Il 15 aprile, a margine di una conferenza a Milano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Vito Crimi ha detto che il governo non intende rinnovare la convenzione con Radio Radicale.
Secondo il senatore del Movimento 5 stelle, l’emittente ha svolto il suo servizio «per 25 anni senza alcun tipo di valutazione, come l’affidamento con una gara». Il riferimento è alla convenzione con lo Stato che Radio Radicale ha dal 1994, grazie alla quale quest’ultima riceve fondi pubblici per trasmettere le sedute del Parlamento.
La tesi del governo è dunque che questo accordo non vada più rinnovato perché non poggia su basi “meritocratiche”.
In risposta, la leader di +Europa Emma Bonino ha detto che le dichiarazioni di Crimi sono «totalmente imprecise». Secondo l’ex segretaria del Partito Radicale, «in realtà ci fu una gara nel ’94 che Radio Radicale vinse e poi, ogni anno, ogni volta, Radio Radicale ha chiesto che si istituisse una gara per valutare tutti gli elementi del servizio e aprirlo anche ad altri contendenti».
Ma chi ha ragione tra i due contendenti? Abbiamo verificato.
Giustizia
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