È dunque vero che – almeno in linea teorica – l’Italia si è impegnata a versare fino a 125,4 miliardi di euro al Mes come garanzia. Una cifra quindi vicina ai 120 miliardi del volantino della Lega.
Ma questi fondi possono essere definiti «risparmi degli italiani»?
Se per
risparmi si intende la parte di reddito che non viene spesa e che viene depositata dagli italiani sui conti correnti o investita in strumenti finanziari, la risposta è no. La ragione di questa affermazione ha a che fare con il modo in cui le risorse destinate al Mes vengono raccolte.
Infatti, come
riporta la Banca d’Italia nella sua pubblicazione mensile più recente (15 novembre 2019) dal titolo “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, lo Stato italiano ha acquistato un valore di 14,3 miliardi di euro di quote del Mes emettendo nuovi titoli di Stato, ossia creando nuovo debito pubblico. Ciò significa che queste risorse non sono state raccolte dalla fiscalità generale tramite le tasse, né sono stati prelevati dai risparmi, bancari o no, degli italiani.
Lo stesso metodo di finanziamento (quello del debito) verrebbe poi utilizzato per aumentare la quota di capitale versata dal nostro Paese. Infatti, ad oggi vale ancora quanto
riportato all’articolo 3 della legge di ratifica del Mes (legge 116/2012) che recita «in relazione al versamento delle quote della contribuzione [del Mes n.d.a], a decorrere dall’anno 2012 sono autorizzate emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, le cui caratteristiche sono stabilite con appositi decreti del Ministro dell’economia e delle finanze».
Sebbene poi lo Stato paghi gli interessi sul nuovo debito emesso per finanziare il Mes, le risorse versate non sono semplici contributi destinati ad un’organizzazione internazionale, ma quote di un fondo finanziario. Ciò significa che, in quanto “azionista” del fondo, l’Italia
percepisce i proventi derivanti dalle operazioni di prestito effettuate dal Mes. Ad esempio, nel 2018 i profitti del Mes
sono stati pari a circa 284,7 milioni di euro. Di questi, circa 50,7 milioni spettano di diritto all’Italia (pari al 17,8 per cento del totale, ossia la percentuale di quote del fondo detenute dal nostro Paese).
Ricapitolando, risulta quindi sbagliato affermare, come viene fatto nel volantino della Lega, che questi 120 miliardi sono «risparmi degli italiani».