Il 26 febbraio, in un video in diretta dalla Camera dei deputati, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha annunciato «alcune novità» sul Movimento 5 stelle.

Come sostiene anche un articolo sul Blog delle stelle, dopo gli scarsi risultati alle elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna, ora al M5s serve «un colpo di reni per poter avere una forza maggiore per migliorare l’Italia e l’Europa»; e per farlo deve «organizzarsi meglio».

Tra le misure presentate, Di Maio ha annunciato che c’è anche la possibilità di «discutere di nuove regole per i consiglieri comunali, che ad esempio dal secondo mandato si possa pensare che quello non valga come secondo mandato». (min: -42:38).

Di fatto, si tratterebbe di una rinuncia al cosiddetto “limite dei due mandati”, su cui il leader politico del M5s sembra aver cambiato idea rispetto al passato. Vediamo perché.

Che cos’è il limite dei due mandati

Il Movimento 5 stelle è ufficialmente nato il 4 ottobre 2009, con la presentazione del comico Beppe Grillo al Teatro Smeraldo di Milano, dove è stato annunciato anche per la prima volta il “Programma del Movimento”.

In particolare, nella sezione “Stato e cittadini” era contenuta la seguente proposta: «riduzione a due mandati per i parlamentari [e] per qualunque carica pubblica e eliminazione di ogni privilegio per i parlamentari, tra questi il diritto di andare in pensione dopo due anni!!».

Non esiste infatti una legge che limiti il numero dei mandati dei parlamentari, a differenza di quanto avviene invece per la carica dei sindaci.

Come spiega il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, «chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco e di presidente della provincia non è, allo scadere del secondo mandato, immediatamente rieleggibile alle medesime cariche» (art. 51). Ma «è consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie».

Ad agosto 2011, con un comunicato sul suo sito, Beppe Grillo annunciò che il Movimento si sarebbe presentato alle seguenti elezioni politiche – previste per il 2013. Tra i requisiti per potersi candidare, c’era anche quello di non ricoprire al momento del voto una carica elettiva (come quella di consigliere comunale o regionale) o di non aver esercitato in passato questo ruolo per «due mandati, anche se interrotti».

Un concetto ribadito sul Blog delle stelle anche nel 2012: «Ci si candida per spirito civico, per attuare un programma, non per presenzialismo, per carriera politica. L’eletto è importante, come tutti, ma non necessario, è il terminale di una rete. Il limite massimo dei due mandati, qualunque sia il tipo di mandato, da consigliere o da deputato, vale per tutti».

Già nel 2015, secondo ricostruzioni di stampa, la regola dei due mandati iniziava a essere messa in discussione all’interno del Movimento. Un’indiscrezione subito smentita da Gianroberto Casaleggio («Le candidature saranno scelte come in passato attraverso la rete, rimarranno il vincolo dei due mandati, il taglio degli stipendi degli eletti e il rifiuto del finanziamento pubblico»).

Che cosa diceva Di Maio sui due mandati

Anche prima delle elezioni politiche del 2018, lo stesso Di Maio aveva più volte ribadito che la regola in questione non sarebbe stata cambiata.

A febbraio 2017 – ospite a L’aria che tira su La7 – il leader del M5s aveva dichiarato: «Da noi c’è una regola: due mandati e poi te ne torni al tuo lavoro». Pochi mesi più tardi, ad agosto 2017 – nel corso di un comizio a Gela, in Sicilia – aveva sottolineato che quella regola valeva anche per lui: «Nel Movimento 5 stelle chi pensa di fare un terzo mandato è fuori».

Negli stessi giorni, però, l’allora deputato del M5s Alessandro Di Battista aveva avanzato una versione “alternativa” sul limite dei due mandati, dicendo che secondo lui «il massimo che devi stare sono dieci anni all’interno delle istituzioni, due mandati completi». E che ogni modifica sarebbe dovuta avvenire con il voto degli iscritti.

In ogni caso, per tutto il 2018 Di Maio non ha mai cambiato posizione. Il 13 marzo dell’anno scorso, in un incontro con la stampa estera a Roma, aveva ribadito che «il tema del limite doppio mandato è fondamentale per noi e si basa su un concetto importante: non esistono politici di professione. È una regola sacrosanta».

Il 31 gennaio 2018, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico aveva scritto su Twitter che «la regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Né quest’anno, né il prossimo, né mai. Questo è certo come l’alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti, come oggi, continueranno a mentire scrivendo il contrario».

Conclusione

Dal 2009 – anno di nascita del M5s – il limite dei due mandati «per parlamentari e per qualsiasi carica pubblica» è stato più volte dichiarato intoccabile da diversi esponenti del Movimento.

Tra questi, uno dei più convinti sostenitori è sempre stato Luigi Di Maio, che negli ultimi giorni sembra però aver cambiato idea. Per potenziare il radicamento sul territorio del M5s, il capo politico del Movimento ha infatti avanzato l’ipotesi di eliminare il limite – per ora – solo per i consiglieri comunali, rimandando la questione sui parlamentari alle prossime elezioni politiche (l’attuale legislatura finirà il suo mandato nel 2023).