Negli ultimi giorni, dopo la conferenza stampa del 10 aprile del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è tornato al centro del dibattito politico italiano il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), nato nel 2012 per sostenere economicamente i Paesi Ue in difficoltà finanziarie.
Il 9 aprile, infatti, l’Eurogruppo – un organo informale che riunisce i ministri dell’Economia degli Stati dell’area euro – ha proposto di utilizzare le risorse del Mes, con alcune modifiche e insieme ad altri strumenti, per fare fronte all’emergenza coronavirus. Ora la decisione finale spetterà probabilmente al Consiglio europeo del 23 aprile, dove siedono i capi di Stato o di governo dei 27 Stati membri dell’Ue.
Nelle ore successive alla riunione dell’Eurogruppo, i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, hanno scritto che l’Italia aveva firmato per accedere al Mes, ma questo è falso.
Nella conferenza stampa, Conte si è difeso dalle accuse, sostenendo tra le altre cose che l’istituzione del Mes è una responsabilità dei governi passati, in particolare dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi, dove la Lega di Salvini e il Popolo della Libertà di Giorgia Meloni avevano avuto un ruolo di primo piano.
Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo messo in fila i fatti verificati, per spiegare una volta per tutte quali politici e quali partiti italiani, nelle sedi europee e nel nostro Parlamento, hanno votato per introdurre il Mes negli scorsi anni.
Che cosa successe nel 2010
A inizio 2010 – quindi circa 10 anni fa – alcuni Paesi europei, e in particolare la Grecia, furono colpiti da una forte crisi economica.
In quel momento in Italia era in carica il governo Berlusconi IV, insediatosi nel maggio 2008 e sostenuto da una maggioranza con all’interno la Lega del segretario Umberto Bossi (Matteo Salvini all’epoca era un parlamentare europeo) e con Giorgia Meloni ministra della Gioventù (e deputata del Popolo della libertà).
Per fare fronte alla situazione d’emergenza, in una riunione straordinaria del 9-10 maggio 2010 l’Ecofin – organo composto dai ministri dell’Economia di tutti i Paesi Ue, dove all’epoca per l’Italia sedeva Giulio Tremonti – deliberò la creazione di due strumenti temporanei di assistenza per gli Stati in condizioni finanziarie critiche: il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (l’European financial stabilisation mechanism, o Efsm) e il Fondo europeo di stabilità finanziaria (l’European financial stability facility, o Efsf).
Nel Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010 – con la presenza dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – fu poi accolta con favore l’idea di sostituire i due strumenti d’aiuto temporanei un meccanismo permanente (il futuro “Mes”, appunto) per garantire la stabilità dell’area euro, cosa che richiedeva però una modifica dei trattati europei. La caratteristiche generali del meccanismo in questione erano state successivamente delineate dall’Eurogruppo in una riunione del 28 novembre 2010.
In un incontro del 16-17 dicembre 2010, il Consiglio europeo aveva quindi avanzato la proposta di modificare l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento unico dell’Ue (Tfue), introducendo questo paragrafo: «Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità».
Ricapitolando: nel 2010, mentre a capo dell’esecutivo italiano c’era Berlusconi, con la Lega di Bossi nella maggioranza e Meloni ministra, furono gettate le basi in sede europea per la creazione del Mes, come sostituto permanente di due strumenti d’aiuto temporanei pensati per fare fronte alla crisi economica scoppiata all’inizio di quell’anno nell’area euro.
Il voto nel Parlamento Ue
E Salvini, che ruolo aveva avuto in questa fase di nascita del Mes? Come abbiamo anticipato, all’epoca l’attuale leader della Lega era europarlamentare.
Il 23 marzo 2011, consultato dal Consiglio europeo, il Parlamento Ue si era espresso sulla questione Mes, votando a favore di una risoluzione (qui il testo integrale) che approvava, con alcune riserve, la modifica dell’art. 136 del Tfue proposta a dicembre 2010.
Tra i 494 voti a favore, i 100 contrari e i 9 astenuti non c’era il nome di Salvini, che quel giorno non era tra i votanti (qui la lista di tutti i voti con i nomi degli europarlamentari). Curiosità: proprio il 23 marzo 2011, Salvini aveva aperto il suo profilo ufficiale Twitter.
Tra i no al Parlamento Ue, c’erano però anche quelli di alcuni eurodeputati della Lega (come Mario Borghezio e Lorenzo Fontana), che facevano parte del gruppo parlamentare Europa della libertà e della democrazia (Efd).
Quindi in Europa, all’interno del Parlamento Ue, la Lega aveva votato contro la modifica dei trattati per introdurre il Mes. Nelle istituzioni in cui partecipano i governi tuttavia, come l’Eurogruppo o il Consiglio Ue, la Lega di fatto non si era opposta, facendo parte dell’esecutivo italiano che in quelle sedi aveva trattato per la creazione del Mes.
Che cosa successe nel 2011
Ritorniamo ora sui fatti principali avvenuti nel 2011.
