A Taiwan si parla di Pierluigi Bersani. Come ci hanno segnalato i nostri colleghi del Taiwan FactCheck Center, nel Paese asiatico sta circolando un post Facebook riguardante una dichiarazione dell’ex segretario del Pd a proposito del nuovo coronavirus.

Secondo chi lo ha diffuso, Bersani nel video negherebbe l’origine cinese del nuovo coronavirus. Abbiamo controllato e non è così.

Prima di addentrarci nei dettagli di questa storia, sottolineiamo come non sia il primo caso di video che riguardano l’Italia che vengono diffusi in Oriente per veicolare false informazioni. Avevamo già riportato il video di una manifestazione dell’estrema sinistra a Roma, spacciata a Hong Kong in modo ingannevole come una protesta anti-cinese.

Ma torniamo a Bersani.

Bersani a Piazza Pulita

Il 27 febbraio 2020, ospite di Corrado Formigli a Piazza Pulita su La7, l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani si è espresso sulla Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus, avanzando una teoria sulla sua diffusione in Italia.

Bersani in particolare ha ipotizzato che la Covid-19 fosse presente in Italia da molto tempo, da prima addirittura che l’emergenza scoppiasse nel suo Paese di origine, la Cina, da cui il virus si sarebbe insomma propagato in Italia prima ancora che se ne conoscesse l’esistenza. Bersani non sosteneva insomma che il virus non avesse origine cinese, ma che ci si fosse accorti della sua diffusione quando ormai era già presente anche in Italia (e naturalmente in Cina).

La teoria di un contagio “precoce” esposta da Bersani il 27 febbraio veniva dimostrata dal fatto che, fino ad allora, i contagiati cinesi in Italia fossero pochissimi e che i legami tra i contagiati italiani e la Cina si fossero dimostrati estremamente deboli. Dunque il contagio da persone che sono state in Cina al resto della popolazione italiana era avvenuto, secondo quanto detto da Bersani, molto tempo prima che si scoprisse l’esistenza del nuovo coronavirus in Cina. Naturalmente

La teoria, che quando è stata formulata dall’ex segretario democratico era solo un’ipotesi, sembra oggi meno improbabile, alla luce di una ricerca svolta dall’Università Statale di Milano e dall’Ospedale Sacco, secondo cui i ceppi di Covid-19 trovati nel lodigiano avrebbero un’origine che «corrisponde ad un periodo che precede di diverse settimane il primo caso evidenziato in Italia il 21 febbraio».

Le parole di Bersani sono però arrivate, selezionate in modo fuorviante e distorte, fino a Taiwan, diventando parte di una campagna di propaganda (non è chiaro quanto ufficiale) filo-Pechino.

La manipolazione taiwanese

Le frasi di Bersani sulla mancanza di un collegamento certo tra i casi italiani e la Cina («di tutti i contagiati che abbiam visto non abbiamo trovato nessun rapporto tra un contagiato e un cinese») sono state tolte dal contesto e utilizzate nel post di un profilo Facebook seguito oggi da oltre 122 mila persone per sostenere – in un cinese fortemente sgrammaticato – la tesi che il Covid-19 non sia nato in Cina ma in altri Paesi.

Il post è del 29 febbraio e nei giorni seguenti ha raccolto più di 2.500 “mi piace” e più di 1.300 condivisioni tra utenti di lingua cinese (probabilmente a Taiwan, considerato che in Cina Facebook è bloccato e che ci è stato segnalato dai colleghi fact-checker del Paese).

L’utente sostiene in particolare che «il nuovo coronavirus si è diffuso tranquillamente in Europa, America e Asia, venendo trattato come un’influenza ordinaria. Quando è apparso in Cina, invece, il Paese si è mosso senza esitazione, cercando di fermarlo, distruggerlo, cercando di guadagnare tempo per il mondo intero. Non è che forse la Cina ha fatto un buon lavoro che le se è ritorto contro?»

Questa teoria è già stata diffusa da altri utenti di lingua cinese. Ad esempio, il 3 marzo Taiwan FactCheck Center ha smascherato una manipolazione di un video di una televisione giapponese che alcuni utenti cinesi avevano fatto circolare su internet con il titolo “Gli Stati Uniti hanno avuto un contagio di polmonite da nuovo coronavirus ben prima che questo arrivasse a Wuhan”.

In realtà, il video originale riguardava un servizio di una tv giapponese che parlava di come i costi della sanità privata negli Usa potrebbero aver portato alcuni pazienti infetti a non farsi visitare, facendo così diffondere il virus nel Paese. Nel servizio non viene però mai detto che il virus sia nato negli Stati Uniti.

Bufale a mezzo stampa di regime

Gli utenti di internet filo-Pechino non sono gli unici a sostenere che il virus si sia originato in altri Paesi. Gli stessi media ufficiali cinesi stanno cercando di diffondere la teoria.

Con un articolo in lingua cinese dal titolo “Il mondo dovrebbe ringraziare la Cina”, il sito dell’agenzia di stampa di Stato cinese XinhuaNet sostiene apertamente questa teoria. Dopo una prima parte in cui si dice che la Cina dovrebbe essere ringraziata dagli altri Paesi per non aver bloccato nessun volo o spedizione verso il resto del mondo, l’autore dell’articolo (Zhang Chaohua) evidenzia come «nonostante l’epidemia del nuovo coronavirus sia scoppiata in Cina, la fonte potrebbe non essere la Cina. […] I molti casi confermati di coronavirus negli Stati Uniti, in Italia, in Iran e in altri Paesi senza un precedente di contatti con la Cina lo dimostrano. Quindi, la Cina non ha nessun motivo per doversi scusare».

Il 24 febbraio lo stesso Quotidiano del Popolo – il più importante quotidiano cinese, anch’esso controllato dal Partito comunista cinese – pur non negando direttamente l’origine del virus, ha dato spazio nella sua versione inglese alle teorie non confermate di uno Youtuber americano che sosteneva che i Centers for Disease Control (Cdc), ente governativo statunitense per la tutela della salute, avrebbe tenuto nascosto casi di Covid-19, arrivati in quei giorni a più di 1.000. Un numero molto lontano dai dati ufficiali, considerato che al 5 marzo 2020 icasi confermati negli Stati Uniti sono 162.

In conclusione

Una dichiarazione di Pier Luigi Bersani sulla mancanza di un collegamento evidente tra i contagiati italiani dal Covid-19 nel Nord Italia e i cittadini cinesi è arrivata fino a Taiwan, venendo strumentalizzata da un utente in lingua cinese molto seguito su Facebook per negare che il virus sia nato in Cina.

Come ci ha confermato il Taiwan FactCheck Center, non è la prima volta che gli utenti di lingua cinese diffondono questo messaggio. Pochi giorni fa la sua organizzazione ha smascherato un contenuto che diceva di essere la prova del fatto che il virus sarebbe nato negli Stati Uniti prima di arrivare a Wuhan.

Alcuni giornali cinesi, tra cui i media controllati dallo Stato cinese e dal Partito comunista, hanno poi dato spazio a teorie non verificate sull’origine e la diffusione del virus.