La Nazionale di calcio ha perso lo spareggio con la Svezia e non andrà ai Campionati del Mondo di Russia 2018. Il risultato ha riaperto una discussione già avviata dopo le sconfitte ai Mondiali del 2010 e del 2014. Molti commentatori, anche politici, sostengono che l’Italia del calcio non sappia più far crescere e valorizzare i propri talenti.



C’è anche chi, come Matteo Salvini della Lega o Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, si è spinto ad associare immigrazione e fallimento degli Azzurri, perché in Italia giocherebbero troppi stranieri.







Siamo andati ad analizzare i dati per capire quale sia la presenza degli stranieri e dei giovani nel nostro calcio.



Le regole sui calciatori stranieri in Italia



Una premessa sulle regole. La Corte di giustizia dell’Unione europea nel 1995 regolamentò con la sentenza Bosman il passaggio dei giocatori comunitari tra società di diverse nazioni appartenenti all’Ue: di fatto qualunque giocatore svincolato o in scadenza di contratto aveva il diritto di firmare con un club di un altro Stato. La prima conseguenza fu che il tetto fissato dall’Uefa di tre convocati stranieri per le proprie competizioni fu cancellato. Secondo effetto: tutte le leghe dovettero adeguarsi e poterono porre limiti solo per la presenza di calciatori extracomunitari.



La Figc ha stilato nel 2015 l’ultimo regolamento sulle rose delle squadre di Serie A che prevede, tra le altre cose, un limite di 25 giocatori, 4 dei quali devono essere cresciuti nel proprio vivaio e altri 4 in altri vivai italiani. Per quanto riguarda il tesseramento di calciatori extracomunitari invece è previsto un tetto di tre giocatori, con un’eccezione: ogni squadra che abbia già tre giocatori extracomunitari in rosa potrà tesserarne due, a condizione che uno sostituisca uno di quelli già in rosa nel frattempo venduto all’estero (o in scadenza di contratto) mentre un altro abbia esperienza con la propria nazionale (almeno due gare ufficiali nell’ultima stagione o cinque gare ufficiali in carriera). Così, di fatto, il limite è posto a 4 calciatori extracomunitari.



Naturalmente non vengono considerati extracomunitari i calciatori che abbiano ottenuto, per vari motivi, un passaporto di uno Stato dell’Unione europea.



In Serie A giocano più stranieri rispetto agli altri grandi campionati?



Quello dei “troppi” stranieri in Serie A è uno dei luoghi comuni più diffusi per spiegare come mai la nostra nazionale di calcio non abbia più la competitività di un tempo – anche se bisogna ricordare che agli Europei del 2012 arrivammo in finale e a quelli del 2016, solo un anno fa, fummo eliminati nei quarti di finale contro la Germania campione del mondo.



Secondo il database statistico Transfermarkt, nella stagione attuale di Serie A militano 555 calciatori, il 53,3% dei quali (296) è di nazionalità straniera.



Se guardiamo le altre grandi competizioni europee, però, il numero di giocatori stranieri è sempre molto consistente. Nella Premier League inglese gli stranieri sono addirittura il 67,2% (351 calciatori su 522), mentre in Francia, nella Ligue 1, è del 49,7% (268 su 540).



Se si guarda al campionato dell’ultima squadra vincitrice di un Mondiale (la Germania nel 2014) la situazione è praticamente identica a quella italiana: nella Bundesliga gli stranieri sono il 52,7% del totale (274 su 520).



Unica lieve eccezione europea è La Liga spagnola, dove il rapporto è “solo” del 42,8% (204 su 477). La nazionale spagnola è considerata una delle più forti e tra le favorite ai Mondiali di Russia 2018 (ma non bisogna dimenticare che, nel 2016, fu sconfitta per 2-0 agli ottavi degli Europei proprio dall’Italia di Antonio Conte).



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È però importante analizzare se questo dato relativo all’intera rosa corrisponda a chi poi è schierato in campo. I calciatori titolari cresciuti professionalmente all’estero hanno giocato, nella Serie A attuale, il 54,6% del minutaggio totale (cliccare su “Expatriates”), una cifra non lontana da quella degli stranieri presenti in rosa. Anche in questo caso l’Inghilterra ci sopravanza (61,4%), mentre la Germania è di poco sotto (50,7%). La Francia invece mostra un utilizzo di stranieri in campo molto più bassa rispetto alla quantità di stranieri in rosa (37,2%), inferiore persino alla Spagna (40,4%).



In Italia, di fatto, gioca titolare un numero di “stranieri” (calcisticamente parlando) in percentuale simile a quello della Germania, molto inferiore invece all’Inghilterra, e sensibilmente superiore alla Spagna e alla Francia. È però significativo che, parlando di calciatori stranieri, mentre in tutti gli altri campionati i titolari siano in rapporto meno rispetto a quelli in rosa, la Serie A italiana sia l’unica lega che vede al contrario più stranieri titolari nei minuti giocati rispetto al rapporto presente nella rosa.



I giovani in nazionale



Altra vulgata comune è che in Italia si dia poco spazio ai giovani. Partendo dalla Nazionale, è facile notare come l’età media della rosa della Nazionale* sia in linea con quella delle altre squadre più importanti. L’Italia è a 26,8 anni, più alta di Germania (25,8), Portogallo (25,4), Francia (26), Inghilterra (25,4), Olanda (25,8), ma più bassa di altre nazionali celebri negli ultimi anni come Brasile (28,3), Argentina (28), Belgio (27) e Spagna (27,5).



