Nelle ultime ore è nata parecchia confusione sulle regole da seguire a scuola in caso di presenza di un soggetto positivo al coronavirus. Il 29 novembre una circolare del Ministero della Salute e del Ministero dell’Istruzione ha stabilito che una classe possa essere messa in didattica a distanza dopo il rilevamento di un singolo contagio (prima ne servivano almeno tre). Ma il giorno dopo un’altra circolare ministeriale ha di fatto annullato questa disposizione, ritornando alle regole precedenti.
Quali sono dunque attualmente le norme in vigore a scuola in caso di presenza di un positivo? E che cosa è successo in soli due giorni per il cambio di rotta del governo? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza.
Le regole di inizio novembre
Il 6 novembre è stata inviata a tutte le scuole italiane la nota tecnica intitolata “Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico”, elaborata con il contributo dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione e delle regioni. L’obiettivo del documento era quello di introdurre regole omogenee su tutto il territorio nazionale per la gestione dei contagi nelle scuole – dalle elementari alle superiori, passando per le scuole dell’infanzia – e favorire il più possibile la didattica in presenza.
Dopo la segnalazione di un caso positivo a scuola, dai 6 anni in poi, le indicazioni stabilivano che fossero individuati i cosiddetti “possibili contatti scolastici”, ossia i bambini o i membri del personale scolastico entrati in contatto con il contagiato e dunque potenzialmente infetti. I contatti individuati dovevano essere sottoposti a un test (tampone molecolare, antigenico o salivare molecolare) il «prima possibile» dal momento dell’eventuale contatto, rimanendo in isolamento in attesa del risultato. In caso di negatività, si sarebbe potuti rimanere a scuola e poi essere sottoposti nuovamente a un test cinque giorni dopo.
In caso di positività soltanto di un singolo contatto (quindi due positivi in totale in una classe), gli studenti completamente vaccinati o guariti da meno di 6 mesi dalla Covid-19 avrebbero potuto seguire le lezioni in presenza, sottoponendosi comunque al secondo test dopo cinque giorni. Gli altri studenti avrebbero dovuto rispettare una quarantena di 10 giorni. In caso di positività di due contatti (quindi tre positivi in totale in una classe), la quarantena avrebbe riguardato tutti gli studenti. Nelle scuole dell’infanzia, dai 6 anni in giù, in caso di un singolo contagio tutta la classe finisce in quarantena per 10 giorni e viene sottoposta a due test: uno dopo il contatto, uno dopo 10 giorni.
Per quanto riguarda gli insegnanti e gli operatori scolastici, le indicazioni stabilivano un «criterio orientativo, non esaustivo e non vincolante di stratificazione del rischio», in base al quale si poteva essere considerati un contatto stretto di uno studente contagiato se nelle 48 precedenti all’individuazione del caso si erano fatte almeno 4 ore di lezione all’interno della classe dell’infetto.
Negli ultimi due giorni di novembre i ministeri della Salute e dell’Istruzione, nel giro di poche ore, hanno però prima superato e poi reintrodotto le regole che abbiamo appena visto, generando non poca confusione.
Che cosa è successo tra il 29 e il 30 novembre
Il 29 novembre il Ministero della Salute e quello dell’Istruzione hanno pubblicato una nuova circolare, intitolata “Aggiornamento delle indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico”. Il testo sottolineava che in Italia si stava registrando «un aumento rapido e generalizzato» dei nuovi contagi «anche in età scolare», con un’incidenza settimanale (19-25 novembre) nella popolazione di 125 casi ogni 100 mila abitanti, «valore ben lontano dal quello ottimale di 50 per 100 mila, utile per un corretto tracciamento dei casi».
Sulla base di questa constatazione, la circolare del 29 novembre ha stabilito la sospensione provvisoria del programma di “sorveglianza con testing” a scuola, ossia la possibilità di mantenere la didattica in presenza con al massimo due casi positivi per classe, testando due volte i contatti scolastici. Anche solo in caso di un singolo studente contagiato in una classe, il documento autorizzava i dirigenti scolastici a intervenire «in via eccezionale e urgente», disponendo la didattica a distanza «nell’immediatezza per l’intero gruppo classe».
Detta altrimenti: dopo neppure un mese, il Ministero della Salute e quello dell’Istruzione avevano deciso di sospendere il piano presentato a inizio novembre, introducendo la quarantena per tutta la classe in caso di un singolo studente infetto.
Ma il 30 novembre, dopo neppure un giorno dalla pubblicazione della circolare, i due ministeri hanno comunicato un altro cambio di rotta. Una nuova circolare ha annunciato che le disposizioni del 29 novembre sono «superate» e che rimangono di fatto in vigore le indicazioni stabilite all’inizio del mese. «Dovrà essere comunque garantita la didattica in presenza per coloro che non rientrano nei provvedimenti di quarantena disposti dall’autorità sanitaria», ha sottolineato il documento.
A che cosa è dovuto questa giravolta, avvenuta in meno di 24 ore? La circolare ha giustificato il ritorno alle regole in vigore in precedenza citando nuove generiche «indicazioni della struttura commissariale», guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Secondo fonti stampa, nei prossimi giorni il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus presenterà un piano per affiancare con le risorse della struttura commissariale le attività delle autorità sanitarie regionali, rafforzando gli strumenti di testing per i casi individuati a scuola. I dettagli di questo piano sono ancora tutto fuorché chiari. Una delle ipotesi in campo sembra essere quella di creare una sorta di corsia preferenziale per i test dei casi sospetti a scuola, cercando di velocizzare il più possibile l’analisi e la comunicazione dei risultati.
In conclusione
Al momento le indicazioni in vigore per la gestione dei contagi a scuola sono quelle presentate a inizio novembre. Dalle elementari in poi se in una classe ci sono al massimo due contagiati, le lezioni rimangono in presenza. Se i contagiati sono almeno tre, la classe finisce in didattica a distanza.
Il 29 novembre il Ministero della Salute e quello dell’Istruzione avevano sospeso provvisoriamente queste regole, reintroducendo la didattica a distanza anche solo con un contagiato, ma il giorno dopo un’altra circolare ha ripristinato le indicazioni precedentemente in vigore.
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