Negli ultimi giorni la riforma della prescrizione, che dopo la legge approvata alla Camera nel dicembre 2018 entrerà in vigore il primo gennaio 2020, è diventata oggetto di aspre critiche da parte delle opposizioni. Osvaldo Napoli, deputato di Forza Italia, il 29 settembre ha per esempio parlato di una «autentica aberrazione della civiltà giuridica in uno Stato liberale».
Come abbiamo scritto nel nostro Traccia il Contratto, la riforma in questione prevede che il corso della prescrizione venga sospeso dopo la sentenza di primo grado. Doveva, in teoria, essere approvata – secondo le condizioni poste dalla Lega – solo dopo l’entrata in vigore di una riforma del processo penale. Questa però ad oggi non ha ancora visto la luce mentre, come detto, la riforma della prescrizione sarà in vigore dal 2020.
Le critiche dei contrari al provvedimento sono molto dure. Qui ad esempio Carmelo Palma, di +Europa, parla di una riforma «indecente» e «incostituzionale», in quanto contraria alla ragionevole durata del processo.
Un’anomalia italiana
Se guardiamo al confronto europeo, la disciplina attuale della prescrizione in Italia è un’anomalia. Non la riforma che invece dovrebbe entrare in vigore nel 2020. In tutti i grandi Paesi della Ue, infatti, la prescrizione – a certe condizioni – si interrompe con l’apertura del processo, o il raggiungimento di determinate fasi.
In Francia i termini di prescrizione vengono interrotti da qualsiasi atto di istruzione o di azione giudiziaria (articoli 7, 8 e 9 c.p.p.). In questo modo, ricominciando da zero ad ogni atto il conto alla rovescia della prescrizione, è quasi impossibile che un processo si prescriva mentre viene portato avanti.
Anche in Germania il codice penale (Strafgesetzbuch) prevede (artt. 78-78c) che la prescrizione venga interrotta da determinati atti dell’autorità giudiziaria: interrogatori, incarichi a periti, sequestri e perquisizioni, ordini di arresto e così via. Dopo ciascuna interruzione, la prescrizione ricomincia a decorrere dall’inizio. In ogni caso, la prescrizione scatta quando è trascorso il doppio del termine legale di prescrizione.
Questo limite massimo crea un sistema simile a quello italiano vigente? Non proprio: come spiegava l’avvocato Paolino Ardia – esperto di diritto penale – in un articolo pubblicato su Linkiesta nel 2012, se in Germania il processo arriva a sentenza di primo grado la prescrizione resta sospesa fino al termine del processo.
Stessa disciplina anche in Spagna, sempre secondo quanto riportato da Ardia, dove si prevede che la prescrizione si interrompa se viene aperto un procedimento nei confronti del colpevole. «In pratica», spiegava l’avvocato Ardia, «il termine di prescrizione viene congelato durante tutta la durata del processo sino alla pronuncia di una sentenza di condanna, salvo sospensione del procedimento».
È però vero che la durata dei processi in Italia sia nettamente superiore che nel resto d’Europa: una riforma della prescrizione non accompagnata da investimenti e riforme nel settore della giustizia avrebbe quasi certamente l’effetto di allungare ulteriormente i tempi dei processi.
Economia
Com’è andata l’economia italiana nel 2024, in sei grafici