***Aggiornato alle 15.30 del 7 gennaio***


Abbiamo ricevuto questa risposta su Twitter.



***Aggiornato alle 15 del 7 gennaio***


Siamo molto contenti che l’On. Brunetta abbia scelto di rispondere alla nostra rinnovata richiesta per i suoi dati. La scelta di dialogare sui dati, e non solo sulle opinioni, arricchisce il dibattito e apprezziamo la trasparenza del post del deputato forzista.


Purtroppo però la risposta non cambia il verdetto sulla sua dichiarazione, che ricordiamo essere “Una pressione fiscale sugli immobili che in Italia ormai ha raggiunto il 2,2% del Pil, il livello più alto tra i Paesi Ocse, che in media non superano l’1,2%” (nostro grassetto). Nella sua risposta, Brunetta ci informa di aver usato, oltre ai dati sulla tassazione diretta sugli immobili usati anche da noi (cod. 4100 – banca dati Ocse), un’elaborazione propria sui dati sottostanti ai codici 4300, 4400, 4500 e 4600. Questi includono, tra altre tipologie di imposte, le tasse su redditi finanziari, transazioni di capitali e altre tasse sulla proprietà. Abbiamo raccolto all’interno di questa tabella Excel i dati oggetto della disputa. Come già indicato, anche accettando il nuovo totale proposto dall’ex ministro, senza aggiungere nulla agli altri Paesi, la classifica rimane a guida britannica e non italiana come si può vedere qui sotto:



  • Dati Ocse 2012 – solo tassazione diretta (% del Pil): UK 3,2; Canada 2,8; USA 2,7; Francia 2,5; Italia 1,5

  • Dati Ocse/Brunetta 2012 – solo tassazione diretta per tutti tranne che per l’Italia, cui viene aggiunta la tassazione indiretta: UK 3,2; Canada 2,8; USA 2,7; Francia 2,5; Italia 2,2


Ci sembra evidente quindi che asserire che la pressione fiscale sugli immobili sia più alta in Italia che in tutti gli altri Paesi Ocse rimanga una dichiarazione incorretta. Tra i livelli più alti? Forse, ma dovremmo sapere i calcoli precisi di Brunetta per poter correggere anche i livelli degli altri Paesi. Sicuramente, però, non “il livello più alto”.


PS Per quanto riguarda la scelta di usare i dati 2012 o 2013, il nostro fact-checking dal momento della pubblicazione includeva i valori per entrambi gli anni.



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Circa un mese fa Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha fatto la seguente dichiarazione sul suo blog: “Una pressione fiscale sugli immobili che in Italia ormai ha raggiunto il 2,2% del Pil, il livello più alto tra i Paesi Ocse, che in media non superano l’1,2%”.


Numeri alla mano, il fact-checking ha bollato l’affermazione del parlamentare come “Pinocchio andante”. Dal grafico che riportiamo in basso, infatti, è evidente che i dati Ocse indicavano come numerosi i Paesi – e in particolar modo la Gran Bretagna – con un livello di tassazione immobiliare nel 2013 ben più alto che in Italia.



L’attacco e l’attesa


Brunetta, che non pecca certo di timidezza, ha reagito su Twitter in maniera vigorosa alla verifica, invitandoci a studiare di più e, allo stesso tempo, promettendo di inviarci i suoi calcoli. E’ passato più di un mese da quella promessa, e della sua e-mail nessuna traccia.





Ci abbiamo riprovato


Nell’attesa di ricevere i calcoli di Brunetta, abbiamo comunque provato a capire da dove potesse aver tratto i suoi calcoli. Aiutati da Paolo Lucchino di Quattrogatti.info abbiamo cercato i dati riguardanti i tributi sui trasferimenti di proprietà immobiliari, come suggerito dal deputato di Forza Italia. L’Ocse non isola questa tipologia di imposte, ma le raccoglie all’interno di un generico insieme che include tutte le tasse sulle transazioni finanziarie e di capitale (cod 4.400). Non avendo quindi trovato dati comparabili, rimarchiamo che:


1. Il livello di tassazione inclusiva delle transazioni immobiliari citato da Brunetta (2,2% del Pil) è comunque più basso del livello britannico, canadese, americano e francese riportato dall’Ocse prima ancora di conteggiare quest’ultima tipologia di tributo. Questa imposta esiste infatti anche fuori dall’Italia: in Inghilterra è infatti in vigore lo Stamp Duty, con un’aliquota che aumenta con l’aumentare del prezzo della casa.


2. Un rapporto di Confedilizia della fine del 2014, intitolato “All’Italia l’oscar delle tasse sulla casa” (ripreso, tra gli altri, anche da Il Sole 24 Ore), conteggia in realtà oltre alle tasse sulla casa anche quelle sul reddito. L’articolo stesso sottolinea che la Gran Bretagna, gli Usa e la Francia rimangono davanti al nostro Paese per quanto riguarda l’imposizione fiscale sulla casa strictu sensu.




Il buon proposito per il 2015


Lo scambio avuto con il capogruppo di Forza Italia ci ha spinto a fare un proposito per l’anno nuovo. Quando assegneremo un Pinocchio o una Panzana ad un politico che monitoriamo su Twitter, gli scriveremo con l’hashtag #CheDatiUsi. La speranza è che (a) si corregga o (b) ci corregga. In ogni caso, ci sarà un errore in meno in giro.


Che dite, ci date una mano? Twittate anche voi a Renato Brunetta, e chiediamogli #CheDatiUsi