Il 25 marzo 2011 – due giorni dopo il voto del Parlamento Ue – il Consiglio europeo approvò la modifica del Tfue, mentre l’11 luglio 2011 i ministri dell’Economia dell’area euro, tra cui l’italiano Giulio Tremonti, firmarono un trattato che istituiva il Mes (qui il testo ufficiale).
«Questo atto sarebbe stato normalmente il preludio di una ratifica da parte degli Stati membri», spiega il libro Safeguarding the euro in times of crisis: The inside story of the Esm, pubblicato a giugno 2019 dal Mes e dedicato alle vicende che hanno portato alla sua creazione. «Ma nel frattempo, le forze all’opera – in Grecia, più in generale nell’area euro, e nei mercati finanziari – richiesero una revisione del trattato, una modifica della strategia europea anti-crisi e una riformulazione dei suoi fondi di salvataggio».
Il documento siglato a luglio 2011 non entrò dunque in vigore, ma fu comunque la base per la versione successiva. Come vedremo meglio più avanti, infatti, il trattato che ha istituito il Mes ed tutt’oggi in vigore è stato siglato il 2 febbraio 2012 con Mario Monti presidente del Consiglio in Italia.
Le differenze della versione oggi in vigore rispetto alla versione di luglio 2011 (qui è possibile confrontare, parola per parola, i due testi ufficiali) non sono sostanziali: in entrambi i casi il Mes può prestare denaro agli Stati in difficoltà, se questi rispettano rigide condizioni, e in entrambi i casi non sono previsti gli eurobond. A cambiare sono stati prevalentemente gli importi a disposizione del Mes e alcuni strumenti con cui mobilitarli.
Il 21 luglio 2011, il Consiglio Ue annunciò, tra le altre cose, la decisione di voler ampliare la flessibilità di intervento del Mes e dell’allora in funzione Efsf. «Al più presto avvieremo le procedure necessarie per l’attuazione di tali decisioni», si legge nella dichiarazione congiunta pubblicata all’epoca dai capi di Stato Ue (tra cui c’era Silvio Berlusconi).
Pochi giorni dopo, il 3 agosto 2011, il Consiglio dei ministri guidato da Berlusconi – e con Meloni ministra – approvò un disegno di legge per ratificare la modifica dell’art. 136 del Tfue, decisa a marzo 2011 dal Consiglio europeo. Il disegno di legge (qui il testo ufficiale) iniziò poi il suo esame in Parlamento, conclusosi – come vedremo meglio più avanti – a luglio 2012.
Il 16 novembre 2011 il governo Berlusconi IV fu sostituito da quello dei tecnici di Mario Monti, che fino all’11 luglio 2012 ha ricoperto ad interim anche il ruolo di ministro dell’Economia e delle Finanze. Sia alla Camera che al Senato, il governo Monti ottenne la fiducia grazie anche ai voti del Popolo della libertà (con anche il sì della deputata Meloni) e del Partito democratico, mentre la Lega votò contro.
Uno dei primi impegni europei del nuovo esecutivo fu il Consiglio europeo del 9 dicembre 2011, dove da un lato furono concordate le linee fondamentali del cosiddetto Fiscal compact (o “Trattato sulla stabilità”), e dall’altro si chiese un’«accelerazione» sull’entrata in vigore del Mes, con alcuni «adeguamenti» rispetto agli accordi precedenti (per esempio, per quanto riguarda il coinvolgimento del settore privato e con l’introduzione di una procedura di voto d’emergenza).
Che cosa successe nel 2012
Arriviamo così al 2012.
Il 2 febbraio 2012, a Bruxelles il governo Monti firmò il Trattato che istituiva il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il cui disegno di legge per la ratifica fu presentato al Parlamento italiano a inizio aprile 2012.
Come spiega la Relazione illustrativa al disegno di legge presentato all’epoca al Senato, rispetto alla prima versione di luglio 2011, il trattato di febbraio 2012 ampliò «sia l’ammontare massimo di risorse disponibili sia la tipologia delle operazioni consentite» dal nuovo meccanismo di stabilità.
Ma l’idea di fondo (e più dibattuta oggi), ossia quella di creare un’organizzazione che prestasse soldi a Paesi in difficoltà sotto il rispetto di determinate condizioni, rimase la stessa.
L’11 aprile 2020, Tremonti ha scritto su Facebook che in realtà le trattative da lui condotte in Europa sul Mes, quando era ministro dell’Economia, prevedevano la creazione di un fondo «preliminare e strumentale rispetto alla emissione di eurobond».
A riprova di ciò, Tremonti cita due prove. Da un lato, una sua lettera – pubblicata sul Financial Times a dicembre 2010 e scritta con l’allora presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker – a sostegno della creazione degli eurobond; dall’altro, una premessa della risoluzione del Parlamento Ue, approvata a marzo 2011, che recita così: «Considerando che, ad integrazione del Meccanismo europeo di stabilità, l’Unione dovrebbe promuovere un mercato consolidato di Eurobond».
