***Aggiornamento 09:00 del 14.05.2015***

Il Fatto Quotidiano ci ha contattato riguardo questo articolo e ci ha informato che in seguito alla vostra segnalazione, abbiamo modificato l’articolo eliminando la riga che conteneva la comparazione effettivamente inopportuna.” Chapeau!

******



L’Istat ha appena pubblicato i dati sulla crescita del Pil del primo trimestre del 2015. Il comunicato è stato immediatamente ripreso dai principali quotidiani, e salutato come la prova dell’uscita dell’Italia dalla recessione. Il Pil è infatti cresciuto, secondo la stima preliminare dell’ente statistico, dello 0,3% rispetto al trimestre precedente – sarebbe la prima variazione di segno positivo dal secondo trimestre del 2011 (se escludiamo lo zero tondo osservato in due trimestri del 2013 e nell’ultimo trimestre del 2014).



Le osservazioni del Fatto Quotidiano



Mentre tutti i giornali si limitano a riportare le buone notizie, il Fatto Quotidiano (al momento l’unico esempio, da quello che ci sembra) ha sollevato un paragone che ha suscitato la nostra curiosità, scrivendo la seguente frase:



“Ma per ora la “variazione acquisita” del prodotto per il 2015 si limita allo 0,2% contro lo 0,7% stimato dal governo.”






La “variazione acquisita” è effettivamente presente all’interno del comunicato Istat (ultima frase del testo, presente anche in fondo alla prima pagina del testo integrale in pdf), ma l’Istat non effettua questo tipo di paragone con le stime del governo (risalenti a pagina 8 del DEF 2015, pubblicato lo scorso 10 aprile). Lo +0,7 di crescita presente nel DEF è la stima di crescita del Pil fatta dal governo per l’anno 2015, rispetto all’anno precedente.



Cos’è la “variazione acquisita”?



Come spiega il glossario Istat, la “variazione acquisita” è la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.”



Quindi se il Pil, dopo la crescita del 1° trimestre, non incrementasse più per il resto del 2015, a fine anno si registrerebbe un aumento rispetto al 2014 pari al 0,2%.



E’ evidente però che la previsione contenuta nel DEF per l’intero 2015 non si può confrontare con questo dato. Il sottotitolo del Fatto Quotidiano sottintende una “smentita” delle previsioni, mentre i due dati non sono assolutamente comparabili. Ci sarà tempo fino al termine del 2015 per recriminare eventuali previsioni ottimistiche (com’è avvenuto per il 2014). Per ora, è troppo presto.