che per “eurobond” si possono intendere cose piuttosto diverse le une dalle altre, e in particolare strumenti che mettano in comune (“mutualizzino”) il debito così formato oppure lo mantengano distinto. La discussione tra Calenda e Corrao si gioca su questa distinzione e si può dire che, in un certo senso, abbiano ragione entrambi. Vediamo le cose più da vicino

Il voto della discordia

Il 16 e il 17 aprile il Parlamento europeo si è riunito in plenaria per votare una proposta di risoluzione comune (la n. 2020/2616(RSP)) «sull’azione coordinata dell’Ue per lottare contro la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze», in vista del Consiglio europeo in programma il prossimo 23 aprile.

Una risoluzione del Parlamento Ue è una raccomandazione non vincolante. Questa ora, ricevuto il sì dell’Aula, sarà trasmessa alla Presidente della Commissione Ue, al Presidente del Consiglio europeo e alla Presidenza di turno del Consiglio, che potranno così tenere in considerazione per le loro decisioni la posizione politica espressa dagli eurodeputati.

Eurobond sì…

Il testo della risoluzione comune al centro del dibattito tra Calenda e Corrao è stata presentata da quattro gruppi: il Partito popolare europeo (tra le cui fila c’è Forza Italia), l’Alleanza progressista di socialisti e democratici (con il Partito democratico e Calenda), il Renew Europe group (con Italia Viva) e i Verdi/Alleanza liberale europea.

Sono tre dei quattro gruppi che formano l’attuale maggioranza del Parlamento Ue, a cui il M5s (che non aderisce a nessun gruppo ufficiale e fa parte dei “Non iscritti”) fa opposizione.

Nel paragrafo 17 della risoluzione proposta dalla maggioranza, il Parlamento Ue invita la Commissione a fronteggiare l’emergenza Covid-19, tra le altre cose, con «obbligazioni a sostegno della ripresa garantite dal bilancio dell’Ue» (nel testo ufficiale in inglese “recovery bonds guaranteed by the Eu budget”). Queste possono essere viste come una forma di eurobond, nel senso di emissione di titoli di debito europei.

…ma non debito comune

Secondo lo stesso testo, però, il pacchetto di investimenti – e questo è un punto fondamentale – «non dovrebbe comportare la mutualizzazione del debito esistente e dovrebbe essere orientato a investimenti futuri».

Questo paragrafo esplicita in maniera chiara, insomma, che l’emissione di queste obbligazione non comporta la mutualizzazione del nuovo debito emesso. In altre parole, anche se garantito a livello europeo, il ripagamento di questo nuovo debito ricadrebbe interamente sulle spalle dei Paesi contraenti.

L’idea di emettere qualche forma di titoli di debito europei, i famosi “eurobond”, non è nuova. Il 9 aprile scorso l’Eurogruppo ha concordato nel proporre al Consiglio europeo, in vista del 23 aprile, la creazione del cosiddetto Recovery Fund, un fondo che trova il sostegno di Italia, Francia e Spagna, da finanziare con l’emissione di titoli comuni, definito il 14 aprile da Il Sole 24 Ore come una «prima fase embrionale» per dare vita a un vero e proprio debito comune europeo.

Ma la strada è ancora lunga: «la condizione necessaria per poter emettere titoli di debito comuni è la mutualizzazione del debito di tutti gli stati membri, ovvero la messa in comune delle passività dei singoli bilanci», ha specificato il quotidiano di Confindustria.

Al momento infatti l’Ue non è dotata di una vera e propria istituzione (una sorta di “Tesoro europeo”) per emettere titoli di debito come fanno gli equivalenti nazionali. Il Recovery Fund potrebbe però essere un primo passo verso questa direzione.

Chi ha votato cosa nel Parlamento Ue

Il 16 aprile il Parlamento Ue ha iniziato a votare sui vari emendamenti al testo (che contiene oltre 50 paragrafi) presentati dai diversi gruppi europarlamentari. La votazione finale, favorevole al testo, è arrivata poi venerdì 17 aprile.