Secondo Tremonti, questo nesso tra Mes e obbligazioni comuni a livello europeo si perse con il passaggio al governo Monti.
Come ha sottolineato anche Il Foglio il 13 aprile scorso, però, sebbene sia vero che Tremonti in passato si sia più volte dimostrato un sostenitore degli eurobond, la loro introduzione non è stata supportata tra il 2010 e il 2012 da nessuna dichiarazione del Consiglio Ue né dell’Eurogruppo. Inoltre, nessuna delle due versioni dei trattati sul Mes, inclusa quella firmata da Tremonti, contiene un riferimento agli eurobond.
Tornando ai fatti relativi al 2012, a luglio di quell’anno il Parlamento (dove non c’erano eletti del Movimento 5 stelle) si trovò a dover approvare tre disegni di legge: uno per ratificare la modifica dell’art. 136 del Tfue; uno per ratificare il Trattato del Mes; e uno per ratificare il Trattato sul Fiscal compact, firmato durante il Consiglio europeo dell’1-2 marzo 2012.
Tutti e tre i disegni di legge furono approvati il 12 luglio 2012 al Senato e il 19 luglio 2012 alla Camera.
Guardiamo nel dettaglio chi votò e come le ratifiche per la modifica del Tfue e del Trattato per il Mes, quelli che insomma ci interessano di più per il nostro fact-checking.
Il 12 luglio 2012, al Senato il Popolo della libertà votò a favore (così come il Pd) della ratifica del trattato che istituiva il Mes, mentre la Lega contro. Tra i senatori che votarono sì e che oggi hanno ancora un ruolo di primo piano nel centro-destra, troviamo per esempio Maurizio Gasparri.
Il 19 luglio, alla Camera il Pdl (tranne due voti ribelli) votò a favore della ratifica (così come il Pd), mentre la Lega contro. Quel giorno, la deputata Meloni era assente, così come altri esponenti di primo piano dell’attuale centrodestra (per esempio Silvio Berlusconi, Anna Maria Bernini, Ignazio La Russa e Mara Carfagna), mentre tra i voti favorevoli ci furono, tra gli altri, quelli di Renato Brunetta, oggi in Forza Italia, e di Fabio Rampelli, attualmente deputato di Fratelli d’Italia e vice-presidente della Camera.
Da un’analisi sui post Twitter di Meloni pubblicati a luglio 2012, si scopre che in quel periodo la deputata era presa dal dibattito sul possibile scioglimento del Pdl e rinascita di Forza Italia, mentre nessun tweet era stato pubblicato sui voti di ratifica alla Camera.
Discorso analogo vale per il voto di ratifica della decisione del Consiglio Ue di marzo 2011 di modificare il Tfue, per permettere la creazione del Mes. Il 12 luglio 2012, al Senato il Popolo della libertà votò a favore, così come alla Camera il 19 luglio, con Meloni assente.
In conclusione
Negli ultimi giorni, il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è tornato al centro del dibattito politico italiano. In particolare sono nate alcune polemiche su chi, tra i partiti e i politici italiani, ha le responsabilità maggiori per la nascita di questo strumento.
Ricapitoliamo la cronologia degli eventi.
Tra il 2010 e il 2011, il governo italiano – presieduto da Berlusconi, con Tremonti ministro dell’Economia – ha partecipato ai vari tavoli europei per creare un meccanismo permanente per aiutare economicamente i Paesi travolti dalla crisi finanziaria aggravatasi a inizio 2010.
Sia la modifica del Tfue per permettere l’introduzione del Mes (marzo 2011) sia una prima versione del Trattato per creare il Mes (luglio 2011) furono approvati in Europa con il governo Berlusconi, sostenuto dalla Lega di Umberto Bossi e con Meloni ministra della Gioventù.
Da novembre 2011 il neo-governo Monti – che ottenne la fiducia del Popolo della libertà di Meloni, ma non dalla Lega – sostituì Berlusconi e Tremonti nelle decisioni europee.
A febbraio 2012 fu così sottoscritto il Trattato di istituzione del Mes che, nonostante alcune osservazioni fatte da Tremonti, non prevedeva la creazione degli eurobond, così come anche la prima versione del trattato di luglio 2011 firmata dallo stesso Tremonti. Il disegno di legge di ratifica di questo trattato fu approvato dal Senato e dalla Camera a luglio 2012, con i voti del Pdl e del Pd e i no della Lega (Meloni risulta assente).
Discorso analogo vale per il voto del Parlamento italiano per approvare le modifiche al Tfue, avvenuto negli stessi giorni e con gli stessi schieramenti.
Durante gli anni chiave della creazione del Mes, Matteo Salvini non era segretario della Lega, ma europarlamentare. A marzo 2011, quando il Parlamento Ue approvò una risoluzione in cui accettava, con alcune riserve, le modifiche del Tfue per permettere la creazione del Mes, Salvini non era presente in aula.
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