Se però guardiamo ai titolari schierati in campo nella partita contro la Svezia, l’undici dell’Italia aveva un’età media di 30,7 anni. Molto più alta dei titolari nelle altre nazionali, se guardiamo alle ultime partite giocate: quella della Spagna nell’amichevole contro il Costa Rica era di 28 anni, mentre quella della Germania 25,1 contro il 25,3 dell’Inghilterra, quella del Brasile 27,3, quella dell’Argentina 28,7 e quella della Francia 27,3. Dunque la differenza reale di età rispetto alle altre nazionali negli ultimi impegni è stata di almeno due anni. La stessa Svezia, contro l’Italia, aveva in campo un undici con età media di 28,4 anni.



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I settori giovanili



Un’altra critica piuttosto frequente è che nei settori giovanili non giochino abbastanza giocatori italiani. Nell’attuale campionato Primavera gli stranieri sono il 30,9% del totale (142 su 460 calciatori), mentre in Inghilterra nella Premier League U18 sono il 30,6% (173 su 565): più o meno la stessa percentuale.



In Germania, dove il campionato giovanile è diviso in tre gironi, si trova invece una media molto più bassa: nel primo girone la percentuale di stranieri è pari al 9,7% (33 su 340), nel secondo girone è del 23,9% (90 su 377) e nel terzo girone è del 15,6% (56 su 358) per una media complessiva pari al 16,7% (179 su 1075).



Un dato molto interessante è poi quello dei giocatori che dalle giovanili passano alla prima squadra: il Cies Football Observatory stila ogni mese classifiche molto rigorose per analizzare dati demografici dei calciatori nei club. In uno studio sugli ultimi nove anni di campionati di calcio in Europa, ha evidenziato come i giocatori “club-trained” (ossia quelli cresciuti nelle giovanili della squadra) siano in media calati in tutta Europa, dal 23,2% del 2009 al 18,5% di quest’anno.



L’Italia è ben al di sotto della media, in terzultima posizione sopra a Turchia e Portogallo: le squadre italiane impiegano in media solo l’8,9% di calciatori cresciuti nelle proprie giovanili, mentre negli altri campionati più rilevanti il rapporto è più elevato: 10,3% in Inghilterra, 14,1% in Germania, 18,1% in Francia e ben 22,8% in Spagna.



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Se invece si guarda ai minuti giocati da calciatori cresciuti nelle giovanili del club durante la stagione attuale (cliccare su “Trained”) il dato si fa impietoso (anche in questo caso il link è continuamente aggiornato, mentre noi riportiamo i dati al 14 novembre 2017). In Italia solo il 6,4% dei minuti è stato giocato da giocatori cresciuti nella stessa squadra. Peggio di noi fa solo l’Inghilterra (5,7%), mentre in Germania (12,5%) e Francia (13,5%) il dato è il doppio. La Spagna anche in questo caso sembra dare molto più spazio ai propri talenti, con ben il 21,5% dei minuti giocati in Liga da calciatori provenienti dalle giovanili dei club.



Titolari o riserve



Si può anche approfondire, grazie a un report del marzo 2016 del Cies, quanti giocatori sotto ai 22 anni di età avessero effettivamente giocato nei campionati europei tra il luglio 2009 e il dicembre 2015. In Italia, il totale dei minuti giocati da under 22 era pari al 7,5%, ma di questi solo il 3,3% era stato giocato da calciatori italiani. Cifre simili per l’Inghilterra (7,5% totale, ma 4% da inglesi) e solo lievemente superiori per la Spagna (9,6%, con però un 6,9% giocato da nazionali). Sensibilmente più alto il dato in Francia (13,7%, con il 10,7% giocato da under 22 francesi) e in Germania (14,5%, con il 10,7% da tedeschi).



Se si guarda quindi solo alla percentuale di minuti giocati da giovani nazionali, la Serie A italiana è quella che dà loro meno spazio: meno della metà della Spagna e meno di un terzo di Francia e Germania.



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Sempre nello stesso report si può notare come a livello europeo, tra i club che lasciassero meno spazio in campo ai giovani talenti nazionali, ce ne fossero molti della Serie A: Juventus (0,4%), Chievo (0,5%), Udinese (0,6%), Lazio (0,7%), Napoli (0,8%), Fiorentina (2,1%), Roma (2,4%), Inter (2,9%).



Di fatto, a tutto il 2015, tra i 23 peggiori club a livello europeo per minuti giocati dai giovani della stessa nazione ben un terzo era italiano e molti di questi erano tra le squadre più importanti del torneo. I club inglesi sono tre (Stoke, Chelsea e Manchester City) e non c’è nessuna squadra francese, tedesca o spagnola.



Conclusioni



La situazione del campionato italiano non è, per quanto riguarda i calciatori stranieri presenti, molto diversa da quella tedesca ed è sensibilmente migliore di quella inglese, mentre è vero che le leghe spagnola e francese mostrano una maggiore presenza di calciatori nazionali. Ciò che invece maggiormente distingue la Serie A rispetto alle altre competizioni europee è lo scarso utilizzo di calciatori provenienti dai settori giovanili delle stesse squadre.



Anche se il dato più rilevante, se si vuole guardare alle potenzialità della Nazionale, è l’impiego quasi nullo in campo di giovani nazionali under 22, soprattutto nelle squadre più importanti della Serie A. Questo, più che il tema degli stranieri presenti in rosa, sembra essere ciò che ci distingue da Nazionali oggi più forti e accreditate per la vittoria dei Mondiali come Spagna, Germania e Francia.




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* Il link riporta dati continuamente aggiornati, mentre i dati che scriviamo sono relativi alle ultime partite giocate prima di questo articolo: per esempio l’Italia ha perso 0,2 anni di età media perché risulta già senza i calciatori che hanno annunciato il ritiro, come Gianluigi Buffon, Andrea Barzagli, Daniele De Rossi e Giorgio Chiellini.