All’inizio degli anni Settanta, il sistema tributario italiano andò incontro a una
profonda riforma che introdusse aspetti riconoscibili ancora oggi. A fine ottobre del 1972, durante il
governo Andreotti II, venne stata introdotta in Italia l’
Iva, entrata poi in vigore nel 1973; ancora oggi è la più importante imposta indiretta del nostro sistema tributario. Le riforme, che seguivano i principi di una legge del 1971, furono fatte con una serie di decreti, tutti datati 26 ottobre 1972: in quella stessa occasione venne introdotta l’imposta comunale sull’incremento di valore degli immobili e furono state modificate le imposte di registro, successioni, ipotecarie e catastali, le imposte di bollo, il contenzioso tributario, l’imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, l’imposta sugli spettacoli e le tasse sulle concessioni governative.
Risale, poi, al 1974 l’introduzione dell’
Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) e l’
Irpeg (l’imposta sul reddito delle società, dal 2004 sostituita dall’Ires). Queste imposte sono nate in sostituzione di altre che si pagavano in precedenza, come quella sulla ricchezza mobile o l’imposta complementare sul reddito.
L’Iva e l’Irpef costituiscono ancora oggi l’architrave del nostro sistema fiscale e sono tra le principali fonti di entrate per lo Stato. Nel 2018 le entrate fiscali derivanti dall’Iva sono state pari a circa
133,4 miliardi di euro. Il gettito Irpef, invece, è risultato pari a circa
187,4 miliardi di euro.
Oltre a esse troviamo anche l’
Ires (l’imposta sul reddito delle società), introdotta nel 2004, che – per l’appunto – non riguarda i redditi delle persone fisiche ma di società. Altre entrate significative sono poi date dalle imposte sui carburanti e sui monopoli di Stato.
A partire da metà anni Ottanta il nostro Paese ha poi conosciuto una stagione di decentramento amministrativo che ha portato, negli anni Novanta e Duemila, a dotare gli enti locali di maggiore autonomia: a essi veniva riconosciuto più potere decisionale e dunque anche di spesa. Per sostenere finanziariamente tali cambiamenti nel nostro sistema tributario vennero introdotte, tra le altre, due importanti imposte di carattere locale: l’Ici e l’Irap.
L’introduzione dell’
Ici (l’imposta comunale sugli immobili) risale al 1992. L’intento era quello di dotare i Comuni di risorse finanziarie e si pagava in base al possesso di immobili. La sua portata fu ridimensionata nel 2008 e dal 2012 è stata rimpiazzata dall’
Imu.
L’
Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive) è invece un’imposta che colpisce le attività produttive e il cui gettito è destinato alle regioni. Altre imposte dirette al sostentamento finanziario dei comuni oggi sono
la Tasi e la Tari che, dal 2014, concorrono assieme all’Imu a formare l’
Iuc (l’imposta unica comunale).