Tra i vari emendamenti, uno presentato da Philippe Lamberts, a nome del gruppo Verdi/Alleanza liberale europea proponeva all’Aula di modificare il paragrafo 17 della risoluzione, contenendo un chiaro rimando alla mutualizzazione del debito.

«[Il Parlamento europeo, ndr] ritiene essenziale, al fine di preservare la coesione dell’Unione europea e l’integrità della sua unione monetaria, che una quota sostanziale del debito che sarà emesso per contrastare le conseguenze della crisi della Covid-19 sia mutualizzata a livello dell’Ue», si legge nell’emendamento proposto.

Il 16 aprile l’emendamento in questione non è però stato accolto, ricevendo 282 sì contro 326 no e 74 astenuti.

Tra i partiti italiani, a votare contro sono stati Lega e Forza Italia, mentre gli eurodeputati del M5s (nel gruppo dei “Non iscritti”) hanno votato sì – tra cui Corrao – così come quelli del Partito democratico e di Fratelli d’Italia. Anche Calenda ha votato a favore, mentre gli eurodeputati di Italia Viva si sono astenuti.

Perché allora il leader di Azione dice che il M5s ha votato contro gli eurobond, se abbiamo appena detto che i pentastellati avevano detto sì all’emendamento dei Verdi, poi non approvato?

Il Parlamento Ue ha poi approvato il paragrafo 17 (senza le modifiche), ma in questo caso il M5s ha votato contro. A favore si sono invece espressi Forza Italia e Partito democratico.

Come abbiamo visto, questo paragrafo contiene un riferimento a una qualche forma di “eurobond” anche senza emendamento. Il paragrafo specifica però che l’emissione di queste obbligazioni non avrebbe comportato la mutualizzazione del debito. In altre parole, il debito emesso in maniera straordinaria, sebbene garantito dal bilancio Ue, sarebbe ripagato direttamente dai sottoscrittori di questo nuovo debito.

Secondo Calenda, dunque, il voto del M5s contro i recovery bond sarebbe un voto contro gli eurobond. Ma gli eurodeputati del Movimento 5 stelle si sono espressi a favore di un emendamento che chiedeva, oltre che all’emissione di obbligazioni garantite a livello europeo, anche la condivisione tra i Paesi membri del debito emesso.

In conclusione

Il leader di Azione Carlo Calenda ha scritto su Twitter che mentre il governo Conte sostiene gli eurobond per fare fronte all’emergenza coronavirus, «il M5S vota contro nel Parlamento europeo», in una proposta di risoluzione comune.

L’eurodeputato del M5s Ignazio Corrao ha però risposto alle critiche, dicendo che «il M5s ha votato a favore dell’emendamento dei Verdi» – poi non approvato – che avrebbe inserito nella risoluzione un riferimento a una forma differente di eurobond.

Chi ha ragione tra i due? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza sulla questione.

Da un lato, è vero che nel Parlamento Ue il M5s ha votato a favore di un emendamento alla proposta di risoluzione comune (non vincolante) sulle misure anti-coronavirus del Consiglio Ue: in quell’emendamento si faceva diretto riferimento all’emissione di obbligazioni garantite a livello europeo e a una mutualizzazione del nuovo debito contratto.

Questo emendamento – che ha visto i voti favorevoli anche di Calenda e del suo ex partito, il Pd – non è stato però approvato.

Dall’altro lato, però, è anche vero che il M5s ha votato contro il paragrafo che introduceva una forma di obbligazione emessa e garantita a livello europeo – chiamata recovery bond – anche se senza la condivisione di questo nuovo debito. Questi titoli sono stati proposti dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso e, secondo alcuni, sarebbero un primo passo verso la creazione di veri e propri eurobond.

In breve: il M5s ha votato contro la versione “light” degli eurobond, proposta da forze politiche che non hanno il suo sostegno all’Europarlamento, mentre ha votato a favore di un emendamento che proponeva una versione ben più rafforzata, con anche la mutualizzazione del debito.