All’interno del governo Conte è in corso uno scontro, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria che chiede di tutelare l’«indipendenza» di Banca d’Italia da un lato, e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio che chiedono l’azzeramento dei vertici dell’istituto di Palazzo Koch dall’altro.

In questo contesto è tornata alla ribalta una proposta di legge del parlamentare della Lega Claudio Borghi che espliciti il fatto che le riserve auree sono detenute e gestite da Banca d’Italia, ma sono di proprietà dello Stato.

Dato che Banca d’Italia è un ente di diritto pubblico si può considerare superfluo specificare che le riserve auree – detenute e gestite in piena indipendenza – siano di fatto dello Stato.

Circolano allora voci che il governo, sottolineando che l’oro appartiene allo Stato e non a Banca d’Italia, voglia preparare il terreno per utilizzare nel prossimo futuro le riserve auree per la spesa, in particolare per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Ma si potrebbe fare? E avrebbe senso? Cerchiamo di capirlo insieme…

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